MilazzoIn un convegno svoltosi a Palazzo D’Amico è stata presentata la proposta per la realizzazione di un “Museo Diffuso” per la città di Milazzo. L’idea progettuale è stata illustrata dall’architetto Francesco Salamone, alla presenza del Sindaco Giovanni Formica e degli Assessori Carmelo Torre e Salvo Presti. Il progettista ha posto come premessa l’importanza di relazionarsi con la gente in un processo di progettazione partecipata, dove anche il cittadino può esprimere un’idea e vederla realizzata. Un Museo Diffuso – ha detto Salamone – non è soltanto una passerella di emozioni per quello che rappresenta, ma costituisce pure una cucitura con quelli che sono i quartieri in una città che è frammentata; insomma serva anche a raccogliere tutti i quartieri in un unico percorso e costituisce un ottimo sistema di sviluppo economico, ma anche urbano e territoriale. Nella sua progettazione l’architetto ha individuato delle macro aree, al cui interno raccogliere micro aree con dei percorsi. Insomma si tratterebbe di una sorta di scatola cinese che nella proposta del progettista ha portato alla individuazione di aree per la realizzazione di un museo naturalistico, uno della pesca, uno del vivaismo, e ancora uno delle tradizioni, storia e mitologia. Questa la base del progetto che individua nell’area di Capo Milazzo, con la sua macchia mediterranea, l’aspetto naturalistico; un museo vivaistico nella zona della piana con realizzazione di un consorzio dove mostrare i vecchi mestieri del settore e il processo di trasformazione dal vecchio al moderno; a Vaccarella localizzazione del museo della pesca, evidenziante l’identità del luogo, oggi borgo marinaro, con la salvaguardia delle tradizioni marinare; per il museo della tradizioni, della storia e della mitologia attenzioni puntate soprattutto sulla Grotta Polifemo, la tonnara con i suoi vecchi magazzini, il faro del Capo, e così via, per cogliere l’aspetto paesaggistico, non disgiunto però da quello gastronomico. I molti valori che ci sono in città, ad avviso di Giuseppe Ruggeri, rappresentano memorie da recuperare. Così, ha parlato di un progetto di continuità nel rispetto delle peculiarità del territorio, pure se non sono mancati – ha detto – opere che hanno snaturato sentieri e percorsi naturalistici nel passare in rassegna interventi che hanno salvaguardato soprattutto le meraviglie di Capo Milazzo, restando il Promontorio sempre una grande risorsa. Le sue testimonianze sull’identità del territorio sono comunque “patrimonio che va difeso”. È stata considerata proposta interessante quella di Salamone da Guglielmo Maneri (Italia Nostra), in quanto dà una visione legata alla memoria ed all’identità della città, “nella quale –ha sostenuto – non manca proprio nulla per realizzare un Museo Diffuso”, facendo leva sul Castello, che è il perno della storia milazzese. Quindi, in rapida rassegna, le bellezze e le ricchezze patrimoniali della città, con Villa Vaccarino (che deve restare pubblica), Asilo Calcagno (come macchina del museo del mare), Antiquarium, Area marina protetta che l’ha portato a lanciare l’idea anche di una riserva terrestre a Capo Milazzo, I Giardini di Federico (anche come luogo di conoscenza delle antiche tradizioni contadine), ed altro ancora. “Ma – ha concluso Maneri – è importante conservare la memoria, non come ricordo, ma come metabolizzazione della storia milazzese”. Per il Sindaco Giovanni Formica il progetto dell’architetto Salamone consente di raccontare la città ed il suo territorio, di valorizzare le sue intrinseche potenzialità e di attivare flussi turistici. “Il tutto è compatibile – ha affermato – con la caratteristiche della città”. Il Museo Diffuso rappresenta un percorso attraverso il quale è possibile scoprire un pezzo della storia cittadina e “risponde a un’esigenza di promozione turistica, vivendo il territorio e attraversandolo fisicamente”. “Puntare sui bandi europei per accedere ai finanziamenti. – come ha detto l’Assessore Torre – Così facendo – ha aggiunto Presti – “si può fare di Milazzo quella che sogniamo”. Infine un intervento del professore Bartolo Cannistrà per il quale “vocazioni naturali e potenzialità si vanno recuperando con un nuovo modello di sviluppo”, mettendosi al riparo da interventi invasivi ed evitando di ripetere errori del passato. Dal suo punto di vista quello di Salamone è “progetto interessantissimo globale, per cui globale dev’essere la progettazione”.

Foti Rodrigo

 

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