Caro Tito, abbiamo trattato più volte di come la Calabria venga percepita dentro e fuori i suoi confini. Ne ho scritto spesso anche prima che iniziasse questa nostra rubrica nel 2012. Luoghi comuni, stereòtipi, maldicenze, insulti persino razzismi si perdono nella notte dei tempi … dalla “damnatio memoriae” … la “cancel culture” degli antichi Romani (i quali però hanno riconosciuto che la Calabria – Magna Grecia li ha nutriti come una Madre ed hanno così, molto onestamente, esteso il nome Italia, nato da noi nell’attuale Istmo di Catanzaro, fino alle Alpi, alla Sicilia, alla Sardegna e alla Corsica) …. per giungere al colpo di grazia datoci dai “Piemontesi & C.” invasori e predatori dal 1860 in poi, complice uno pseudo-libertario-unionista Giuseppe Garibaldi poi pentitosi amaramente.

1 – CALABRIA MADRE D’ITALIA

Persino all’interno dello stesso meridione la Calabria è vista come una “pecora nera”… un popolo a sé stante; e forse non a torto (ma positivamente, a mio modesto parere).  E la Scuola?… La Scuola e poi i mass-media e le Università e tutto l’apparato istituzionale nulla hanno fatto finora per favorire verità e giustizia etica e storica. In verità, nemmeno noi calabresi però ci sforziamo più di tanto, neanche per un nostro orgoglio antropologico, a riprenderci quella dignità perduta per colpa di chiunque sia venuto in questo territorio per derubarci, spogliarci e, paradossalmente, detestarci. E sono semisconosciuti addirittura quei pochi o quei tanti grandi personaggi (come Tommaso Campanella, Corrado Alvaro, Leonida Rèpaci, Antonio Piromalli e così via) che hanno tentato di illustrare la Calabria migliore, la Calabria straordinaria, la Calabria meravigliosa, la Calabria Madre d’Italia (come insiste a dire e a dimostrare lo storico catanzarese nostro contemporaneo Giovanni Balletta). Quella etica che ha dato le migliori basi al vivere civile dell’Occidente. A chi giova permettere il dilagare dell’ignoranza e dell’autoflagellazione?… Persino io, come ultima ruota del carro, sono stato mandato in esilio dai nuovi occupanti sovietisti perché ho cercato di rivendicare il diritto-dovere di non spopolare i borghi e non far morire una civiltà che ha retto millenni con la sua etica popolare adesso bistrattata da sacrileghi, violenti e da prevaricatori i quali quasi certamente, alla fine, ci porteranno ad altre tremende guerre e, chissà, forse al rischio della distruzione (non solo atomica) del pianeta.

 

E noi stessi calabresi poi ci meravigliamo che una lontana “straniera” come Gertrude Slaughter (docente all’Università del Wisconsin – USA) sia riuscita nel 1939 (quasi 85 anni fa) a capire fin nel profondo la Calabria e a conoscerla ed amarla magari come nemmeno un calabrese si sognerebbe di fare (al di là del sentimentalismo, spesso di facciata o inconcludente). Infatti, da quando il coraggioso editore Giuseppe Meligrana di Tropea ha avuto il merito di dare alle stampe il libro “Calabria la prima Italia” della Slaughter (con la traduzione della calabro-romana Sara Cervadoro), sono stati tanti i calabresi che hanno letto quelle acute pagine restandone stupìti, meravigliati e quasi pentiti di non amare la propria terra al pari di quella lontana “straniera” che pure in Calabria non è nata e non ci è nemmeno vissuta abbastanza se non per il limitato tempo per conoscerla, amarla e farla amare!… L’invito ovvio è quindi quello di leggere tale libro “Calabria la Prima Italia” e meditare sui suoi abbondanti e strepitosi contenuti. Per i calabresi sarebbe un dovere etico leggerlo e diffonderlo; possibilmente averlo pure in casa e nelle scuole per le future generazioni. Ma lo dovrebbero leggere tutti gli italiani, per onestà intellettuale ed anche come risarcimento almeno morale per i tanti mali apportati alla Calabria e, più in generale, a tutto il nostro Sud.

