Si narra che, in un tempo tanto antico da perdersi nella notte dei tempi, l’attuale territorio di Badolato e dintorni, dal mare alle montagne, fosse abitato da veri e propri “giganti” dediti all’agricoltura, alla pastorizia e alle attività boschive, riuniti in numerose famiglie patriarcali o tribù. Vivevano in pace tra loro e con gli altri giganti disseminati specialmente sul versante jonico delle odierne Calabria e Sicilia, poiché il Sole era il loro Dio e, quindi, preferivano abitare le zone esposte al sorgere dell’Astro, ma non disdegnavano, comunque, di abitare le zone esposte al suo tramonto. Forse era questa la nostra mitica “età dell’oro” quando scorrevano latte e miele, quando le colline di Badolato erano stracolmi di manna, i cui alberi caratterizzavano pure le altre terre dei Giganti.

 

Pare che sia nata proprio nella nostra zona badolatese una particolare gara rituale tra i giovani Giganti, diffusasi poi ovunque ci fossero altre tribù consimili. Anche allora come adesso venivano premiate e congiunte la bellezza delle donne e la forza degli uomini. Infatti, la comunità proclamava ad ogni solstizio e ad ogni equinozio (specialmente all’equinozio di primavera, stagione che si vuole di risveglio della natura e dei sensi), la più bella ragazza da marito che doveva andare in sposa soltanto al quel giovane che avrebbe dato maggiore prova di potenza in questa gara rituale.

 

Perciò, i giovani che ambivano ad impalmare la più bella ragazza della propria comunità dovevano partecipare alla singolare sfida, consistente nel far rotolare dalla cima dei nostri monti un masso, il più grande e resistente possibile ed il più lontano, verso il mare. Perciò, in tempo utile per la gara, i giovani sfidanti, aiutati dalle proprie famiglie e dai propri amici, cercavano la pietra più rotonda e adatta a meglio rotolare e andare oltre tutte quelle degli altri. E la pietra più adatta era quella di granito. Così, dalla nostra montagna più alta, questi massi rotolavano giù. Alcuni, lanciati con forza insufficiente, si fermavano già a metà costa collinare (ad esempio, in località che oggi ci denominano Martina, Gallipari, Troia, Morena, Ioni, Mungioi, ecc.), mentre altri massi raggiungevano il mare, oltrepassando, spesso la battigia e formando, col tempo, una scogliera che esiste tuttora in fondo alle acque.

 

A ideare e volere la gara fu il capo di una delle tribù badolatesi, preoccupato della pericolosità della tradizione precedente che consisteva nelle lotte corpo a corpo dei giovani in gara per aspirare alla più bella. Infatti, da queste lotte, tipicamente maschili, a volte, nella foga, alcuni giovani uscivano piuttosto malconci. Era quindi necessario trovare un altro modo meno violento, che, senza sacrificare l’onore virile dei meno forti o fortunati, evitasse che ci fossero feriti nel corpo ed umiliati nell’orgoglio. Così quel capo tribù pensò ai “massi rotolanti” visto e considerato che il nostro territorio ne era assai ricco, allora come adesso.

 

Questa gara rituale dei “massi rotolanti” piacque alle altre tribù di Giganti che l’adottarono. Pure per questo adesso possiamo vedere grandi massi di roccia sparsi per le campagne, emergere dal mare o costituire barriere sottomarine. Oggi potremmo denominare questi massi rotolanti “le pietre dell’amore” poiché servivano proprio in questa gara d’amore per “la più bella del reame”.

