Caro Tito, consegna-chiavi-citta-campochiaro-a-francesco-talamo-08-09-2018che siano maledette tutte le guerre, persino gli screzi di condominio! Cosa bisognerebbe fare perché non ci siano più guerre?… Bisognerebbe cambiare, sensibilizzare e rabbonire l’essere umano!… Ed è ciò che stanno cercando di fare da millenni filosofi e santi, poeti ed artisti, nonché tutti gli uomini di buona volontà!… Ma i piccoli passi avanti non bastano, urge fare di più e meglio!

MELEDETTE LE GUERRE !!!

Il Dio della Pace non si è ancora impietosito nel ricevere continuamente le imprecazioni di tutti i morti, i feriti, gli orfani, i mutilati, le vedove e tutti coloro che hanno avuto distrutta la vita o la casa, menomata la giovinezza, deviata l’esistenza (vedi i migranti che a milioni fuggono ancora adesso dalle bombe, dalle fame e dai massacri). Maledette guerre e maledetti tutti coloro che le provocano, le fanno e persino ne godono!

SOSTENIAMO LA PACE !!!

Si può essere “stanchi di pace”?… Pare di sì. Infatti, troppa gente ancora non riesce a capire quale miracolo sia avvenuto da 73 anni a questa parte, cioè dalla fine della seconda guerra mondiale (1945), almeno in gran parte dell’Europa: non ci sono più guerre tra gli Stati e le Nazioni (salvo qualche limitata eccezione già nell’Irlanda del Nord quasi placata e ancora adesso in Crimea e in qualche altro piccolo focolaio tenuto sotto controllo). Eppure, sembra che siano in tanti ad essere stanchi di pace e di opulenza e tentano di stravolgere un’Unione Europea la quale, pur con gli enormi suoi difetti, offre a tutti noi (e a chi ci emigra) un minimo di garanzia di pace, di benessere e di futuro. Certo i problemi non mancano, però non è con la nostalgia guerriera che si risolvono! Soltanto la pace ci evita ogni serie di guai che poi si moltiplicano nel tempo. E’ da folli non risolvere benevolmente una qualsiasi divergenza sociale o politica o addirittura una qualsiasi disputa di supremazia territoriale ed economica!

Perciò, dovremmo fare di tutto non soltanto per difendere ed estendere le nostre conquiste sociali e civili ma dovremmo anche espandere la nostra pace ed il nostro benessere ad altri popoli, aiutandoli a risolvere le loro diatribe per il bene superiore dell’Armonia. Un esempio per noi italiani: dovremmo lavorare tanto non soltanto per rafforzare l’Unione Europea ma anche per giungere all’Unione dei Popoli del Mediterraneo. Ti ho già parlato del tentativo di fare l’Unione del Mediterraneo. Purtroppo il discorso langue, specialmente a causa della guerra in Siria che sembra non terminare mai!

Sosteniamo, quindi, la pace, sorreggendo specialmente tutti coloro che lavorano e si dannano per evitare conflitti (ad esempio, denuclearizzando la Corea del Nord) o per mettere accordo tra diverse tribù (come sta avvenendo adesso in Libia). Ricordo che nel 1967 (già a 17 anni) cercavo di sensibilizzare i miei concittadini con mostre illustrative in piazza, informando sui compiti dell’ONU (e dei suoi addentellati, tipo FAO, UNICEF, ecc.), della Comunità Economica Europea tifando per un’Europa sempre più unita e in pace!

MUSICA E DIARI CONTRO LA GUERRA

the-euro-universal-assisi-03-ottobre-1968-pomeriggio-appena-arrivatiNel mio piccolo, fin dall’adolescenza (da solo o con i miei più fidati amici, trai quali annovero i componenti del gruppo musicale degli “Euro Universal”) ho cercato di portare avanti azioni e valori di pace ovunque mi sia stato possibile. Tra l’altro, questi amici musicisti, nel giugno 1967 (proprio nei sei giorni dell’atroce guerra tra Israele e gli Stati arabi confinanti), hanno musicato le mie parole di sdegno per questa come per tutte le guerre che provocano soltanto “LACRIME E SANGUE”. E’ proprio questo il titolo del pezzo che puoi ascoltare su “You Tube” al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=boeeuKyLJFw (durata soltanto 4,44 minuti). Mi scuso se non è un audio professionale, dal momento che nel 1967 si poteva fare soltanto la registrazione molto artigianale di una esecuzione musicale, però non mancano i vibranti valori della pace e dell’amicizia tra i popoli. E’ un brano che meriterebbe di essere migliorato e adeguatamente diffuso. Chi se ne potrà occupare?…

