Caro Tito, scrivendo la precedente << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-494-rendere-bene-pubblico-la-villa-tenuta-paparo-di-badolato-marina-cz/ >> mi è tornata in mente la primavera dell’anno 1977 quando sindaco di Badolato è stato eletto Giuseppe Nicola Parretta, il quale, dopo varie vicende, è ancora adesso il primo cittadino di questo Comune incastonato (per 34mila ettari) come una gemma dell’Appennino tra il mare Jonio del mito e le boscose montagne delle Serre. A quel tempo, dopo la prematura morte (il 02 marzo 1976) del sindaco Antonio Larocca (veterano delle lotte contadine e poi della Federazione PCI di Catanzaro) e la breve esperienza come primo cittadino del giovane Franco Nisticò, il Partito Comunista di Badolato (la tanto decantata “Roccaforte rossa della Calabria” della generazione epica) nella primavera del 1977 ha giocato la carta del giovanissimo Nicola Parretta, il quale (fresco di FGCI – Federazione Giovanile Comunista Italiana) fu allora considerato uno dei più giovani sindaci d’Italia con i suoi poco più di 20 anni (essendo nato il 22 maggio 1956).

 

A beneficio dei nostri gentili lettori, è meglio ribadire pure qui che non ho mai avuto tessere di partito (nemmeno sono stato iscritto ad alcun movimento politico o associazione para-partitica) e che mi ritengo (in coscienza ed onestà intellettuale) “equidistante-equivicino” nel senso pure di “attento” a tutti i partiti dell’arco costituzionale” (costituzionale in quanto hanno giurato di rispettare la Costituzione Italiana e le sue Istituzioni). Voglio evidenziare che dal 1972 (prima mia possibilità di voto per raggiunta maggiore età) non ho mai perso una sola urna elettorale (comunale, provinciale, regionale, nazionale, europea, referendaria). Ed è opportuno ricordare anche in tale contesto il fatto che guardo più all’etica sociale e politica dei singoli candidati piuttosto che alla pubblicità elettorale dei partiti o ai loro programmi che in genere si somigliano quasi tutti (come litanie) e vengono comunque in gran parte disattesi quando non addirittura traditi. Senza guardare a colori politici ho cercato sempre di collaborare con chi, nelle istituzioni, mostrasse volontà di elevare e valorizzare l’Italia e specialmente la mia gente di Badolato e della Calabbria (d’ora in poi voglio scriverla proprio così “Calabbria” per l’assonanza con la “rabbia”  – pacifica e nonviolenta – che ormai molti di noi meridionali abbiamo per la sempre più indegna situazione dell’Italia spopolata in via di estinzione). Come ti accennavo in altra lettera, sto già lavorando ad un resoconto intitolato “TUTTI I SINDACI DELLA MIA VITA”. Ne leggerai di belle! … E tra tutti c’è pure l’attuale sindaco Parretta, già da quando era diventato primo cittadino a soli 20 anni, appunto, nella primavera del 1977. Ti anticipo già qualcosa. Ecco …