2 – LA CALABRIA VISTA DAL MOLISE E DAL RESTO D’ITALIA

Infatti, nel corso di queste mie corrispondenze ti ho riferito di come alcuni molisani vedevano la Calabria prima che io gliene parlassi … tanto che ho sentito l’esigenza di realizzare a livello regionale l’associazione culturale “Amici della Calabria” con l’aiuto di altri nostri conterranei come l’avv. Franco La Cava nativo di Lamezia Terme (presidente), lo psichiatra Domenico Barbaro di Platì (vice presidente), Raffaele Froio di Stalettì (segretario) e tanti altri, come il già citato storico Giovanni Balletta il quale con il suo libro “La Calabria nel suo periodo eccelso” (Rubbettino – 2000) ha aperto nuove conoscenze e prospettive storiche mai affrontate prima e di particolare importanza. Con tale associazione e con la collaborazione della nostra ora compianta amica giornalista televisiva Doretta Coloccia di Campobasso, abbiamo organizzato parecchie belle trasmissioni a favore della Calabria su Teleregione Molise. Tuttavia, ci sono molisani che coltivano ancora preconcetti negativi sulla nostra Terra tanto che sono restii ad accogliere il mio invito a trascorrere una sola settimana di vacanza al nostro mare, sui nostri monti o nelle nostre città. E ho dovuto sudare non poco per convincere qualcuno a scendere giù. Una delle scuse è la tortuosità e pericolosità delle strade … dalla pur gratuita ex A3 Salerno – Reggio Calabria (adesso pomposamente e impropriamente ribattezzata A2 del Mediterraneo) alla Strada Statale litorale jonica 106 considerata “la strada della morte” (piena zeppa di pericoli e di autovelox, attraversamenti di paesi e troppi limiti di velocità pure in zone rurali e semidesertiche). Però chi c’è stato ha ammesso come e quanto sia meravigliosa la nostra Terra e quanto ospitale il nostro popolo. Peccato che … (e qui l’elenco dei tradizionali luoghi comuni).

 

Come ho avuto modo di scrivere nel “Libro Monumento per i miei Genitori” (edito nel 2007) alcuni amici o vicini di casa di quella che poi sarebbe stata mia moglie, la sconsigliavano di sposare me perché ero calabrese e i calabresi sono tutti cattivi. Qualche collega di lavoro mi ricordava (non senza una punta di cattiveria) che noi calabresi non valiamo niente; e citava il fatto che durante la prima guerra mondiale quando moriva un calabrese, qualcuno (offendendo e oltraggiando quel sacrificio umano avvenuto a oltre 1300 km di distanza dalla propria Terra per difendere i confini nord dell’Italia) diceva … “Non è morto nessuno, è morto un calabrese”. E dobbiamo ancora ringraziare il nostro corregionale cosentino Antonio Grano, il quale (con i suoi libri di “contro-cultura” e di “contro-tendenza” e di “verità storica”) ci ha informato di come e quanto prima e dopo la malaunità d’Italia noi meridionali (e in particolare noi calabresi) venivamo insultati e derisi (addirittura nello stesso primo Parlamento italiano) forse pure per giustificare la proditoria invasione del 1860. Quando si invade un altro Paese sovrano (il Regno delle due Sicilie nel nostro caso, ma oggi vedi Iraq, Afghanistan, l’Ucraina, Palestina, ecc. ecc.) si dicono frasi indegne degli esseri umani e della faticosa civiltà che uomini onesti e ingegnosi hanno cercato da sempre di riscattare dalla rozzezza e dalla crudeltà, nel corso dei secoli. “Andiamo a civilizzare le scimmie o specie sub-umane” (1860 per noi meridionali e ancora oggi taluni israeliani al potere contro i palestinesi genocidiati) … per cui una invasione, un’occupazione o una colonizzazione sarebbe, secondo loro, persino un sacro dovere di civiltà! … Come oggi esportare la democrazia. Ma la realtà storica ci dimostra che tutto ciò non funziona alla lunga e gli assassini restano storicamente assassini. Stragisti, massacratori, predatori e genocidi. Indegni di stare al mondo!…

