caterinaL’adolescenza , essendo un momento di continui cambiamenti, è dunque un periodo di transizione che porta ad un esito finale; ossia una nuova identità e serve per far entrare il ragazzo o la ragazza nel mondo adulto, ma quest’ultimo aiuta noi adolescenti?

Si sente spesso parlare di crisi economica qui in Italia e purtroppo non solo, dove ci sono famiglie che incrociano le dita per arrivare a fine mese, in cui la spesa nei cassonetti pubblici diventa sempre più comune e dove le famiglie si sforzano di sorridere e di tenere all’oscuro da tutto ciò i loro adolescenti. L’impatto della crisi sui ragazzi è però complesso. Addirittura quelli più grandi danno una mano essendo più ragionevoli nelle loro spese. L’adolescente di oggi non è più uno spettatore passivo dei problemi economici ma ne è pienamente coinvolto.

adolescenza2A questo si posso aggiungere le innumerevoli porte chiuse che i vostri figli trovano al concludersi degli studi. Il futuro passa dall’essere sinonimo di speranza e realizzazione delle proprie aspirazioni ad essere sinonimo di minaccia. Non dimentichiamo che l’adolescenza è un periodo di forti cambiamenti dove la paura e l’insicurezza regnano e dove risulta difficile trovare dei modelli sociali a cui ispirarsi. La scuola dovrebbe essere il ponte tra famiglia e società in modo tale da ridare la fiducia e la speranza persi in passato. Ma questo, nel 2000 resta solo uno di tutti gli altri sogni: la scuola risulta essere solo un dovere pesante che non garantisce delle certezze lavorative. Si può cercare di restituire sicurezza ai ragazzi con il dialogo, parlando loro degli argomenti di attualità, stimolando il loro lato critico, attraverso anche film o facendo loro incontrare delle persone che rappresentino degli esempi di vita.

Come detto precedentemente, il futuro è ormai una minaccia, non per nulla l’Italia è il paese con il più basso tasso di occupazione giovanile e più elevata quota di Neet, che per chi non lo sapesse si tratta di under30 che non studiano e non lavorano. Nonostante ciò i giovani non sono rassegnati, cercano di reagire come possono. Secondo alcune statistiche sono il 50% i giovani che si dichiarano pronti ad andare all’estero e sperare di trovare lì delle situazioni un po’ più accoglienti, lasciando lontano la loro famiglia e la loro terra. Lo stato non fa nulla per aiutarci, sembra tagliarci invece le ali. Basti pensare alla riforma Fornero del 28 giugno 2012 e dunque ad una progressiva crescita dei requisiti per la pensione premiando chi lavora anche oltre l’età prevista. Sembra quindi che lo stato si conservi accuratamente i posti di lavoro già occupati e che non si occupi per liberarne altri. Lo stato ha tenuto conto dell’emigrazione giovanile? È giusto che il futuro dell’Italia, i giovani, vadano via dalla propria terra? “I giovani devono andare, partire. Ma per curiosità, non per dispiacere.” Cit. Renzo Piano. (Caterina Pillera)

 

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