1 – SCAMBIO EPISTOLARE CON IL SINDACO PARRETTA NEL 1977

Dopo aver espletato il servizio militare di leva (febbraio 1976 – 77) ho cominciato a definire la tesi di laurea proprio su Badolato per la conclusione dei miei studi filosofici-storici-sociologici all’unica statale Università di Roma (oggi Roma 1 o “la Sapienza”). Sia per amore del paese mio e dei miei antenati dal 1743 e sia perché ne avevo fatto ricerche molto approfondite, ho cercato di incoraggiare e sostenere questo giovane sindaco dalle “belle speranze”, conosciuto durante le mie indagini sociologiche effettuate sul campo fin dall’estate 1973. In effetti, era una scommessa generazionale, poiché ero di appena sei anni più anziano di lui. Così, da Roma ho intrapreso una corrispondenza epistolare con Nicola al fine di lavorare insieme per il nostro paese. Nel mio copioso archivio ne dovrei conservare ancora la documentazione cartacea. Cercavo di travasare al giovanissimo Sindaco la conoscenza più approfondita e scientifica delle problematiche del nostro paese. Cercavo, poi, di avanzare idee innovative, tratte pure dalla mia esperienza romana ed internazionale. Inoltre, gli ricordavo il mio molto articolato intervento progettuale (su cultura e turismo) al Congresso del suo partito, celebrato il 02 febbraio 1975 mattina a Badolato Marina (rileggi << https://www.costajonicaweb.it/lettere-su-badolato-n-12-capitolo-nono-le-mie-cento-registrazioni-fonografiche-sociali-1973-1977/ >>): Nastro n. 31 – Durata 120 minuti – 21° CONGRESSO SEZIONE PCI “Palmiro Togliatrti” – Badolato Marina – Registrazione del 02 febbraio 1975 ore 10,30 salone Asilo infantile di Badolato Marina (prima parte) e Nastro n. 32 – Durata 120 minuti – 21° CONGRESSO SEZIONE PCI “Palmino Togliatti” – Badolato Marina – Registrazione del 02 febbraio 1975 ore 12,30  salone Asilo infantile Badolato Marina (seconda parte) e 14° CONGRESSO SEZIONE PCI “Antonio Gramsci” – Badolato Superiore – Locali Sezione, Corso Umberto I  – Registrazione 02 febbraio 1975 ore 18,30 (prima parte)

 

Tra le tante proposte fatte, te ne riferisco tre in particolare. La prima e più importante consisteva nel sollecitare il locale PCI a scrivere la propria storia, dicendomi disposto a mettere a disposizione tutta la documentazione in mio possesso.  

La seconda l’ho evidenziata (pure con la foto dell’albero australiano dello “bottlebrush – sturabottiglie” o “callistemon”) nel corso dell’appena pubblicata “Lettera n. 494” di lunedì 30 ottobre 2023. Si trattava di caratterizzare la costa jonica della cosiddetta “Riviera degli Angeli” (mio cavallo di battaglia fin dal 1971) con la diffusione capillare di una pianta bella ed originale, in modo da stupire i turisti ma anche i residenti. Poiché ancora nel 1995 nulla si era fatto in questo settore, sabato 04 novembre pomeriggio (durante la presentazione del mio libro “Prima del Silenzio” in Badolato Marina) proposi ai miei concittadini di impiantare un albero (di cui donavo un esemplare che avevo portato dall’Australia) tanto meraviglioso quanto sempreverde e  ricco di fiori a forma proprio di “sturabottiglie” nella sua varietà di 30 colori (il callistemon, appunto) che avrebbe potuto dare un migliore e maggiore decoro ambientale ed evidenza turistica alla nostra costa jonica del Golfo di Squillace (vedi <<  https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/rimedi-naturali/fiori-australiani/bottlebrush.html >>).

2 – L’URGENZA DI UN’EMITTENTE RADIO-TELEVISIVA PROGRESSISTA

L’altra idea proposta (sempre della primavera del 1977) era quella di realizzare a livello locale e soprattutto nazionale una emittente radio-televisiva progressista, promossa principalmente dal Partito Comunista Italiano come leader e aggregante delle forze democratiche, poiché si capiva fin da allora che questa dell’etere era la via migliore per la comunicazione sociale, specialmente politica. Così come poi è avvenuto nel 1994 con l’avvento di Silvio Berlusconi che utilizzava le TV fin dal 1976. Ho tratto tale mia convinzione dall’osservazione quotidiana delle prime emittenti radio-televisive che venivano realizzate con molta efficacia, dopo la liberalizzazione delle radio e delle TV private via etere avvenuta dalla Corte Costituzionale nel 1976. A Roma seguivo in particolare GBR, l’emittente TV più importante allora nella Capitale, oltre ad alcune radio private che avevano largo ascolto e considerevoli profitti economici. Era facile intuire che quello era il futuro della comunicazione di massa (in particolare quella politica e commerciale). Ne parlai, oltre che con l’allora sindaco Parretta, pure con amici giornalisti i quali già lavoravano a “l’Unità” e a “Paese Sera” giornali quotidiani del PCI che avevano redazioni e tipografia a Roma nel medesimo palazzo di Via dei Taurini 19 nel quartiere San Lorenzo proprio dove abitavo io (tra la Stazione ferroviaria Termini e la Città Universitaria). In particolare, uno di questi giornalisti era stretto collaboratore di Enrico Berlinguer (segretario generale del PCI dal 1972 al 1984) … quindi, volendo, ne poteva almeno accennare. E probabilmente ne avrà pure accennato, magari con una battuta.