3 – DEVASTAZIONI SU DEVASTAZIONI

La cattiva considerazione, che volutamente hanno di noi calabresi e meridionali in genere, serve ai poteri forti e ai prepotenti di turno per depredarci meglio e per devastarci sempre di più a loro beneficio. E’ una strategia fin troppo antica e consolidata. Prova ne è che, ancora oggi (dopo che ci hanno tolto tutto, pure i giovani e altre forze attive), devastano, devitalizzano (in particolare con lo spopolamento) e stravolgono il nostro territorio pure con i cosiddetti Parchi Eolici (ed altre opere pubbliche fatte troppo male), il Ponte sullo Stretto ed altre situazioni barbare, senza nemmeno consultarci. Decidono in Terra nostra senza farci avere voce in capitolo … continuano a invadere e devastare (Gioia Tauro, Saline Joniche a Capo Sud, Lamezia, Crotone, ecc.) e a depredarci di gas, boschi, acque, elettricità, miniere e di quanto altro abbiano bisogno per aumentare le loro ricchezze, il loro potere e costruire i loro grattacieli a Milano, Torino, Roma, ecc. Senza darci nulla in cambio, nemmeno il dovuto; soltanto briciole e noccioline. Inoltre, ci riempiono di rifiuti radioattivi e di altre schifezze in terra e in mare. E le stesse mafie … non sono forse mantenute e fatte crescere, aizzate proprio contro di noi e contro coloro i quali non stanno al loro gioco?… E chissà quante altre nascoste verità. Fatto sta che dal 1860 siamo il serbatoio di ogni tipo di risorsa per Regioni che si vantano delle loro ricchezze (ma fatte a spese degli altri). E il colmo dei colmi?… ai predatori nazionali si sono aggiunte pure popolazioni estere!… siamo proprio “baliàti” cioè in balìa di chiunque.

 

Ecco come ci vedono … limoni da spremere e da buttare via. Senza alcuna dignità. Taluni ci detestano perché vorrebbero una Calabria senza calabresi, per poter depredare meglio di quel che già fanno molto abbondantemente. In una parola, ci considerano ancora e sempre una “colonia” sottomessa da poter trattare a proprio piacimento ed interesse.  Purtroppo, tali devastatori trovano alleati in talune acritiche genti locali, negli ignoranti di Storia e nei razzisti per vocazione. Ecco perché esiste ancora l’antimeridionalismo dopo 163 anni di falsa-unità, specialmente contro noi calabresi che storicamente ci siamo sempre ribellati (in un modo o in un altro) a tutte le dominazioni, anche se ogni volta abbiamo avuto sempre la peggio (pure a causa di traditori interni e di venduti, ieri come oggi). Ma l’orgoglio c’è sempre per l’indipendenza e la libertà. E abbiamo la consapevolezza di essere ingiustamente maltrattati. Forse il futuro ci renderà un minimo di giustizia poiché l’Armonia in cui crediamo esiste e come!…

4 – LE CONTRADDIZIONI DELLA A2 SALERNO – REGGIO C.

Uno dei tanti effetti visibili di tale maltrattamento atavico è la malridotta e scarsa viabilità stradale e ferroviaria in quasi tutto il Sud, in particolare da noi in Calabria. Persino l’autostrada ex A3 Salerno-Reggio (oggi pomposamente A2 del Mediterraneo) resta ancora la più difficile e penalizzata, nonostante alcuni troppo tardivi ammodernamenti. Intanto il nome … non era forse meglio denominare A1 tutta l’autostrada da Milano a Palermo, proprio per dare il senso e il messaggio (pure psicologico) dell’Unità Italiana anche geografica e infrastrutturale?… Si vede che il cattivo subconscio della classe dirigente italiana fuoriesce dalle sue nascoste profondità carsiche!… E poi, perché nell’autostrada Salerno – Reggio (comunque la si voglia denominare) ci debbano essere imposti servizi igienici (WC) tra i più scadenti della rete autostradale italiana?… Insisto su tale aspetto, come già altre volte, poiché è ìndice di come ci considerano coloro che hanno in gestione tale tratto autostradale di 432,6 km da Salerno a Reggio. Perché, perché?…

 

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L’Autostrada ex A3 del Sole adesso A2 del Mediterraneo è davvero l’autostrada delle contraddizioni e dei paradossi. E’ sicuramente migliorata di molto là dove è a tre corsie e là dove è stata aggiunta la corsia di emergenza e le gallerie sono più comode e ben illuminate. Restano da mettere in sicurezza alcuni tratti pericolosissimi, come il tratto Cosenza – Falerna.

