salvatore mongiardo foto 2015Care Socie e cari Soci, con questo scritto vorrei esporvi parte dell’analisi e delle riflessioni dalle quali è scaturito il Manifesto che avete ricevuto. Questo commento è un discorso parziale perché la materia è vasta ed affascinante. Quanto esponiamo non è intoccabile né verità definitiva, ma è uno sforzo sincero, documentato e ragionato, di come ci appaiono oggi le cose. É soprattutto un invito a imboccare una strada che apre orizzonti nuovi verso i quali dobbiamo andare assieme: le questioni che la Nuova Scuola Pitagorica vorrebbe risolvere sono così grandi che non possono essere affrontate da un uomo solo.

Per questo motivo sono preziose le vostre considerazioni, suggerimenti ed esperienze che vorrete esporci. Diciamo pure che ci piacerebbe essere come una bella brigata di amici che si mettono in cammino verso la Terra di Elpis, la speranza in greco.

Premessa storica

Nell’antica Grecia le donne vivevano rinchiuse tra le mura del gineceo, la piccola parte della casa loro riservata. Non avevano diritti e il loro compito era fare figli e badare alla famiglia. La magnificenza delle figure femminili dipinte sui vasi dell’epoca nascondeva una triste realtà: la vita delle donne era insopportabile e spesso terminava col loro suicidio. In quello scenario nacque e si sviluppò il thìasos, che significava schiera sacra, brigata, compagnia di donne. Tiasote era una donna della schiera e tiasarca era la donna a capo del Tiaso. Il Tiaso più celebre fu quello della poetessa Saffo a Lesbo (circa 600 a. C.), dedito al culto di Afrodite o Venere. Le donne che lo frequentavano avevano la possibilità di esprimersi con poesie, corone di fiori e danze offerte alla divinità: si creava così uno spazio sacro che dava alla donna la libertà di esternare sentimenti e desideri ai quali i maschi erano sordi. La cultura greca era difatti essenzialmente maschile, dedita alla competizione per la gloria, alla guerra e all’omosessualità: di questo sono piene già le opere di Omero. In Magna Grecia -inizialmente l’attuale Calabria- la condizione della donna era diversa per due motivi. Il primo erano le donne che i coloni greci, tutti uomini, avevano trovato sul posto e sposato come le stesse italiche: queste vivevano libere tra la loro gente, e i coloni greci dovettero adattarsi a questa novità. Il secondo motivo fu l’insegnamento di Pitagora, il quale non solo ammetteva le donne come allieve accanto agli uomini nella sua scuola di Crotone, ma aveva 2 anche elaborato la dottrina della maggiore dignità della donna rispetto all’uomo. Secondo quella dottrina, la donna era depositaria naturale della giustizia perché non faceva distinzione tra figli e figlie e trattava tutti allo stesso modo. Inoltre la donna era detentrice della pace perché più vicina al Dio al quale offriva fiori e focacce, mai sacrifici di sangue. Questo secondo elemento si ricollega a un altro insegnamento pitagorico: la pace è una consuetudine che nasce dal rispetto degli animali. Se non osi uccidere l’animale, mai ucciderai un uomo. In Magna Grecia si formarono dei Tiasi Pitagorici, tra i quali quello che a Locri vide attiva la poetessa Nosside (circa 300 a. C). Quei Tiasi riconfermavano il diritto delle donne a riunirsi per dare libero sfogo alle loro idee e sentimenti che traboccano ancora oggi dai frammenti rimasti dei versi di Saffo e Nosside: potete trovarli in rete e ve ne raccomandiamo vivamente la lettura. In seguito, per estensione, il termine Tiaso indicò raggruppamenti di persone legate dall’identità culturale pitagorica.

Premessa filologica

Chiamiamo elemento femminile o semplicemente femminile l’animo della donna, la sua sacralità, il suo corredo emozionale, la sua capacità di generare figli e di creare armonia tra i viventi. Queste qualità femminili furono fuse da Goethe nell’espressione Eterno Femminino, Ewig-Weibliche, che così conclude il Faust:

L’irraggiungibile Diviene evento;
L’indescrivibile è compimento;
L’Eterno Femminino Verso l’alto ci attira.

