genitore figlio Permissivi ed indulgenti: è così che si vedono i genitori italiani, eccessivamente affettivi verso i figli tanto da rischiare di danneggiarli nella crescita. Permissivi ed indulgenti: è così che si vedono i genitori italiani, eccessivamente affettivi verso i figli tanto da rischiare di danneggiarli nella crescita. E forse anche con qualche senso di colpa per una presunta inadeguatezza. Nella relazione genitori-figli, il 37% è coperto dall’affetto, il 30% dal dialogo, il 23% dalle regole, il 10% dalle punizioni. Poi, se devono ricorrere alla punizioni, 7 genitori su 10 preferiscono limitare la libertà dei propri figli ed imporre loro comportamenti restrittivi, come vietare un’uscita con amici o la visione della tv, bloccare l’uso del cellulare. E’ quanto emerge da un indagine di Save the children sui sistemi educativi in Italia, realizzata da Ipsos. Altra percezione: i genitori di oggi, in genere (59%), si descrivono come meno severi rispetto ai propri (é il 69% fra coloro che hanno figli più grandi). In media, in una scala da 1 a 10, ritengono che il proprio grado di autorità nell’imporsi ai figli sia 4,7, mentre la severità delle punizioni raggiunge 4; il dialogo 8,5 e il grado di autonomia dei ragazzi nel percorso di crescita 7,4. Tuttavia, nell’educare i figli, il 25% di madri e padri ricorre ancora alle punizioni corporali, e quindi allo schiaffo o alla sculacciata; il 2% lo fa quasi tutti i giorni, mentre il 23% qualche volta al mese. Il 57% dei genitori si dice invece contrario e non li utilizza mai. In situazioni limite, ben il 53% dei genitori italiani dice di ricorrere alla punizione fisica. Fra coloro che hanno vissuto in famiglie in cui si faceva ricorso allo schiaffo, il 44% ritiene che siano ancora metodi validi, il 31% che lo sono addirittura completamente. “La punizione fisica – commenta Valerio Neri, direttore generale di Save the children – sembra costituire un vero e proprio codice di comunicazione non verbale, il voler segnalare in modo inequivocabile che si è superato un limite estremo, ma é anche una risposta ad un momento di esasperazione, di spavento, il tentativo di uscire da uno stato emotivo sgradevole. Sia da genitori sia dai ragazzi emerge il disagio di fronte ad un ‘metodo educativo’ che sicuramente non rappresenta quello più valido”. La ricerca segnala che in caso di schiaffi, genitori e figli hanno percezioni molto differenti: mentre i primi immaginano che il sentimento più forte provato dai figli sia quello del dispiacere, unito però alla consapevolezza di aver commesso un errore, per i ragazzi l’ episodio viene sì vissuto con dispiacere ma è forte anche la sensazione di non essere compresi, piuttosto che rabbia e desiderio di rivalsa. Oltre alle punizioni corporali ed alle restrizioni, i metodi ritenuti più efficaci sono: “sgridare i figli con decisione” (32%), “costringerli a svolgere delle attività non gradite” (21%). Il rispetto di sé e degli altri, l’autostima, è il valore più importante (74% dei genitori e il 60% dei ragazzi). Per i genitori stranieri emergono invece valori come la libertà o il perseguimento della felicità. I ragazzi dimostrano maggiore sensibilità verso valori quali la generosità (media 26%), la curiosità (20%), l’apertura verso il prossimo (20%). Save the children annuncia che il prossimo 31 marzo lancerà un “Manifesto per un’educazione non violenta” col fine di introdurre nel nostro paese il divieto delle punizioni corporali.

Gazzetta del Sud

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