Però se hai notato o hai saputo, l’A2 del Mediterraneo sta diventando la prima “Smart Road” italiana, una strada intelligente. Se l’hai percorsa ultimamente, avrai visto ai lati delle corsie una sequela di pali neri con in alto i tre colori luminosi della bandiera italiana.

Ebbene, quei pali dovrebbero permettere tutta una serie di connessioni “wireless” con l’utenza … fino ad un futuribile transito di veicoli senza conducente. Tale “Smart Road” dovrebbe offrire tante altre applicazioni utili all’utenza così come al gestore, pure per una maggiore sicurezza.

Una cosa davvero avveniristica, quasi fantastica. Peccato che (ribadisco fino alla noia) i servizi igienici degli Autogrill sono ancora all’età della pietra (come si suole dire).

C’è un proverbio dalle nostre parti che dice “Vestita come una regina ma scalza come una gallina” … questa idea mi dà ancora la A2 del Mediterraneo.

 

Riconosco e ammiro, nella sua costruzione, le grandi sfide ingegneristiche vinte per superare la terrificante orografia del territorio tra le più difficili al mondo. Ammiro ed apprezzo il grande lavoro fatto. Tuttavia, è sempre l’essere umano che viene poi trascurato e gli indegni WC o Toilettes non sono affatto un dettaglio. E’ una grave mancanza di rispetto per l’utenza, la quale può essere ed è pure estera … e non è certo un vanto avere servizi igienici inadeguati e persino da schifo. Tra tanto altro … che turismo possiamo augurarci in simili condizioni?… L’arte dei dettagli è la prima condizione dello stile e della civiltà. Specialmente del cosiddetto “Made in Italy”. Su tale aspetto quasi tutta l’Italia dovrebbe riflettere, poiché un po’ ovunque, ma in particolare al Sud (bisogna dirlo ed ammetterlo) i servizi igienici nei locali pubblici non sono affatto accettabili per gli standard minimi. Ci sono ispettori per controllare non soltanto l’igiene ma la conformità strutturale ed edilizia?… Quale igiene e confort offriamo?… Se è questione di fare pagare “l’accesso al cesso” lo si faccia, ma salviamo la salute e la dignità!

5 – MARIA PORRONE LEGGE “CALABRIA LA PRIMA ITALIA”

Dopo avermi sentito parlare, Maria Porrone (una assai preziosa e sincera amica molisana, insegnante elementare in pensione) di sua iniziativa ha acquistato via internet ed ha appena finito di leggere il libro della Slaughter “Calabria la prima Italia” nell’edizione Meligrana del novembre 2023 (che fra poco avremo in seconda edizione). Mi ha telefonato per dirmi e condividere le sue molteplici belle impressioni ed utili considerazioni. Abbiamo parlato a lungo, per ben 55 minuti, quasi un’ora. Si è detta meravigliata ed entusiasta di come la Calabria sia così ricca ed interessante di Storia e di Personaggi importanti per la nostra civiltà antica ma anche attuale. << Non ci sono mai andata, però da quello che ho letto in questo libro, la Calabria sembra una miniera a cielo aperto! >> ha esclamato.  Non immaginava una Calabria così copiosa di affascinanti meraviglie. Era così lieta di aver trovato tutte queste meraviglie che ne è rimasta davvero tanto conquistata a tal punto da dirmi << Adesso mi sento pure io un po’ calabrese! Peccato che ho un’età, altrimenti la girerei tutta >>. Credimi, Tito … questa è una bellissima affermazione che finora non mi aveva detto nessuno/a e non può che farmi davvero enorme piacere. Come, ne sono sicuro, faccia piacere a te e ai nostri lettori. E’ un’affermazione assai generosa e di così grande stile che mi è piaciuta davvero tanto, pure perché proveniente da una persona molto onesta, altruista, impegnata nel sociale e di elevata cultura e sensibilità. Alcuni capitoli Le hanno dato molte emozioni e si ripromette di rileggerlo per capire meglio e di più. Mi ha mostrato stupore per come la percezione che si ha generalmente della Calabria sia quella di essere una delle capitali della mafia e del malgoverno. E non riesce a capacitarsi di come possa essere malvista una regione così tanto ricolma di storia, di risorse umane, di paesaggi unici in Italia con tanto mare e ben quattro parchi naturali proprio a pochissima distanza dai due mari (Jonio e Tirreno). Una terra baciata da Dio, come afferma il nostro grande scrittore Leònida Repice (1898 – 1985) nel suo famoso gioiello letterario “Quando fu il giorno della Calabria” che ho voluto mettere in copertina e in apertura a questa lettera n. 526.

