grioli tempostrettoIl segretario comunale uscente verso la riconferma. Ecco i passaggi salienti della sua lunga relazione che ha aperto i lavori congressuali. Bocciata l’amministrazione Buzzanca, se non bocciata, quantomeno vista con sguardo perplesso la scelta di appoggiare dall’esterno il governo Lombardo, non ancora sufficiente la linea d’opposizione tenuta al Comune, delicato il momento nazionale di un partito che si “specchia” troppo nell’antagonista berlusconismo. Non lesina azioni di autocritica Giuseppe Grioli, segretario comunale uscente del Partito democratico (prossimo alla riconferma), nella sua lunga relazione che ha aperto i lavori del II congresso cittadino di un partito ancora alla ricerca di sé stesso. Una relazione che ha toccato diversi punti critici del momento attuale del Pd e della città, “stuzzicando” nervi scoperti che hanno spiazzato gran parte dell’elettorato, come le scelte adottate a Palermo. Inevitabile, in apertura, un passaggio sul momento storico della Comunità europea («oggi più che mai sentiamo sempre più vicino il fallimento di un modello di capitalismo senza

regole, che ha messo la persona umana ai margini della società mettendo al centro gli scambi economici e finanziari») e sulla Finanziaria («una cura dimagrante da 24 miliardi di euro per cui ancora una volta a pagare saranno gli impiegati statali, i pensionati, comunque i redditi bassi»). Grioli non risparmia bacchettate ai governi nazionale e regionale: «Oggi Buzzanca gioca a fare il sindaco vittima del governo regionale, quando la sua forza politica, ininterrottamente al governo della regione da dieci anni, ha trasformato Messina in una colonia da depredare». E su Lombardo Grioli non si nasconde: «Vi confesso che ho vissuto con tormento la scelta del Pd di appoggiare dall’esterno le riforme del governo Lombardo dal momento che questi ha sancito la rottura con il centrodestra. Ed ancora oggi sento che il Pd sia fuori posto alla Regione. Però mi sento di dire con soddisfazione che il Pd in Sicilia in pochi mesi pur essendo fuori posto ha prodotto più di quanto Cuffaro e il centro destra abbiano prodotto in 10 anni»

Grioli parla della fase delicata che sta vivendo il Pd: «Il partito ha dinnanzi una sfida davvero complessa e spesso noi stessi cogliamo tutte le difficoltà del nostro partito di fronte ad una politica che è profondamente cambiata e ci lascia spiazzati ogni giorno come se non riuscissimo ad agganciare il canale di comunicazione con i cittadini. Quante volte ci sentiamo dire che nel centro sinistra non c’è un vero leader. E’ vero che tra le nostre file non vi siano leader? Ecco anche noi ci siamo convinti che per essere leader ci vuole prevalentemente il carisma emotivo. Di fatto il berlusconismo è entrato dentro di noi senza che noi lo volessimo. Per costruire l’alternativa bisogna essere veramente alternativi. Mi chiedo e vi chiedo: siamo stati veramente alternativi? Io penso di no: abbiamo trasmesso molta confusione, molte incertezze. Dobbiamo recuperare il senso di appartenenza al partito. Dobbiamo recuperare quel sano entusiasmo che forse abbiamo smarrito in un eccessivo tecnicismo o peggio tatticismo».

Quindi la situazione locale, quella che, ovviamente, preme di più al segretario cittadino: «Bisogna lavorare di fantasia ed immaginare uno sbocco per Messina. Una via d’uscita che ci faccia sentire tutti parte di un grande progetto di rinascita della nostra città. Ma oggi scontiamo una grande diffidenza da parte dei cittadini e rischiamo di farci avvolgere dai gruppi più o meno interessati che gravano attorno ai partiti in cerca di favori. Dobbiamo sentire questa non come una voglia di rivalsa ma come una necessità per il futuro di Messina e dei messinesi. Abbiamo affrontato le questioni relative ai servizi sociali di Messina, la gestione delle Società partecipate ed i servizi pubblici locali. La gestione del verde e l’igiene cittadina sono stati temi su cui ci siamo battuti particolarmente dinnanzi ad una gestione dei servizi che abbiamo denunciato essere stata estemporanea, dilettantistica e priva di qualsiasi programmazione. La nostra città è in pericolo. Perché ha perso ogni fiducia e speranza nel futuro. Una città che si spegne giorno dopo giorno. Una città che deve ritrovare il proprio orizzonte di senso. Partendo dalla sua storia e dalla sua identità».

