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« Terezin. Le farfalle non volano qui » , una proposta di teatro di narrazione in cui si affronta la terribile realtà dei bambini che furono internati nel lager di Terezin prima di essere uccisi nelle camere a gas e bruciati nei forni crematori ad Auschwitz.

Nel campo di concentramento di Terezin furono rinchiusi 15.000 bambini di cui solo qualche centinaia riuscì a sopravvivere. La loro vita, conclusasi in un breve arco di tempo, fu dolorosissima , un vero inferno in terra, le sofferenze sia fisiche che morali furono allucinanti e inimmaginabili. Durante il periodo di internamento i bambini, tutti al di sotto dei 14 anni, riuscirono a scrivere poesie e comporre disegni.

Attraverso le loro opere, i bambini di Terezin hanno continuato a vivere e a comunicare i loro sentimenti, le paure, il terrore, la rabbia, l’angoscia, l’ansia, le speranze, i sogni dei loro ultimi giorni, mentre erano prigionieri, soli e abbrutiti dalla fame, dalle malattie, dal freddo, dalla violenza a cui, senza sosta, venivano sottoposti. Disegni e poesie che descrivono la vita squallida del ghetto, ci

comunicano un senso di oppressione e un’angoscia che toglie il respiro. Disegni e poesie che richiamano il sogno, il ricordo, la speranza, il desiderio di ritornare a vivere. Ed ecco che un bambino disegna una rosa e ne sente per un attimo il profumo penetrante o una farfalla e ne vede il colore giallo “così intenso,così assolutamente giallo” o la sua casa in cui spera di ritornare un giorno o un giardino pieno di fiori, ma la tristezza infinita e la malinconia struggente esplodono quando amaramente il bambino è costretto ad

ammettere che nel ghetto non volano farfalle, non penetra la luce, non si sente il calore dei raggi del

sole e i fiori nel piccolo giardino fioriranno quando il bambino sarà morto.

Con l’ausilio di qualche oggetto e di immagini/video l’attrice, sola in scena, nel doppio ruolo di narratrice e di superstite, ci fa rivivere da una parte, le sofferenze, le paure, la disperazione, la solitudine nel campo di concentramento di Terezin e dall’altra, attraverso i disegni e le poesie, la speranza dei bambini di rivedere di nuovo una farfalla volare sui prati.

Si ricrea quello che i bambini di Terezin hanno cercato di rispondere con la loro dolcezza e con il loro infantile dolore ad uno dei più allucinanti avvenimenti dell’ultimo conflitto mondiale.

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