 

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Vorrei dilungarmi, pure analiticamente, sulle considerazioni fattemi da questa amica che ho visto sinceramente tanto dispiaciuta per la diffidenza che solitamente si ha verso la Calabria e i calabresi. Ma sappiamo essere i soliti luoghi comuni che purtroppo sopravviveranno ancora fino alla noia, poiché tanta gente non vuole riflettere abbastanza su tali argomenti. Il problema nostro è come fare efficace “contro-cultura” … come convincere i diffidenti a non diffidare e ad avvicinarsi alla storia e alla realtà attuale di questo nostro territorio dove è nata la prima democrazia etica di Re Italo (3500 anni fa), da dove è partito il nome Italia e dove sono fiorite le civiltà più utili all’Italia, all’Europa e all’intera Umanità (come dimostra con i suoi studi il filosofo Salvatore Mongiardo di Soverato CZ). L’esperienza ci dimostra che se conosciamo da vicino le persone preconcette o i popoli invisi, poi cambiamo visione ed opinione. O forse si ha proprio paura di cambiare visione ed opinione? … Perché potrebbe anche esserci questo il problema … è più facile adagiarsi sul più comodo pregiudizio che allontana gli altri nonostante facciano parte di noi (mi riferisco pure a migranti, etnie e via dicendo). A parte tutto ciò, devo dirti che mi hanno davvero tanto commosso la lunga conversazione con Maria Porrone e la sua convinta e generosa dimostrazione di amore e di stima verso la nostra Calabria. La ringrazio anche a nome dei calabresi onesti, in particolare di coloro i quali si impegnano e lottano per una Calabria sempre migliore, principalmente valorizzando le basi storiche (ricchissime ma trascurate). Ringrazio altresì tutta la famiglia di Maria Porrone, specialmente il marito Guido Mancini, poeta notevole e gentile già alla sua quarta raccolta che (intitolata “La voce del cuore”) verrà presentata il prossimo mese di agosto nella loro amenissima natia comunità di Poggio Sannita (conosciuto come “il borgo dei Poeti” qui in Alto Molise) a pochi chilometri da Agnone, mia residenza anagrafica.

6 – L’ONESTA’ DI LUISETTA CAPORALE

Un’altra cara persona, mia compaesana e amica di antica data, Luisetta Caporale (insegnante elementare in pensione come Maria Porrone e da sempre anche educatrice parrocchiale) mi ha commosso recentemente per la sua onestà e sincerità nei miei confronti. Come sono solito, suggerisco alle persone o alle associazioni culturali di realizzare iniziative attinenti alla loro natura umana e sociale, spesso sollecitandole ed insistendo poiché in effetti possono dare molto alle comunità di appartenenza così come all’universo-mondo, pure come esempio e per vincere la tentazione alla mediocrità o alla insignificanza. Così, tra le tante cose suggerite a Luisetta, avrò pure detto di realizzare la “Festa della Poesia” nella giornata del 21 marzo (Giornata Mondiale), considerando pure il fatto che suo padre, Nicola Caporale, è stato davvero un grande Poeta ed artista a tutto tondo e degno del Premio Nobel. Oltretutto l’associazione culturale da Lei fondata è proprio intitolata al suo geniale papà e oggi diretta dalla nipote ins. Myriam Rovito, mia vicina all’Ina-Casa quando abitavo a Badolato Marina.