 

Insistevo nel dire che con la radio e la TV si entrava nelle case delle persone e delle famiglie e che non c’era più bisogno di ricorrere ai costosi manifesti murali per le campagne elettorali. Anzi, gli ho fatto il conto economico di quanto costavano i manifesti (non solo quelli semplici elettorali, ma specialmente quelli in formato lenzuolo metri 6 x 3) e quanto sarebbe costato realizzare e fare funzionare una Radio-TV di Partito o di coalizione progressista. Stesso calcolo ho fatto a Nicola Parretta. I manifesti cartacei ormai sembravano superati, così come i comizi. Oltretutto, non era bello vedere le città e i paesi tappezzati di colorati manifesti politici-elettorali in ogni angolo (troppo invadenti, persino là dove non avrebbero dovuto esserci) … e il Partito Comunista era quello che faceva il più largo uso di tale metodo “pubblicitario”, poiché era abbondantemente finanziato (come si diceva e come era verosimile) dall’allora Unione Sovietica (in funzione anti-americana nel contesto della “guerra fredda”) oltre che dalle Cooperative rosse e ovviamente da altri canali. E poi – mi veniva ancora detto – il PCI ha il quotidiano “l’Unità” che vende spesso milioni di copie! … Non era forse il più grande partito comunista in Europa?… Uno dei guai del PCI è sempre stata la troppa ostentata sicurezza (propria delle attività religiose e fideiste).

Inoltre, nelle elezioni politiche del 20-21 giugno 1976, il PCI ha ottenuto un’affermazione così poderosa da farlo aspirare finalmente al governo del Paese, mentre già governava (assieme ai suoi alleati progressisti) quasi tutte le Regioni italiane. Capivo, però, che parlare di realizzare una Radio-TV nazionale al PCI non era opportuno in quel periodo, visto e considerato che l’euforia della grande affermazione elettorale aveva fatto un po’ perdere il senso delle prospettive e della lungimiranza. Inoltre, i partiti allora agivano gratis con la TV pubblica della RAI, proprio in mano loro in regime di monopolio, prima della liberalizzazione ma di fatto diventata duopolio con Berlusconi. Quindi, in un certo senso, una TV (sebbene lottizzata) ce l’avevano tutti i partiti, in proporzione ai voti … perché spendere soldi e farne una? …. Questo mi veniva detto, generalmente, con chiunque parlassi. I partiti di allora peccavano di eternità. Non immaginavano che la politica è dinamica e si può rivoltare. Inoltre, a saperci fare, radio e TV non rappresentavano una spesa inutile ma si autofinanziavano abbastanza bene con gli introiti pubblicitari e l’investimento economico veniva ripagato in breve tempo, come hanno dimostrato tantissimi esempi. In più acquisivano “potere” in varie direzioni. Quindi per un partito politico erano l’ideale. Anche se realizzate sotto altro nome, come poteva essere ovvio.

 

Nonostante tali considerazioni, mi dicevano i miei amici giornalisti comunisti: “Finché il PCI ha l’organizzazione capillare che ha sul territorio e viene finanziato dall’Unione Sovietica, non c’è radio-TV che tenga”. Posso immaginare che questa fosse la convinzione di tutto l’apparato gerarchico del Partito Comunista Italiano. Mentre Nicola Parretta, a queste mie sollecitazioni, non ha dato la dovuta attenzione. Forse ancora troppo giovane e inesperto o troppo allineato. In fondo, però, da sindaco di Badolato, ne avrebbe potuto almeno parlare con la Federazione PCI di Catanzaro, che era una delle più ascoltate e potenti d’Italia. Infine, per dare il senso della mancata valutazione e lungimiranza del PCI sui nuovi mezzi della comunicazione sociale, ti racconto un episodio emblematico che mi è accaduto nella primavera del 1979 a Badolato Marina. Ma tale atteggiamento può essere esteso a livello nazionale … della serie … “Va bene solo ciò che faccio e dico io!”.

