psicopedagogiaCosì come la capacità e funzionalità di una ditta è strettamente dipendente e legata agli altri: dirigenti, impiegati, operai, fornitori, allo stesso modo la funzionalità del mondo affettivo relazionale è in rapporto alla possibilità e capacità degli adulti che circondano il bambino.

È il mondo interiore degli adulti che prepara, attiva ed aiuta lo sviluppo del suo mondo affettivo.

Questa funzionalità, solo in piccola parte dipende dal soggetto stesso, perché non è il bambino che può gestire la rete affettiva o trovarsi un ambiente a lui favorevole: sono gli altri che devono cercare e offrire queste cose. La responsabilità di noi adulti è pertanto notevole.

Il cucciolo dell’uomo non è in grado di cercarsi una madre buona, presente. affettuosa, serena, non è in grado di trovarsi un padre attivo, autorevole, affettuoso, dialogante, come non è in grado di trovare una famiglia che viva con serenità e gioia buona parte dei momenti della sua giornata.

Solo in un secondo momento, quando già la sua personalità si è quasi completamente formata, avrà capacità di scelta e di gestione. Solo in un secondo momento potrà discernere ed avvicinarsi agli amici e alle persone che lo fanno sentire bene, che lo accettano, comprendono e valorizzano o, al contrario, potrà allontanarsi dalle persone che lo fanno soffrire o gli rendono la vita difficile.

Le sue capacità nella gestione del mondo affettivo sono pertanto minime alla nascita; aumentano lentamente e gradualmente con gli anni e solo nell’adulto vengono pienamente esplicitate.

Come tutte le potenzialità umane: motilità, linguaggio, capacità logico – percettive, autonomia, ecc. anche la capacità di saper vivere e gestire il mondo degli affetti, si sviluppa mediante l’educazione. E’ l’educazione che rende concreto e palpabile il progetto di sviluppo presente nei nostri geni.

Così come ogni costruzione necessita oltre che di un progetto preciso che faccia da guida e da riferimento, anche di ingegneri, architetti, operai e muratori, che trasformino quel progetto in pilastri, mura, pavimenti, anche lo sviluppo affettivo, il cui progetto è già scritto nei nostri geni, ha bisogno, per diventare realtà concreta, di un apporto ambientale adeguato e di educatori preparati ed impegnati a tale scopo. L’uomo ha la possibilità di esprimere la sua umanità solo se altri uomini si impegnano ed investono buona parte delle loro energie per questo obiettivo.

D’altra parte, così come alla fine della costruzione di una casa, se questa risulterà invivibile o con i muri pericolanti come la torre di Pisa, è al binomio progetto ed ambiente che daremo la responsabilità e non soltanto ad uno solo degli elementi, anche per l’alterato o patologico sviluppo affettivo – relazionale è nel binomio patrimonio genetico e ambiente che dovremo cercare le cause del fallimento.

Per ambiente intendiamo il luogo e la casa dove nasciamo e muoviamo i primi passi, ma soprattutto le persone che guideranno e accompagneranno questo progetto nella sua realizzazione. Anche l’ambiente fisico e sociale ha la sua importanza: vi è un ambiente che facilità questo lavoro dei genitori, vi è un ambiente che l’ostacola o lo rende impossibile.

Aver raggiunto un certo grado di benessere economico e materiale è sicuramente utile in quanto, se le difficoltà economiche sono eccessive, ne risente in maniera negativa anche il benessere affettivo. Ma anche un benessere materiale eccessivo, così com’è attualmente per larghe fasce delle popolazioni del mondo occidentale, può creare problemi allo sviluppo affettivo del bambino, sia perché l’eccesso di benessere non rappresenta la palestra migliore per sviluppare nell’essere umano la forza e la grinta necessarie per affrontare la vita, sia perché l’abbondanza di denaro conduce spesso i genitori a comportamenti educativi permissivi e, nel minore, stimola il disimpegno, l’apatia, l’abulia, il vizio, l’abuso di alcool o un più facile uso di sostanze stupefacenti.

E’ un grave errore pertanto puntare, come viene fatto attualmente, ad un continuo costante aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo). A questo indicatore del livello medio della ricchezza disponibile per abitante si associa il concetto di benessere di una data popolazione. Concetto fondamentalmente falso in quanto, non è assolutamente dimostrato che i popoli più ricchi siano anche i più felici. “Nel settembre 2006 è stato il Governo cinese a incaricare l’Ufficio nazionale di statistica di elaborare un “indice della felicità” del popolo, da affiancare al PIL per rilevare il benessere collettivo e adottare politiche efficaci. Sarà perché, nonostante il boom economico senza pari e i redditi medi pressoché triplicati, uno studio ha dimostrato che la soddisfazione del cinese medio è oggi più bassa rispetto al 1994 ”

Se una madre cucina ottimi pranzetti per i suoi familiari il PIL non aumenta, se invece compra gli stessi cibi nella rosticceria più vicina il PIL aumenta; ma dubitiamo che aumenti il benessere suo, del marito o dei figli. Se un bambino viene curato e assistito dai suoi genitori o dai nonni disponibili il PIL non aumenta ma, se viene affidato alle cure prezzolate di una baby-sitter o di un asilo nido, il PIL aumenta. Ma siamo certi che aumenterà anche la gioia e la serenità di quel bambino? Se una donna o un uomo anziano viene amorevolmente assistito dal marito, dalla moglie o dai figli, il PIL non aumenta, se invece si occupa di lui o di lei una badante o il personale di un gerontocomio il PIL aumenta; ma dubitiamo molto che aumenti anche il benessere dell’anziano. Se giovani ed adolescenti restano a casa a leggere un buon libro o escono con gli amici per fare una bella salutare passeggiata il PIL non aumenta, se spendono cifre notevoli per andare in discoteca il PIL aumenterà; ma chi può dire che per molti di questi giovani abbrutiti dall’alcool, dalle droghe, dalla promiscuità sia aumentato il benessere?

Se la ricchezza globale è alta, così come è alta nel mondo occidentale, il problema non consiste nel cercare di aumentarla ancora di più, ma soltanto di distribuirla più equamente.

Per quanto riguarda il periodo nel quale avviene lo sviluppo affettivo, è sicuramente nei primi mesi e anni di vita che si gioca buona parte della partita. Ciò non toglie che sono importanti anche i vissuti e gli incontri degli anni successivi che potranno dare, oppure no, apporti specifici per la buona costruzione e conservazione di un valido e funzionale mondo affettivo – relazionale.

Così come in una casa sono proprio i primi lavori quelli durante i quali vengono approntate le fondamenta, che assicureranno oppure no la stabilità e la sicurezza dell’edificio, è nei primi anni di vita che si forma la personalità dell’individuo, che può pertanto essere serena o ansiosa, gioiosa o triste, adeguata o inadeguata, responsabile o irresponsabile, dolce o aggressiva, accogliente o reattiva, sana o disturbata, in rapporto a come sono stati vissuti questi primi anni.

Ma, così come per la casa, futuri avvenimenti o disastri ambientali potranno intaccarne le strutture e anche la sua solidità in ogni momento, anche per le personalità più forti e ben strutturate, esperienze e avvenimenti negativi e traumatizzanti potranno incidere in maniera negativa e demolitiva in ogni fase della vita, anche nell’età adulta o nella vecchiaia.

Dr. Emidio Tribulato – Neuropsichiatra e psicologo.

 

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