Goethe vede la salvezza dell’uomo in una donna, Margherita. Molto prima di lui Dante era arrivato alla stessa conclusione con Beatrice, la donna capace di condurre al Paradiso Dante smarrito nell’Inferno. Questi due sommi poeti arrivarono in tempi diversi alla stessa conclusione che solo la donna può salvare l’uomo.

Un mondo al testosterone

Gli ultimi tremila anni di storia hanno visto tra l’altro la guerra di Troia, l’espansione dell’impero di Roma con una infinità di battaglie e il proliferare della schiavitù come mezzo di dominio e forza lavoro a basso costo. Dopo 3 vennero le invasioni dei barbari e il propagarsi del cristianesimo. Sembrava la soluzione di tutti i problemi poiché la schiavitù in teoria era abolita, ma poi si accesero i roghi contro eretici e streghe dalla Spagna alla Scandinavia, e scoppiarono guerre a non finire tra gli stessi cristiani. Non andava meglio in Oriente, dove Gengis Khan e Tamerlano con i loro eserciti seminavano morte e distruzione, mentre il Medio Oriente veniva conquistato a una nuova fede dagli eserciti islamici. E ancora prima che le lontane Americhe fossero scoperte, i regni aztechi e incas usavano la guerra per catturare migliaia di uomini che venivano sacrificati alle divinità dai sacerdoti. In Europa poi seguì la Riforma di Lutero, la Guerra dei Trent’Anni e in seguito la Rivoluzione Francese che pose fine al regime feudale. Sembrava arrivato un ordine più stabile, ma proprio in Europa alla fine scoppiarono due guerre mondiali con stragi spaventose ordinate da capi di Stato come Hitler e Stalin. Oggi abbiamo sotto gli occhi la visione di Mosul e Aleppo e di tante altre città del mondo islamico ridotte a un cumulo di macerie. A questo si aggiungono il terrorismo internazionale, i profughi di tutte le etnie e una crescita della popolazione mondiale fuori controllo. La situazione è sfuggita di mano ai governi: tutti abbiamo la sensazione che qualcosa di molto brutto stia per accadere e che comunque non ci sarà mai pace. Questo è un mondo al testosterone, l’ormone che connota l’aggressività del maschio, un mondo che si avvia all’autodistruzione per eccesso di violenza.

Perché succede tutto questo?

Nei tempi preistorici il maschio, più forte fisicamente, doveva lottare per sopravvivere contro nemici e fiere, ma quella sua forza diventò col tempo cultura, religione, eserciti, ordine costituito, economia, finanza. La prevalenza dell’uomo sulla donna non avvenne in tutte le terre allora abitate: fu limitata o addirittura assente in alcune popolazioni dedite all’agricoltura, mentre fu schiacciante tra le popolazioni dedite all’allevamento e alla pastorizia. Difatti, gli studi di antropologia ci confermano che in varie parti del mondo sopravvivono, sempre in regioni dedite all’agricoltura, piccole società matrilineari nelle quali la discendenza avviene per via femminile. In esse l’energia femminile può ancora esprimere le sue potenzialità pacificatrici. La stessa nascita dell’Italia è da ricollegarsi a questi scenari. Lo afferma Aristotele quando scrive nella sua Politica che Italo convertì il popolo degli enotri da allevatori ad agricoltori e diede loro il suo nome. Per una condizione 4 territoriale e climatica favorevole, nelle terre comprese tra Jonio e Tirreno della Calabria, si verificava il cammino dall’allevamento animale verso l’agricoltura. Avvenne così un cambiamento antropologico, non ancora compreso dagli storici nella sua importanza, che favorì tra l’altro la libertà delle donne e la giustizia sociale. Nello stesso periodo, circa il 2000 a.C., Abramo vagava nel Medio Oriente con le sue greggi in cerca di pascoli a causa del processo naturale di desertificazione di quelle terre. Attuava cioè un percorso inverso rispetto a quello che si verificava nell’Italia di Italo. Maria Gimbutas (1921-1994), antropologa lituana, ha studiato i reperti del neolitico che provano nel bacino del Mediterraneo l’esistenza di società che lei chiamò gilaniche, dalla radici greche Gine-donna e Aner-uomo unite dalla lettera L. In quelle società agricole, prospere e pacifiche, il potere era esercitato da uomini e donne assieme. Erano le società della condivisione e del dono, non quelle gerarchiche in cui il potere è detenuto da un maschio a danno di altri. Era anche il tempo della Dea Madre, perché una volta il femminile era sacro. La donna, generatrice di vita, mediatrice tra vita e morte, sacerdotessa della Dea, presiedeva ai riti di morte e rigenerazione in contatto perenne con i cicli della natura. Le società gilaniche sopravvissero finché arrivarono i popoli Kurgas provenienti dal sud del Volga. Questi avevano inventato le armi e addomesticato i cavalli e spazzarono via quelle società sostituendole con il patriarcato dove le donne, relegate a un ruolo marginale, non potevano più dare il contributo dell’energia femminile.

