logiudice1“A squagghiata da nivi, si virinu i pirtusa. Quando squaglia la neve, spuntano i buchi.” Ricorrendo al noto proverbio siciliano Danilo Lo Giudice ha denunciato quello che ha definito “il Commissariamento della Sicilia da parte dello Stato”. Intervenendo poco fa in Assemblea Regionale Siciliana, il parlamentare messinese di Sicilia Vera ha ricordato che se da un lato il recente accordo con il Governo nazionale viene presentato come lo strumento per salvare i conti della Regione, dall’altro non si dice quali saranno i costi di questa operazione: “un costo che non sarà contenuto”. Lo Giudice ha ricordato che già un precedente documento era stato sottoscritto da Musumeci nel 2018 con diversi e importanti elementi per la finanza regionale. “Già quell’accordo – ha detto Lo Giudice rivolto all’Assessore Armao – prevedeva dei passaggi importanti per l’aggiornamento delle norme di attuazione dello Statuto, l’individuazione della modalità di assegnazione alla Sicilia dell’imposta di bollo, la fiscalità di vantaggio per gli insediamenti produttivi, la definizione dei criteri per l’attribuzione dell’IVA alla Regione. Di tutto questo non si hanno notizie e il Governo regionale dovrebbe dirci quale è la realtà dei fatti, dare al Parlamento un aggiornamento su ciò che è stato fatto in questi anni.” Lo Giudice ha fatto un lungo elenco di “impegni disattesi” assunti già nei precedenti accordi con lo Stato già dal 2017. Tutti casi rispetto ai quali “a pagare i ritardi sono i siciliani” come nel caso delle partecipazioni societarie “mentre di alcune società non conosciamo nemmeno i bilanci” o delle società in liquidazione “dove si continuano a nominare “trombati della politica” come Commissari che non producono alcunché” oppure la riduzione dei centri di costo o della spesa per gli organi di amministrazione e controllo degli enti. “Mentre di tutto questo si discute senza fare nulla – ha detto Lo Giudice – la Sicilia affonda.” Per Lo Giudice quindi “tutti questi accordi, con questi elenchi che ci dicono cosa fare, come farlo e quando farlo altro non sono che un vero e proprio commissariamento della Sicilia. La verità è che ci siamo ridotti a far versare ai Siciliani il dazio e a versare questo dazio supinamente allo Stato, calandoci letteralmente le braghe. Tutto questo perché se è vero che abbiamo ottenuto di spalmare in dieci anni il debito, abbiamo rinunciato alle nostre prerogative, alle nostre esigenze ed anche a quanto era stato ottenuto in precedenza.” Concludendo il suo intervento, Lo Giudice ha quindi detto che “occorre una decisa inversione di tendenza perché oggi siamo obbligati a firmare questo accordo con le spalle al muro, ma questo vuol dire che non abbiamo svolto quelli che erano “compiti per casa” ed è un fatto che non possiamo permetterci.”

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