alluvionatiOggi in protesta di fronte gli uffici del Palazzo del governo anche Placido Scionti che nell’alluvione del primo ottobre ha perso la madre, la sorella e i nipoti: «Non vogliamo più morti, non vogliamo più dolore» «La montagna non guarda il colore della mappa, se verde, gialla o rossa, la montagna trascina via tutto con violenza ed uccide». Queste le chiare e significative parole pronuunciate questa mattina da Placido Scionti, uno degli sfollati di Messina sud che nella tragedia del primo ottobre ha perso il padre, la sorella e i nipoti, e che questa mattina, insieme ad una cinquantina di compaesani ha incontrato il prefetto Alecci per chiedere maggiori garanzie prima del rientro a casa. Un rientro che gli abitanti di Giampilieri, Scaletta, Briga, Altolia e Molino attendono con ansia ma che al tempo stesso immaginavano diverso. Nonostante infatti sia tanta la voglia di riconquistare la normalità prorpio tornando a vivere nelle proprie abitazioni, i cittadini temono che quelle pareti possano nuovamente trasformarsi in trappole mortali, senza uscita. Anche gli edifici che rientrano nelle zone verdi, quelle cioè non considerate a rischio. «Non fanno altro che dirci di stare tranquilli, di rispettare l’ordinanza di rientro del sindaco, ma noi non abbiamo intenzione di mettere piede a Giampilieri se prima non verranno effettuati degli adeguati lavori di messa in sicurezza della montagna», afferma il sig. Scionti che da ieri ha abbandonato la struttura alberghiera de “Le Dune” optando per una casa in affitto. «La mia abitazione rientra nella zona gialla – continua – ma oggi sono qui per parlare a nome dei miei concittadini che lì non vogliono tornare. Il prefetto ci ha assicurato che si farà portaovece delle nostre richieste presso il governo nazionale. Oggi prapareremo un dcoumento in cui metteremo per iscritto preoccupazioni e dubbi, domani la lettera sarà già sulla scrivania di Alecci. Dobbiamo essere ascoltati perchè il sacrificio di chi è morto sotto quel mare di fango non può rimanere vano». Cresce dunque l’espaserazione e la rabbia tra gli abitanti delle comunità sfollate: l’ordinanza di rientro siglata dal soggetto attuatore che in tanti, tra gli “addetti ai lavori”, si auguravano potesse favorire un momento di distensione dopo i giorni i bui della costante emergenza, si sta invece rivelando fonte di nuovi malumori. «Non vogliamo essere considerati degli speculatori – conclude Scionti – non vogliamo tornare a Giampilieri, ma non a queste condizioni. Piuttosto preferiamo vivere in una baracca per tutta la vita piuttosto che stare cona la costante angoscia di ritrovarci nuovamente sommersi dal fango».

(foto Dino Sturiale)

tempostretto.it – Elena De Pasquale

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