Perdita dell’identità femminile

Le epoche storiche conosciute ci mostrano le donne, chiuse in ambiti domestici con un profondo senso di inferiorità verso l’uomo, costrette a pagare un caro prezzo con violenze subite e perdita del ruolo sociale, cioè della possibilità di incidere sulle sorti del mondo. Sono così diventate inconsapevoli della loro profonda energia rinnovatrice e pacificatrice. Di conseguenza hanno lasciato la conduzione del mondo in mano a una organizzazione conflittuale e competitiva, perdendo la fiducia e la coscienza dell’energia di cui sono naturalmente dotate. Il risultato è stato un degrado della qualità della vita con un numero incalcolabile di vittime, soprattutto maschi, uccisi in tutte le guerre. Nelle epoche a noi vicine, la convivenza del maschile e del femminile ha visto evoluzioni controverse e drammatiche. Con i rivolgimenti degli anni Sessanta del XX secolo le donne hanno cominciato a prendere coscienza della loro condizione 5 inaccettabile, hanno marciato e introdotto il divorzio, l’aborto e un nuovo diritto di famiglia che stabilisce la parità tra uomo e donna. Ma questo non basta e può anche essere fuorviante. Difatti, da un punto di vista giuridico la parità tra uomo e donna è indubbiamente positiva, però non risolve il problema di fondo che consiste non nella parità, ma nell’armonizzazione del maschile col femminile che sono diversi per natura. Ricordo le giornate del Maggio 1968 a Parigi che ho vissuto in prima persona. Era una grande festa, gioiosa e felice, nella quale migliaia e migliaia di donne dimostravano esprimendo una forza vitale così piena che non ho mai più visto.

Un modello sbagliato di donna

Quale sia il modello positivo di donna dovrebbero dirlo le donne stesse. Ricordiamo che Eva nel mondo biblico e Pandora in quello greco furono considerate le rovina dell’uomo. Quei modelli antichi negativi sono penetrati a fondo nella cultura e hanno portato in molti casi le donne alla disistima di se stesse. Forse per questo a volte le donne hanno preso come modello vincente quello maschile, come per esempio ha fatto la regina d’Egitto Cleopatra. Lei era irresistibile per Cesare e Antonio perché si comportava da maschio, voleva il potere ed era come loro spregiudicata. Per il potere fece uccidere suo fratello Tolomeo e la sorella Arsinoe, ma dovette alla fine uccidersi con l’aspide mentre i suoi tre figli maschi, avuti da Cesare e Antonio, furono eliminati ancora bambini da Augusto.