 

 

(a cura di Domenico Lanciano) Badolato, giovedì 09 febbraio 2012

 

ANNOTAZIONI ALLA LEGGENDA

 

Nella seconda metà dei trascorsi anni cinquanta, quando ero bambino ed abitavo al casello ferroviario di Cardara, ero solito andare verso la fine del mese di agosto, assieme a miei familiari e ad altri devoti, alla festa della Madonna della Sanità. Per arrivare al santuario, si doveva percorrere a piedi pure un tratto di campagna (località Martina) disseminata di grandi massi di granito che attraevano il mio interesse e la mia curiosità. Chiedevo a tanti adulti cosa fossero e perché emergessero da quei terreni. Ottenevo risposte insoddisfacenti, finché una mia prozia (Concetta Cundò, sorella della mia nonna paterna Domenica) mi raccontò questa leggenda dei “Giganti innamorati”. Tale prozia era solita incantare noi bambini con i suoi “cunticehy” (racconti) e con questo sui giganti mi incantò ancora di più, poiché la mia immaginazione si era soffermata su questi massi del nostro territorio (in seguito specialmente sul masso inciso – una mappa? – in località Ioni).

 

Ripensando alla leggenda appena raccontata, sembra che effettivamente un popolo di Giganti abbia abitato le nostre montagne, stando, ad esempio, ai cosiddetti “Megaliti di Nardodipace” dove non soltanto si trovano massi enormi, degni proprio di giganti, ma pare che si siano trovate ossa umane, databili a parecchie migliaia di anni fa, addirittura al Neolitico, e con una misura di 2 metri e 30 centimetri per il maschio e 1 metro e 90 per la femmina. Veri e propri giganti. I megaliti sono presenti in varie parti del mondo: i più celebri sono quelli dell’Isola di Pasqua (nell’Oceano Pacifico al largo dell’Equador) e di “Stonehenge” (pietre sospese, letteralmente) in Inghilterra, a Salisbury, databili al 3200 a.C. circa (probabilmente da queste antichissime presenze Mick Jagger e compagni avranno tratto il nome per la celebre “band rock” delle “pietre rotolanti” – Rolling Stones).

 

Pure il mito di Polifemo confermerebbe la presenza di giganti, come i cosiddetti Ciclopi, sia che si localizzi la grotta di Polifemo sulla costa siciliana tra Messina e Catania (come ritengono i più), sia che la si identifichi con la grotta di San Gregorio tra Pietragrande e Copanello di Stalettì (jonio catanzarese). Infatti, lo scoglio di Pietragrande, secondo taluni, sarebbe proprio quello lanciato contro la nave di Ulisse. L’Odissea (come la pensano alcuni studiosi) descrive la terra dei giganti Lestrigoni in modo tale che possa essere localizzabile proprio nelle nostre zone (anche se l’interpretazione più condivisa dagli studiosi omerici è che la terra dei Lestrigoni possa essere quella attorno a Formia). Verosimilmente, tale situazione era dissusa in tutto il sud Italia attuale.

Infine e non a caso (sebbene sia una tradizione euro-mediterranea, per noi più propriamente di origine spagnola) è attiva ancora oggi, specialmente in Calabria e Sicilia, la processione dei giganti di cartapesta, la regina Mata e il generale moro-musulmano Grifone (entrambi tratti da personaggi realmente esistiti), probabilmente un retaggio dei Ciclopi – Lestrigoni, abilmente riciclato dalla cultura spagnoleggiante contaminata dalle invasioni musulmane (vedasi il libro “Giganti” di Franco Vallone, edito da Mongolfiera, 2010). Come la leggenda badolatese dei “Giganti innamorati” pure il corteggiamento rituale di Mata e Grifone rappresenta il trionfo dell’amore … in questo caso e con una lettura attualizzata ai giorni nostri, il trionfo dell’amore nei matrimoni misti (interreligiosi e interculturali), essendo Grifone di origine nord-africana (un certo Hassam-Ibn-Hammer) come molti degli immigrati odierni.

La leggenda dei “Giganti di Badolato” e dintorni sarebbe, comunque, da approfondire bene e ancora meglio sarebbe necessario provare ancora di più e archeologicamente l’esistenza dei giganti sulle nostre montagne delle Serre. Si sa che le leggende nascondono sempre un po’ di verità.

Domenico Lanciano – pubblicista

 

 

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