Fin da bambino (a Kardàra) ho cercato, quindi, di sensibilizzarmi ascoltando molti reduci di guerra (in particolare il già tenente, avvocato Pultrone, il quale, ferito nella prima guerra mondiale, ha trascorso il resto della sua esistenza su una sedia a rotelle). Ho ricercato e letto anche numerosi diari di guerra (dattilografati o in manoscritto autentico come, ad esempio, quello di Francesco Petrolo di Guardavalle, del marchigiano Vittorio Cervellini, del badolatese Giuseppe Rudi, del reggino Antonino Corigliano, ecc.) sia della prima che della seconda guerra mondiale. Ma durante il ginnasio ed il liceo ho avuto modo di tradurre dal latino e dal greco taluni passi di guerra che ancora adesso fanno rabbrividire tanto sono crudeli ed inconcepibili per un essere umano. Raccapricciante e indimenticabile l’episodio che narra alcuni soldati greci i quali sono stati costretti dalla sete a bere il sangue dei loro commilitoni morti per poter sopravvivere nella lunga attraversata di un deserto (vedi la “Anàbasi” di Senofonte, quarto secolo avanti Cristo).

PLACARE TUTTO IL DOLORE DEL MONDO !!!

Eppure (nonostante tante atrocità e sofferenze, nonostante tante distruzioni che in progresso e in civiltà hanno fatto retrocedere i popoli di secoli) le guerre continuano e sono sempre più devastanti nelle loro ampie devastazioni ed orrori, come insegnano pure i primi immani bombardamenti atomici per sterminare inermi cittadini di popolose città come le giapponesi Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) ad opera degli Stati Uniti d’America. Orribililissimo! Come orribilissimi sono i campi di concentramento di ieri e di oggi!!! Senza perderci in giri di parole (persino commemorative), ritengo che sia urgentissimo cominciare ad educare intere generazioni per “placare tutto il dolore del mondo”!!!… Non c’è migliore missione di pace globale oggi che “placare tutto l’immenso dolore del mondo” cominciando dal nostro stesso Paese.

IL DIARIO DI GUERRA DI FRANCESCO TALAMO

Grazie all’amico di lunga data, Antonino Picciano, ho avuto la possibilità di leggere ed apprezzare un breve ma toccante diario di guerra scritto da un poco più che bambino, Francesco Tàlamo, trovatosi suo malgrado (a 12 anni) dentro lo scontro armato tra l’esercito tedesco e le truppe alleate, immediatamente dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 fino al maggio 1944. Nove mesi di terrore, angoscia, sangue, morte, fame che gli fanno dire ancora adesso di avere avuto negata l’adolescenza. Infatti, Francesco è passato in così pochi mesi dalla fanciullezza all’età adulta, senza poter vivere il meraviglioso periodo dell’adolescenza e della giovinezza. E’ questa una piccola-grande e convincente prova di come i conflitti (di qualsiasi genere essi siano) tolgono sempre qualcosa di importante ad ognuno di noi. E, in particolare, con le guerre, siamo tutti indistintamente perdenti! Tutti!… Tutti perdenti!!!…

LE RADICI MESSINESI DELL’AUTORE

veduta-di-campochiaro-cbIn questa lettera n. 222 (numero ricorrente e fortunato per mia moglie) ti voglio dare conto di questo DIARIO di guerra, scritto da Francesco Talamo. Come si può capire dal cognome, i Tàlamo sono in buona parte di origine siciliana. Infatti, tutto parte da don Raffaele Tàlamo, nato a Tortorici (Messina) il 24 ottobre 1897, direttore di ufficio postale, che, nel 1939, per punizione a causa delle sue palesi idee antifasciste, era stato mandato (quasi “confinato” per essere meglio “osservato” e tenuto sotto controllo) sulle aspre e isolate falde della catena montuosa del Matese (lato Molise) nel piccolo paese di Campochiaro (provincia di Campobasso).