Il Nuovo Tiaso

L’analisi storica delle società agricole, con maschile e femminile in armonia, ci dà delle preziose indicazioni, ma non può essere più proposta oggi in un mondo dove l’agricoltura e la stessa industria si fondono con lo sviluppo di nuove tecnologie. Il Tiaso pitagorico moderno vuole coinvolgere uomini e donne, grandi e piccoli, indipendentemente dalle convinzioni personali, politiche o religiose. Nessuno può essere a priori escluso. Il Tiaso ambisce a essere la fucina dove fondere maschile e femminile per creare un nuovo modello di vita e di società che favoriscano una vita degna di essere vissuta. Il Tiaso si concretizza in incontri di uomini e donne che si riuniscono per proporre iniziative che favoriscano l’inserimento del femminile nella vita quotidiana, nella gestione del potere, nei governi, perfino nelle religioni e nell’insegnamento. 6 Mentre riconfermiamo la presa di coscienza come mezzo principale per creare un nuovo ordine, ci rendiamo conto che essa da sola non basta. Pitagora e Platone si sprecarono nell’aiutare le persone a prendere coscienza, ma alla fine rischiarono la vita e furono sopraffatti da politicanti che avevano in mano il potere. Perciò ci sembra importante favorire le donne al potere, ma è ancora più importante quello che uomini e donne al potere faranno per cercare di cambiare il mondo. É questo l’obiettivo che rimane, almeno finora, il più difficile di tutti. Il Tiaso nasce e cresce per iniziativa di persone che non si rassegnano a vivere male e sono disposte a battersi fino in fondo per un cambiamento radicale. Il Tiaso vuole dare un senso alla vita e far cessare questo nonsenso che è il mondo di oggi. Il Tiaso è l’occasione per donne e uomini di essere madri e padri di una nuova umanità oltre il legame carnale. Tutta la storia umana sembra tendere a questo scopo che oggi per la prima volta viene chiaramente indicato dalla Nuova Scuola Pitagorica. Chi è mosso dalla brama di impegnarsi in questa audace avventura invita i suoi amici, familiari e conoscenti a un Tiaso. Il desiderio fortissimo di operare per il cambiamento è l’anima del Tiaso e della stessa Nuova Scuola Pitagorica. Su questa strada ci aiuta Eraclito con la Dottrina dell’Insperabile, vale a dire dell’impossibile, che si realizza solo se lo desideriamo fortemente: L’insperabile è arduo da comprendere E nessuna strada vi conduce Se non speri l’insperabile Non lo scoprirai mai. La liberazione del desiderio è alla base del cambiamento e della crescita, ma l’evoluzione delle società ha portato troppo spesso a un blocco del desiderio, al prevalere della paura o della convinzione che un sistema mai potrà cambiare. Il Tiaso è quindi un luogo di scambio di desideri, d’idee e di proposte per costruire sulla Terra la casa pacifica e comune di tutti i viventi. Salvatore Mongiardo 16 novembre 2016 7

MANIFESTO DEL TIASO PITAGORICO

La Nuova Scuola Pitagorica propone come suo organo principale il Tiaso Pitagorico quale luogo d’incontro tra uomini e donne per arrivare alla conciliazione dell’elemento maschile col femminile e ritrovare un rapporto armonico con la natura. In tempi remoti esistevano delle comunità dove uomini e donne vivevano condividendo la gestione del potere in armonia. Con il susseguirsi degli eventi storici, quel rapporto armonico si è squilibrato ed è prevalsa un’organizzazione patriarcale e gerarchica dove l’energia femminile ha perso il suo valore all’interno della società. Nell’antica Grecia, nonostante le rappresentazioni delle belle figure femminili a noi giunte, la reale condizione delle donne era insostenibile perché predominava la cultura maschile della gloria, della guerra e della competizione politica. In quel contesto si sviluppò il Tiaso, nato originariamente come luogo di aggregazione femminile legato a rituali religiosi ed educativi. Nella Magna Grecia, grazie alle sue particolari dinamiche di sviluppo e a Pitagora, il Tiaso si elevò ad organizzazione filosofica dove le donne erano libere di esprimere le loro idee, proposte e i propri sentimenti. Quei tentativi tuttavia non bastarono e l’evoluzione dell’umanità ha poi assistito a un riproporsi continuo di questa disarmonia, espressa con violenze, guerre e aggressione alla natura. Nonostante i recenti movimenti per la difesa dei diritti della donna, che hanno portato comunque a dei risultati positivi sul piano giuridico e sociale, non si è ancora concretizzata l’armonizzazione di maschile e femminile che Pitagora professava. A tal fine la Nuova Scuola Pitagorica predispone col Tiaso la creazione di reti, confronti e iniziative in varie città e nazioni, attività di sensibilizzazione e collaborazione con altre organizzazioni che inducano ad una presa di coscienza di sé, dei problemi e dei modi per superarli. Il Tiaso Pitagorico intende inoltre promuovere un’esplorazione delle energie, capacità, idealità, desideri e attese sia di donne che di uomini per capire a fondo le loro differenze e potenzialità ed attingere da esse nuove energie per una rigenerazione universale.

Leggi o scarica il documento originale: COMMENTO AL MANIFESTO DEL TIASO PITAGORICO

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