 

Così proprio in Badolato Marina (CZ) la scorsa domenica 17 marzo 2024 (in anticipo sul 21) il Circolo Letterario “Nicola Caporale” ha realizzato con tanto vero successo una bella e interessante rassegna poetica in onore della Giornata Mondiale della Poesia, con la partecipazione di numerosi Poeti di tutte le età. Seguendo il Telegiornale di Tele Jonio del giorno seguente, lunedì 18 marzo, ho sentito che Luisetta ha ricordato il fatto che tempo fa Le avevo suggerito di realizzare tale manifestazione. Sinceramente me ne ero completamente dimenticato, pure perché, come dicevo prima, suggerisco a tutti di fare qualcosa di bello e di utile. Non sto poi a seguire e a ricordare. Sono così tante le proposte che avanzo continuamente. Mi ha fatto ovviamente piacere che Luisetta mi abbia voluto ricordare e riconoscere sia pubblicamente in TV la proposta di tale evento e sia con messaggio personale whatsapp delle ore 08.00 di sabato 23 marzo << Ho detto che tu mi hai dato l’input anni fa >>. Non mi aspettavo davvero tale puntualizzazione, credimi; però mi ha fatto piacere come fa piacere a tutti essere ricordati e riconosciuti. L’inatteso ma gradito gesto di Luisetta mi ha assai commosso, pure perché non tutti riconoscono l’insistente lavoro culturale che faccio da sempre. Generalmente mi rubano le idee, figuriamoci se qualcuno ha la bontà di riconoscermi un qualche merito. Una vera rarità. Ho ringraziato tanto e di vero cuore Luisetta per questa sua onestà profonda e sincera. E Lei mi ha risposto: << Dovere e onestà, me ne hai parlato tempo fa >>. Mi ha fatto piacere essere ricordato pure perché ho seminato tantissimo a Badolato e, adesso che ne sono lontano, mi conforta che qualcuno mi ricordi ancora della mia operosità.

7 – IL CARABINIERE E IL TECNICO DEL GAS

Come ti ho scritto qualche altra volta, ho subìto e conosciuto il razzismo settentrionale italiano già all’età di dieci anni, in quinta elementare nel collegio religioso francescano di Rivoltella del Garda (comune di Desenzano, in provincia di Brescia) per poi proseguire a Sesto San Giovanni (MI) e via dicendo. Pure in queste “Lettere” ho raccontato gravi e specifici episodi di razzismo verso lavoratori e lavoratrici calabresi e meridionali in genere, avutisi negli anni cinquanta, sessanta e settanta in pianura padana. Tuttavia, chi è stato in Calabria o nel nostro Sud si è rimangiato i pregiudizi e i luoghi comuni; anzi ha apprezzato e lodato le doti di ospitalità, accoglienza, generosità e cultura del nostro popolo. E tali apprezzamenti ho sentito da chi, settentrionale verace, ha avuto contatti duraturi con meridionali al Nord. A parte qualche rara eccezione, tutti hanno conosciuto “meridionali brava gente” raccontandomi una infinità di episodi di stima e di apprezzamento.

 

Nei 44 anni che frequento o sono residente in Molise, ho avuto dimostrazioni di particolare apprezzamento e persino di nostalgia da parte di chi in Calabria è stato a lungo, come carabinieri e altri lavoratori. Tutti i carabinieri molisani (con cui ho parlato e che hanno prestato servizio alcuni anni in varie località della Calabria) mi hanno parlato molto bene della nostra gente (ospitale, affettuosa, generosa), del nostro ottimo clima e del nostro territorio (bello, variegato, con un mare stupendo). Tutti questi carabinieri mi hanno assicurato che sarebbero rimasti in Calabria se non ci fosse stata la sirena della famiglia a riportarli in Molise. E quasi tutti dimostrano di avere nostalgia di quei luoghi e di quella gente. Un maresciallo mi ha confidato che ha così tanta nostalgia che sente il bisogno di tornarci di tanto in tanto. Eppure il resto d’Italia è ancora convinto che la Calabria sia terra pericolosa, da evitare. Invece, la Calabria ha sempre talmente tanto rispettato gli uomini in divisa che alcuni di questi ci hanno fatto radici con tutta la famiglia.