Don Raffaele aveva un passato di ottimo soldato e di lodato patriota durante la prima guerra mondiale e anche per questo non aveva subìto peggiori punizioni. Intanto, aveva sposato donna Teresa Schiano Di Colella (nata nell’isola napoletana di Procida il 28 ottobre 1910), avendone tre figli: Francesco, Pina e Gino. A Campochiaro, con la famiglia, rimase 20 anni (dal 1939 al 1959), soffrendo drammaticamente, come tutti gli altri abitanti della zona, il passaggio dell’esercito tedesco e le angherie fasciste, dall’8 settembre 1943 fino al maggio 1944, quando pure il Molise fu liberato dalle truppe alleate (specialmente per merito di reparti inglesi, canadesi, statunitensi e polacchi).

copertine

FRANCESCO TALAMO

Al tempo del fatidico armistizio dell’8 settembre 1943, Francesco, il figlio di don Raffaele, aveva appena 12 anni essendo nato a Procida il 17 gennaio 1931. Dopo la Liberazione, Franco (come lo chiamavano gli amici) ha continuato gli studi interrotti dalla guerra, fino a conseguire il Diploma di maturità classica ad Isernia (1950-51) per poi iscriversi all’Università di Napoli. Le vicende della vita hanno poi portato Franco Tàlamo a stabilirsi a Positano, dove ha contribuito enormemente (con il suo grande amore per la cittadina, la sua attività di elevato albergatore e di appassionato amministratore nelle istituzioni pubbliche) al successo di questa splendida località leader (assieme ad Amalfi) della Costiera amalfitana. In verità, a Positano il padre di Franco, don Raffaele, aveva fatto l’ufficiale postale prima di essere inviato al “confino” di Campochiaro.

IL LIBRO

5-presentazione-libro-talamo-2018Quindi, Campochiaro e Positano sono, pure per questo suo vissuto, i luoghi principali narrati nel suo libro di memorie, suddiviso appunto in due parti e così intitolato: DIARIO DI UN’ADOLESCENZA NEGATA (1943-1944) e RICORDI DI UN POSITANESE. Tale utile e toccante documento storico è stato pubblicato nell’agosto 2018 dall’editore Palladino di Campobasso e immediatamente dopo, proprio l’8 settembre (75° anniversario dell’Armistizio), è stato presentato solennemente a Campochiaro, per interessamento del suo curatore Antonino Picciano, illustre medico e scrittore del posto, da me recensito varie volte pure su questo sito web.

LA PRESENTAZIONE

4-presentazione-libro-talamo-2018Alla presentazione ha partecipato pure l’Autore, il quale non dimostra affatto i suoi 87 anni ed ha ricevuto le “chiavi della città”. Oltre a Franco Tàlamo che ha rinnovato la sua vibrante testimonianza, erano presenti davanti a varie autorità territoriali e ad un folto pubblico: il sindaco dottoressa Simona Valente, la presidente della Pro Loco Serena Valente, il parroco Luigi Astarita, il presidente del gruppo folk “I Matesini” Mario Barile. Moderati dalla professoressa e scrittrice Maria Stella Rossi di Cerro A Volturno (IS), hanno relazionato il curatore del libro dott. Antonino Picciano, il prof. Giuseppe Pardìni, docente di Storia contemporanea all’Università del Molise, mentre il giornalista dott. Giuseppe Lanese ha interpretato brani tratti dal Diario.

campochiaro-cb-lapide-ai-caduti-civili-1943-45-08-sett-2018-piccianoSono state consegnate dall’Amministrazione comunale le cittadinanze onorarie e benemerite alla memoria ai familiari di sei persone che si sono distinte nell’ottobre del 1943, in collaborazione con gli alleati, per la liberazione di Campochiaro. Costoro possono essere definiti “primi partigiani”? Personalmente penso di sì, però bisognerebbe approfondire bene la cosa. Poi, tutti hanno assistito allo scoprimento della lapide che riporta il nome di undici inermi abitanti che hanno perso la vita durante la cosiddetta “Battaglia di Campochiaro”. Tra questi pure il nonno paterno del dottore Picciano, suo omonimo.

3-presentazione-libro-talamo-2018Franco Talamo esordisce così alla pagina 3: “Dedico questo libro al mio caro e sfortunato amico Domenico e alle vittime innocenti di una strage tanto barbara quanto inutile”. La toccante testimonianza autobiografica consta di 130 pagine che evidenziano 47 belle, utili ed interessanti fotografie (28 a colori e 19 in bianconero), alcune delle quali riferite ad azioni di guerra e a personaggi che, come il tenente inglese Jim Mason, sono stati determinanti per evitare alla popolazione civile maggiori perdite umane, edilizie ed economiche. Buona parte delle foto a colori sono dello stesso Antonino Picciano, il quale firma pure l’editing, il progetto grafico e l’introduzione. La prima pagina di copertina ha due foto: quella in alto, in bianco e nero, raffigura alcuni fanti del Reggimento Carleton e York dell’esercito canadese in perlustrazione a Campochiaro nella giornata del 23 ottobre 1943; mentre in basso c’è un bellissimo panorama di Positano.