Ovviamente nel mirino finisce il sindaco Buzzanca e l’operato della sua amministrazione, ma anche quello del Pd nel ruolo di opposizione: «Oggi siamo al giro di boa. Non mi ritengo pienamente soddisfatto del lavoro che abbiamo messo in campo. Dobbiamo fare, possiamo fare di più e meglio. Abbiamo un potenziale enorme di cui dobbiamo prendere consapevolezza, ed esprimerlo con orgoglio per costruire un’alternativa all’immobilismo della giunta Buzzanca. Messina non può più tollerare di essere governata part-time. Non può più essere la città della concentrazione di poteri nelle mani di pochi. Abbiamo un sindaco presente in città due giorni a settimana. Lo stesso che ricopre il ruolo di deputato regionale, commissario per l’emergenza viabilità, e soggetto attuatore per l’emergenza alluvione. Lo stesso che nomina Ruggeri presidente dell’Ato3, capo di gabinetto salvo poi farlo dimettere per evidenti conflitti di interessi, e da ultimo l’altro incarico di coordinatore dell’ufficio commissariale del soggetto attuatore. Un sindaco che nomina una quantità smisurata di esperti allo scopo di controllare se non esautorare il ruolo dei suoi assessori. Un sindaco che non ha una maggioranza in consiglio comunale. Continuiamo a chiedere le sue dimissioni da deputato regionale oggi a maggior ragione dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge regionale che lo permetteva a differenza del resto d’Italia. Un sindaco che nomina all’Atm prima un dirigente comunale e poi un commissario straordinario (nomina illegittima) lavandosi le mani delle sorti del trasporto urbano. Un sindaco che ha affrontato i problemi di bilancio aumentando il numero dei componenti il collegio di difesa ed incrementando le loro indennità. Oggi siamo a rischio dissesto in quanto la principale voce di entrata su cui si è scommessa la giunta Buzzanca, la vendita di immobili dell’ente, è naufragata».

E ancora: «Abbiamo denunciato la assoluta approssimazione ed inefficienza nella gestione del verde cittadino. Ed ancora oggi assistiamo alle parate di Buzzanca che annuncia un programma di manutenzione del verde in 50 piazze di Messina mentre la città è infestata dalle sterpaglie in particolare nelle periferie. Abbiamo rilevato quanta inefficienza ha mostrato il Comune di Messina nella gestione e pianificazione della protezione civile comunale. Il Comune non è stato in grado di accedere ai finanziamenti europei per interventi per la messa in sicurezza del territorio per incapacità a predisporre progetti esecutivi e cantierabili. L’alluvione del primo ottobre 2009 ha messo a nudo la fragilità del nostro territorio. Ha mostrato quanto sia a rischio il nostro sistema urbano, e quanto danno irreversibile si sia consumato negli ultimi 10 anni nell’assoluta immobilità del dipartimento urbanistica». Grioli considera «fumo negli occhi il provvedimento di sospendere le concessioni edilizie per 60 giorni. Manca una politica di programmazione e di gestione del territorio e vengono sbandierati controlli previsti dalle norme come atti rivoluzionari. I nostri consiglieri comunali hanno proposto l’istituzione dell’ufficio difesa del suolo, l’incremento dei geologi in pianta organica, l’aggiornamento costante del Pai. Il sindaco però è impegnato a promuovere spot».

Grioli spazia, poi, dalla questione lavoro e legalità («i gravi problemi occupazionali di Messina sono un’emergenza che rende la nostra città un incubatore di illegalità, fondamentale è l’istituzione di un patto antiracket») all’ambiente («per proteggere le nostre colline dobbiamo incentivare l’antropizzazione delle campagne»), dal binomio cultura-turismo («bisogna portare a termine l’idea della regione dello Stretto o meglio dell’area vasta dello Stretto») alla “fuga dei cervelli” («nel 2008 solo dal capoluogo messinese sono andate via 2.743 persone, la maggior parte giovani, con una media di 228 individui al mese»). Secondo Grioli gli interventi devono avere tre ordini di priorità: prima le emergenze (il dissesto del territorio su tutti), a seguire delle vere strategie di sviluppo («va sciolta la vergognosa querelle tra Ente Porto ed Autorità Portuale»), infine le risorse su cui puntare nel lungo periodo, ossia capitale umano e innovazione. «Una strategia articolata – afferma Grioli – capace di mettere in moto nell’immediato l’economia cittadina, facendola uscire dal limbo in cui è stata relegata dal miraggio del Ponte».

Tempostretto.it

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