A quel tempo (primavera 1979) partecipavo con la mia rubrica serale “BAZAR” ai programmi messi in onda da RADIO PULSAR una emittente nata da poco per merito di alcuni ragazzi (Pasquale Rudi, Valentino Pàparo e altri). Tale radio era assai seguita nel comprensorio ed anche oltre. Per la tesi di laurea e per mio conto, tra il 1973 e il marzo 1977 avevo registrato centinaia di interviste ai badolatesi per il periodo dal 1944 in poi, con particolare riguardo alle lotte contadine. Così, ho cominciato a mandare in onda alcune di queste interviste. Ebbene, a fermarmi fu proprio il locale PCI badolatese, il quale, tra l’altro, si mostrava inguaribilmente allergico alla “Cultura o cultura” specialmente dei non-allineati. E questo la dice poi lunga sull’avvento del berlusconismo anche televisivo.

3 – L’AVVENTO TELEVISIVO DI BERLUSCONI

Tutto questo discorso era però già presente nel cosiddetto “centro-destra” politico italiano che aveva ben capito le potenzialità non soltanto politiche ma generaliste (in particolare, commerciali) di questi nuovi mezzi di comunicazione sociale, vista pure l’ampia e consolidata esperienza anglo-americana. Purtroppo, il PCI, omologato ed appiattito alle visioni sovietiche, non riuscì a cogliere la nuova preziosa occasione di tecnologia avanzata, nonostante avesse la forza economica per realizzarla … Infatti molti settori economici e finanziari che lo sostenevano avrebbero potuto ben attivare non una ma più emittenti radio-TV nazionali. E, ribadisco, quei miei amici giornalisti comunisti di cui sopra mi ripetevano che il PCI non aveva bisogno di una emittente radio-televisiva poiché avevano già “gratis” la RAI – Radiotelevisione pubblica in mano ai partiti e alla loro lottizzazione. Ma era una “manna” che sarebbe durata così tanto nel tempo?… E, poi, vuoi mettere avere un’attività propria da autogestire secondo le proprie necessità senza dover badare ai palinsesti RAI comunque alquanto vincolanti, pure per la concorrenza interna.

 

Certamente la caduta dei partiti del centro-sinistra italiano nelle elezioni politiche del 27-28 marzo 1994 e l’ingresso impetuoso di Silvio Berlusconi e della Lega Nord non ha fatto cambiare di molto la strategia comunicativa del PCI e degli altri partiti cosiddetti progressisti, i quali comunque avevano già perso un po’ della loro credibilità per l’evidente snaturalizzazione dei loro ideali, specialmente dopo la batosta dell’operazione giudiziaria conosciuta come “mani pulite” del 1992-93 al Tribunale di Milano sulla corruzione dei partiti e nei partiti.

E’ apparso poi chiaro ed evidente che la fortuna non solo politica ma anche economica di Berlusconi è stata acquisita principalmente grazie ai suoi numerosi Canali televisivi, frutto di un duopolio ingiusto (Rai e Fininvest oggi Mediaset) per un sistema democratico come quello italiano che si ispirava costituzionalmente ad altre idealità. E tale duopolio (Stato – Berlusconi) non è mica nato in Cielo, ma con il concorso più o meno di tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica che ha fatto da base per l’avvento della Seconda Repubblica berlusconiana.

Che a sua volta ha fatto da base per l’avvento della Destra più Destra, attualmente impersonata dal neo Capo del Governo Giorgia Meloni, la quale, per quanto possa essere diventata o apparire più morbida, non può umanamente rinnegare i principi della sua cultura politica di origine. Nel bene e nel male. Chi vivrà vedrà. E speriamo bene!

4 – SALUTISSIMI

Caro Tito, immagino che mi vorrai chiedere: “E poi come è andata a finire la corrispondenza epistolare del 1977 con il giovanissimo sindaco Nicola Parretta?”. Ci siamo persi di vista quando, dopo la sua breve esperienza come primo cittadino, se ne è andato a lavorare a Roma, dove si è formato una famiglia. A distanza di pochi decenni, specialmente dopo il disfacimento (almeno formale) pure del Partito Comunista nazionale locale, è ridiventato Sindaco di Badolato per più volte, fino all’attuale consiliatura, in rotazione o in collaborazione con altre persone del suo stesso ex PCI, più o meno della suo stessa generazione, realizzando un monopolio di fatto che, in pratica, pur con alterne vicende, in Badolato dura dal marzo 1946 alla guida del Comune. Unica piccola cooperazione tra me e lui è avvenuta il 07 ottobre 2011 quando da sindaco mi ha dato il patrocinio del Comune per la “Marcia Badolato Marina – Badolato borgo a favore dei paesi spopolati” nel venticinquesimo anniversario dell’inizio della vicenda di “Badolato paese in vendita in Calabria” (07 ottobre 1986).

 

Tralascio ogni altra valutazione, poiché era già mia intenzione evidenziare soltanto le tre cose sopra evidenziate al paragrafo 1 … la mia tentata collaborazione con tutti i Sindaci di Badolato a favore del progresso del nostro paese, la caratterizzazione floreale della riviera degli Angeli e la miopia mostrata dal PCI (a livello locale e nazionale) nell’utilizzo delle nuove tecnologie comunicative (radio-TV). Tale miopia, assieme ad altri ritardi o incomprensioni della realtà italiana, hanno portato il PCI e il centro sinistra alla deriva, precludendo (forse in modo definitivo) la strada alla realizzazione di una migliore giustizia sociale per il popolo italiano, specialmente per i ceti più poveri ed indifesi, lasciati orfani proprio da PCI e Sinistra. Una strage politica ed economica difficilmente sanabile. In particolare per il nostro Sud Italia. Infatti, dopo tanti governi, in Italia ci sono ancora ben sei milioni di poveri assoluti, ovvero il 10% della popolazione. Un bel record per la democrazia italiana e per i partiti che hann governato dal 1946 in poi. Volenti o nolenti, questa è la realtà, che ognuno può interpretare come vuole, ma che è vera, fin troppo, per chi la soffre. Per non dire dello sfascio della sanità pubblica, la svendita del patrimonio statale, le diseguaglianze peggiorate e incancrenite tra Nord e Sud e così via. Un risultato indegno dei 77 anni di pace che l’Italia sta vivendo, dal secondo dopoguerra (1945).

 

Come sempre, in questa situazione, piange specialmente il Sud, il quale (pur essendo a macchia di leopardo come benessere e sottosviluppo) è talmente rimasto indietro che non raggiungerà mai e poi mai i livelli sociali ed economici del Nord. Qualcuno sarà colpevole di tutti questi ritardi. Incolmabili. Ma è una dolorosa riflessione che lasciamo ad altri. Personalmente, dopo approfonditi studi, ho espresso il mio parere “storico-sociologico”: è in corso un vero e proprio “Suicidio del Sud” che altri interpretano come “genocidio”. Fatto sta che non sembrano esistere “responsabili” per l’arretratezza meridionale dopo ben 163 anni dalla malaunità d’Italia del 1860-61. Con tali premesse il Sud resta davvero senza speranza. Purtroppo. Ed io, che ho tanto combattuto per il progresso del mio paese natìo e del nostro Sud, sono stato mandato in esilio … proprio per mano comunista dal primo novembre 1988 (esattamente 35 anni fa come oggi). Devo dire o dimostrare altro?…. Tuttavia, caro Tito, noi guardiamo sempre avanti, in particolare alla prossima “Lettera n. 496”… ancora e sempre tenendo presente il grande dolore del mondo, specialmente i massacri perpetrati in terra di Israele e Palestina sperando che questa follia términi e non si estenda. A presto! Fraterne cordialità,

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, mercoledì 01 novembre 2023 ore 06.02 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web.