2-presentazione-libro-talamo-2018Perché ti dico di questo libro?… Almeno per i seguenti tre motivi:

1 – Perché ho seguìto con grande interesse ed anche affetto fin dall’inizio (pur se da Agnone del Molise) il fervente ed impegnativo lavoro dell’amico Antonino Picciano, il quale ha voluto portare alle stampe e alla conoscenza della popolazione un manoscritto che era rimasto chiuso in un cassetto per decenni e che, probabilmente, sarebbe rimasto sconosciuto e vano. Da vero medico, Antonino ha fatto da “ostetrico storico” per portare alla luce una preziosa “prova” mai considerata adeguatamente prima e, cioè, che pure un piccolo territorio come il Molise ha avuto i suoi morti per la Liberazione dell’Italia dai nazi-fascisti. Il fatto che non se ne parli a livello nazionale (come per altri luoghi, ben pubblicizzati da politici e dai mass-media) non significa che il Molise non abbia pagato un alto prezzo anche come strage di civili. Isernia, in particolare, a circa 37 km da Campochiaro ha perso più di 4 mila abitanti nel bombardamento di aerei anglo-americani del 10 settembre 1943, mentre innumerevoli sono stati i dispersi e i feriti. Un terzo dell’abitato è andato completamente distrutto assieme a tutti i ponti e alle maggiori infrastrutture sociali (tra cui la stazione ferroviaria). Per far capire l’entità della strage di Isernia ricordo che il bombardamento del quartiere San Lorenzo di Roma del 19 luglio 1943 aveva già provocato (“solo”) 1.500 morti e 4 mila feriti (in tutta Roma 3 mila morti e 11 mila feriti).

2 – LA STORIA LOCALE – Caro Tito, sai bene come e quanto sia solito prediligere la memoria familiare e delle piccole comunità, come i nostri paesi di cui quasi nessuno si occupa adeguatamente, nemmeno i loro cittadini, specialmente i più responsabili e dotati. Quindi gioisco proprio assai quando trovo qualcuno, così tanto meritevole come Antonino Picciano, che riesce ad amare il paese natìo in ogni modo, cercando di non perdere alcuna delle possibilità che gli si presentano per valorizzarlo. E sebbene sia stata una lunga e gran fatica occuparsi, a tutto tondo, di questa Opera di memoria e testimonianza storica, Antonino è stato immensamente felice di poter dotare non soltanto Campochiaro ma tutta la zona del Matese molisano di uno strumento di conoscenza di uno dei fatti storici locali più importanti per le presenti e le future generazioni. Spero che l’esempio divulgativo campochiarese di Antonino Picciano venga seguìto, valorizzato e diffuso al massimo possibile!

3 – MALEDETTE GUERRE !!! – Poi non dimentichiamolo, caro Nonno, e vale ribadirlo ancora e sempre! … Bisogna anzi urge far sì (pure raccontando le atrocità passate e presenti) che vengano detestate tutte le guerre, le quali portano soltanto morti, distruzioni e troppo dolore che, come nel caso di Franco Talamo, si perpetuano per tutto il resto della vita! Mi auguro che questo suo libro contribuisca assai ad educare le generazioni alla pace, la più completa e stabile possibile tra i popoli della Terra. Mi auguro, altresì, che preghino per la pace nel mondo tutti coloro i quali hanno fede e sanno pregare, mentre gli altri facciano opera di sensibilizzazione, specialmente nelle scuole e in ogni dove affinché non ci siano più le guerre combattute con le armi, quelle che distruggono l’ambiente, quelle che dividono le persone e i gruppi sociali ma anche quelle che portano addirittura la più piccola sofferenza, persino il più semplice screzio!!!

SALUTISSIMI

1-presentazione-libro-talamo-08-sett-2018-campochiaroCosì, caro Tito, dobbiamo impegnarci pure noi al massimo possibile affinché sui plachi il grande dolore del mondo. Lo dobbiamo ai tuoi figli e, ancora e sempre più, al tuo neonato nipotino Leonardo, il quale deve diventare (se non lo è già diventato) la misura del nostro impegno per la pace, la felicità e l’Armonia!

Alla prossima Lettera n. 223. Ciao!

Domenico Lanciano, Azzurro Infinito , giovedì 20 settembre 2018 ore 19,41 * 148° anniversario di Roma Capitale d’Italia (le foto mi sono state fornite dal dott. Antonino Picciano)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *