Caro Tito, la precedente “Lettera 501” sulle “Pietre parlanti” di Gianni Verdiglione ha prodotto così numerosi riscontri e consensi (tutti piacevoli, interessanti ed interessati a questa forma d’arte che potremmo definire “socio-antropologica e storica”) che sarà utile tornare a scriverne. Intanto, apro questa “Lettera 502” proprio con una “pietra parlante” dedicata all’olio d’oliva …. Cioè a quell’ORO DEL SUD E’ AMARO che ha titolato il più noto dei romanzi dello scrittore badolatese Nicola Caporale (1906-1994).

Sono proprio assai contento che lo stimatissimo amico Gianni abbia voluto così omaggiare uno degli scrittori italiani più rappresentativi del mondo rurale, del sudore contadino ed operaio quale è, appunto, Nicola Caporale, autore di quasi trenta pubblicazioni a stampa e di molti inediti, oltre che giornalista e docente nelle scuole, fondatore del Partito Sociale Agrario nel 1943 da cui hanno preso ispirazioni altre formazioni politiche. Nicola Caporale è stato, soprattutto, uno dei badolatesi che più di tanti altri ha amato Badolato, il suo paese natìo.

 

La foto di questa “pietra parlante” mi è stata inviata dalla nipote Myriam Rovito che è pure presidente dell’associazione culturale “Circolo Letterario Nicola Caporale” che si occupa della valorizzazione del nonno ma anche di Badolato e dintorni. Tale “pietra” è posizionata – mi ha scritto – vicino al frantoio detto dei “Ragionieri” …. e non poteva essere diversamente, vista la dedica all’ORO DEL SUD E’ AMARO, cioè all’olio d’oliva così tanto sudato e prezioso. Se l’oro del Sud era già tanto amaro oltre 70 anni fa, al momento della scrittura del romanzo, figuriamoci adesso che le cose sono peggiorate nella loro generalità. Cosicché l’ORO DEL SUD E’ SEMPRE PIU’ AMARO.

1- OMAGGIO AL MONDO RURALE

Siamo già a novembre inoltrato e la faticosa raccolta delle olive è nel suo pieno svolgimento. Con questa “Lettera 502” intendo rendere omaggio ai “coraggiosi” raccoglitori d’olive e a tutti coloro che lavorano, difendono e valorizzano la migliore autenticità dei nostri territori: l’olio. Sono stato assai lieto nell’apprendere dalla stampa che martedì scorso, 14 novembre 2023, è stato presentato ufficialmente alla Cittadella della Regione Calabria in Germaneto di Catanzaro il LOGO UNICO “OLIO DI CALABRIA” IGP – Indicazione Geografica Protetta (https://www.rainews.it/tgr/calabria/articoli/2023/11/arriva-il-logo-unico-per-lolio-di-calabria-igp-adfafc02-4f2d-4f48-bfe7-64ecc34863b6.html). Speriamo bene. E’ un bel passo avanti. Se vuoi, dai un’occhiata al disciplinare: https://www.igpoliodicalabria.it/il-disciplinare/. Leggerlo potrebbe essere utile a chiunque per saper meglio acquistare l’olio più genuino ed autentico.

 

Figlio di contadini e di operai, vissuto in un territorio agricolo ricco pure di uliveti, so bene che significa la lavorazione di tale risorsa e tutte le vicende storiche che l’hanno accompagnata e che ancora la caratterizzano oggi che mutate sono parecchie condizioni nel contesto dello spopolamento. E, poi, basta leggere il drammatico romanzo di Nicola Caporale, scritto nell’immediato secondo dopoguerra quando erano in corso le lotte contadine per rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro, specialmente nella raccolta delle olive. Fin da bambino sono stato testimone di parecchie forme di sfruttamento. So bene cosa significhi questo lavoro, cui mi sono dedicato qualche volta nei terreni di famiglia sia a Badolato che qui in Agnone del Molise (dove a volte si raccoglie con la neve).

2 – SALUTISSIMI

Caro Tito, non mi voglio dilungare, anche perché questa “Lettera 502” intende significare soltanto la mia vicinanza più affettuosa a chi ama ancora questo millenario prodotto della nostra terra e del nostro sudore. Intende dimostrare la mia solidarietà a coloro che ancora, con coraggio e tenacia, mantengono questa bella ma difficile arte ultra-millenaria. Voglio essere vicino, in particolare, a quegli immigrati che lavorano in agricoltura a condizioni assai precarie ed indegne di un popolo civile …  che mi ricordano, appunto, i difficili tempi della mia infanzia, quando il troppo sfruttamento ha contribuito a costringere la gente ad emigrare (per poi purtroppo essere comunque sfruttata nelle città). Rivedi << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-327-sono-lulivo-che-dona-come-nicola-caporale-e-orlando-sculli-e-tanti-altri/ >>. La vita è tornata più amare di prima, nonostante i progressi legislativi e tecnologici. Né Scienza né Leggi possono salvare l’Umanità dalla sua cattiveria se dentro ciascuno di noi non avviene un serio e costante “lavoro etico e spirituale”. Cerchiamo, quindi, di essere buoni e bravi. E soprattutto seri e coerenti.

 

Tutte le difficoltà nel mondo del lavoro avvengono pure oggi, in un tempo in cui si impedisce ai sindacati di esercitare il pieno diritto di sciopero. A torto o a ragione, mi ha colpito, in questa vicenda per lo sciopero di domani venerdì 17 novembre 2023, lo scontro troppo duro e oltre le righe tra Governo e Sindacati.

Non tira una buona aria per Lavoro. Spero che Governo e Lavoratori si incontrino in un clima di onesta ed utile collaborazione, nel contesto di una grave crisi di valori che prima o poi pagheremo tutti.

Già la gente è stanca di guerre vere (vedi Ucraina, Palestina, ecc.) e non gradisce neppure le “guerre” e le infinite polemiche di casa nostra. Astensionismo elettorale ne è sempre maggiore ma disattesa prova.

Ci affanniamo ad invocare la Pace tra le Nazioni, posso almeno spendere una parola di esortazione alla concordia pure nei rapporti di lavoro?…

Concludo qui, con un po’ di mestizia e di dolore, questa “Lettera 502” per una Italia e per un mondo che forse non si accorgono di scivolare (piano piano, quasi inavvertitamente) verso tempi molto tristemente medievali. Spero proprio di sbagliarmi, però la sensazione “retrò” … molto “retrò” c’è e si avverte assai chiaramente.

Bisogna correre a ripari. Intanto, voglio evidenziarti il “Monumento al Cavatore” (al centro di Catanzaro) che ho ammirato fin dall’infanzia e che ancora oggi reputo il maggior monumento simbolo e sintesi del popolo lavoratore, del popolo calabrese in particolare.

 

Mi ha sempre impressionato tale Cavatore, forse perché da bambino vedevo molti di questi lavoratori, tra cui mio padre, intenti in tale poderoso atteggiamento di fatica e di sudore. E un po’ mi ci identifico pure io che cerco di cavare forsennatamente, giorno e notte, qualcosa di buono dalla coscienza umana. Un grande e affettuoso saluto a tutti i veri lavoratori. Tanti bacioni all’Umanità tutta e fraterni abbracci a te e a chi ci segue. Alla prossima “503”.

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, giovedì 16 novembre 2023 ore 06.29 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web.