Immagine 1Nella giornata di ieri, 26 novembre 2015, in Gioia Tauro (RC), i Carabinieri della locale Compagnia, con l’ausilio di personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, della Compagnia Speciale e di unità cinofile del G.O.C. di Vibo Valentia, e personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, in esecuzione a decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno tratto  in arresto:

Biagio Guerrisi, di 51 anni, Gennaro Paolillo di 30 anni, Ivan Rocco Stillitano, di 52 anni, e Francesco Cosoleto, di 36 anni, tutti già noti alle FF.OO., ritenuti intranei, anche con ruoli apicali, della ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata famiglia “Piromalli”, imperante nella municipalità di Gioia Tauro, con ramificazioni in tutta la “Piana” ed in altre regioni del Nord-Italia.

Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, per i reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio e tentato omicidio pluriaggravato, porto e detenzione illegale di armi, estorsione, danneggiamento aggravato, tutti aggravati dalle metodologie mafiose.

In particolare l’articolata attività d’indagine, che ha beneficiato anche del contributo di alcuni collaboratori, sviluppata autonomamente sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia, consentiva di raccogliere gravi e concordanti indizi di colpevolezza in ordine all’appartenenza dei fermati ad un’associazione di tipo ‘ndranghetista finalizzata, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà, allo sfruttamento delle risorse economiche del territorio attraverso o la partecipazione alle stesse, acquisendone direttamente o indirettamente la gestione e/o il controllo, ovvero con la riscossione di somme di denaro a titolo di compendio estorsivo.

L’attività ha permesso, infatti, di documentare numerosi episodi estorsivi, consumati e tentati, nonché alcuni danneggiamenti seguiti da incendio o perpetrati mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco, effettuati nel medesimo contesto a scopo intimidatorio in danno degli operatori economici.

È stato, inoltre, ricostruito come la cosca, con la disponibilità di armi, al fine di realizzare il controllo egemonico sul territorio abbia realizzato accordi con organizzazioni criminose omologhe sopprimendo i soggetti che a quel controllo si contrapponevano nonché commesso delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi.

I fermati sono stati tradotti presso la casa circondariale di Palmi.

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