 

Caro Tito, proprio giorni fa, la ditta di manutenzione del gas metano è venuta a casa mia con tre operai a cambiare il contatore. Uno di questi tecnici, sui quaranta anni, appena mi ha sentito parlare mi ha chiesto di che parte della Calabria fossi. Nonostante sia stato variamente lontano dalla Calabria dal 1970 (prima per l’Università e per lavoro a Roma, poi per matrimonio in Molise) ho mantenuto del tutto integra la mia inflessione dialettale (ne sono contento e ci tengo); quindi appena apro bocca capiscono che sono meridionale, calabrese in particolare e taluni riescono persino a capire pure la mia esatta zona di provenienza. Ebbene, tale tecnico mi ha detto che, per motivi di lavoro, ha girato in lungo e in largo la Calabria; ha lavorato tre mesi addirittura a Platì (che la leggenda metropolitana corrente vuole capitale della Ndrangheta). Mi ha detto che non ha mai avuto problemi di nessun tipo né lui personalmente né la ditta per cui lavorava. Si meravigliava (poi ci ha fatto l’abitudine) che in molti gli offrissero da bere e non è mai riuscito di pagare un caffè al bar. Stessa cosa mi dicevano i carabinieri molisani, i quali spesso si trovavano davanti alla porta di casa ogni genere di omaggi, anche contadini. Questo tecnico del gas mi ha detto che ha girato l’Italia per lavoro ma che da nessuna parte ha avuto l’accoglienza e l’affetto goduti ovunque in Calabria. Misteri della fede. Amen.

8 – SOSTENERE CHI SI IMPEGNA PER LA CALABRIA

Come avrai potuto notare in questi quasi dodici anni di corrispondenze, ho cercato di sostenere coloro i quali si impegnano per una Calabria sempre migliore. L’ho fatto scrivendo su di Loro, evidenziandone Opere e meriti. L’ho fatto premiando coloro che solitamente non si risparmiano in iniziative a favore del nostro popolo, dentro e fuori i confini regionali. Rischierei di dimenticare sicuramente qualcuno se cominciassi a farne l’elenco qui. Sono tanti e tutti continuo a sostenere con la mia stima e l’incoraggiamento più sincero e gratuito. Sarebbe bello ed utile se lo facessero pure le Autorità istituzionali le quali, è ormai loro antico costume, non soltanto non sostengono (almeno formalmente o psicologicamente) ma addirittura ostacolano iniziative Pro Calabria. Colgo l’occasione per ringraziare, indistintamente tutti, specialmente coloro i quali si spendono molto per far rifulgere e valorizzare il nostro territorio, anche agli occhi di chi ci denigra. Grazie, veramente di cuore a tutti.

9– SALUTISSIMI

Caro Tito, ci sarebbe tanto altro da dire, ma per il momento mi fermo qui, sperando che intendano specialmente coloro i quali debbano intendere. Noi riprendiamo dopo Pasqua, per la quale auguriamo a tutti i nostri cari lettori di trascorrere questa Settimana Santa nel migliore modo possibile. Ovviamente, invito tutti a partecipare o assistere ai Sacri Riti in tutte le località calabresi e, magari, preferibilmente a Badolato borgo, in particolare il Giovedì, Venerdì, Sabato Santo e la Domenica di Pasqua poiché sono assai ricchi e scenografici, pieni di fede e suggestione. Un’attenzione raccomando di dare alla figura ancestrale dello ”androgino” cioè quei bambini che, vestiti misteriosamente metà donna e metà soldato alabardiere, sfilano graziosamente nelle varie processioni.

 

A Badolato borgo, fino a tutto il prossimo giugno potrà essere visitabile l’interessantissima mostra fotografica << PIETAS sui riti della Settimana Santa in Calabria >> a Palazzo Gallelli, gratuitamente fino a sabato 30 marzo dalle ore 15.30 alle 19.00 – per Info 338-4709111 e FB Info Turismo Badolato. A me non resta che ringraziarti, ancora e sempre, per la preziosa disponibilità. BUONA PASQUA in famiglia e alla prossima. Fraterni abbracci a tutti. Ciao!

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, mercoledì 27 marzo 2024 ore 07.07 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web.