autismoPer quanto riguarda la vita emotiva la prima cosa che è necessario sfatare è l’idea che i bambini con Disturbo Autistico non proverebbero emozioni di sorta o comunque che le loro emozioni siano notevolmente ridotte rispetto ai bambini normali. Le esperienze da noi rilevate e quelle riportate da questi stessi bambini, quando riescono a manifestare ciò che provano nel loro animo, ci dicono esattamente il contrario: essi sono notevolmente ricchi di emozioni, anzi sono invasi dalle emozioni, le quali sono vissute in maniera tanto intensa e coinvolgente da avere notevoli difficoltà a difendersene o controllarle efficacemente. Dice, infatti, la GRANDIN T. una donna con autismo ad alto funzionamento, studiosa del comportamento animale, nel suo racconto-saggio “Pensare in immagini”: ‹‹Alcuni ritengono che le persone con autismo non abbiano emozioni. Io ne ho eccome, ma sono più simili alle emozioni di un bambino che a quelle di un adulto››. E poi aggiunge: ‹‹Le mie emozioni sono più semplici di quelle della maggior parte delle persone. Non so cosa siamo le emozioni complesse in una relazione umana. Io capisco soltanto le emozioni semplici, come la paura, la gioia, la tristezza››.

L’ansia

La prima e principale emozione che abbiamo rilevato in loro è un notevole stato di ansia patologica. L’ansia è un’emozione che tutti noi proviamo comunemente nel corso della vita. L’avvertiamo da studenti, in attesa dell’interrogazione o quando dobbiamo affrontare i primi appuntamenti con una persona alla quale teniamo molto. L’ansia spesso accompagna le mamme durante la gravidanza. È vicina ai neo-papà i quali, dietro la porta della sala parto, aspettano che la consorte metta al mondo il loro primogenito.

Se vi è un’ansia piacevole, quando questa è lieve e si associa a qualcosa di gradevole o entusiasmante, vi è un’ansia sgradevole e penosa quando quest’emozione è intensa o dà delle reazioni psicofisiologiche notevoli.

L’ansia, infatti, ha dei notevoli risvolti sul corpo, sulla psiche e sui comportamenti di chi la prova. L’aumento della noradrenalina che essa provoca dà alla persona una sensazione penosa di attesa, malessere, tensione, paura, apprensione e preoccupazione, con possibili, conseguenti, risvolti psicofisiologici: come l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, la sudorazione, i dolori al petto, la cefalea, la sensazione di respiro corto, la nausea, il tremore interno, i formicolii, le contratture dolorose allo stomaco e all’intestino, la secchezza alla bocca, i disturbi del sonno, le vertigini ecc.. Questo stato di allerta nel quale sono costretti, a volte per ore, gli organi del nostro corpo, lascia nella persona che ne soffre, uno stato di stanchezza e prostrazione che può durare molte ore.

L’ansia può essere considerata un’emozione fisiologica quando serve a concentrare tutte le proprie capacità nell’affrontare un problema o quando è utile per proteggerci da un pericolo reale. È, invece, patologica, quando si attiva troppo frequentemente o, addirittura, si presenta senza alcun motivo apparente, quando dura troppo a lungo, quando è abnormemente intensa o provoca eccessive risposte psicosomatiche.

Gli effetti dell’ansia, sulla vita affettiva ed intellettiva, sono altrettanto numerosi degli effetti provocati sul corpo.

1. Quando si è in preda ad un’ansia intensa diminuiscono le capacità di osservare in modo obiettivo la realtà, in quanto sia le persone che l’ambiente che ci circonda sono vissuti come potenziali fonti di preoccupazioni, rischi e pericoli.

2. Il rendimento delle persone ansiose nel lavoro, nello studio e nelle varie occupazione è notevolmente incostante. Se, in alcuni casi e in alcuni momenti, lo stato di eccitazione presente in queste persone permette loro di condurre imprese e attività straordinarie, il più delle volte questa emozione impedisce o rende difficili le capacità di attenzione, memorizzazione e concentrazione per cui può rendere notevolmente difficile, per chi la subisce, affrontare situazioni anche semplici, così come può risultare difficile a costui effettuare compiti banali.

3. Il rapporto con gli altri diventa incostante e spesso conflittuale, in quanto l’ansia fa aumentare l’eccitabilità, l’irritabilità e l’aggressività.

4. Notevoli sono poi le difficoltà nella comunicazione interpersonale in quanto risulta problematico saper ascoltare l’altro e capire i suoi pensieri, sentimenti ed emozioni. Così com’è complesso entrare in empatia con l’altro e dare risposte costanti, coerenti ed adeguate.

Ciò avviene per vari motivi:

• le azioni di chi è in preda all’ansia sono dettate più dall’impulso del momento che non da un sereno ragionamento;

• la stanchezza e lo stato di prostrazione che questa emozione provoca quando è frequente, duratura e intensa, sottrae le energie necessarie per rispondere adeguatamente alle richieste altrui;

• inoltre la persona ansiosa, senza volerlo, crea negli altri uno stato di tensione, allarme ingiustificato e malessere per cui, nei rapporti interpersonali, prevalgono i segnali di instabilità, irritabilità e aggressività, piuttosto che quelli di comprensione, accordo, reciproco sostegno e aiuto.

Ci piace paragonare l’Io in preda all’ansia ad un uomo sopra una zattera, mentre attorno a lui il mare è sconvolto dalla tempesta. Sballottolato dai marosi, investito dalle raffiche di vento e dalla spuma delle onde, gli è difficile ragionare serenamente e operare con razionalità. Le reazioni di quest’uomo saranno essenzialmente di due tipi: se in alcuni casi preferirà rimanere immobile, aggrappato al sartiame in attesa e nella speranza della bonaccia, in altri casi egli si agiterà e impegnerà fino allo spasimo per cercare di sfuggire alla tempesta e non soccombere. Allo stesso modo alcune persone, quando sono investite dalla bufera dell’ansia, preferiscono rimanere apatiche e scarsamente attive, così da distendere al massimo il proprio corpo, con la speranza che anche l’animo si distenda, mentre altre persone, invece, nella speranza di scacciare questa inquietante emozione, si attivano notevolmente nel lavoro, negli impegni quotidiani, nelle attività motorie e negli sport in modo eccessivo e, a volte, caotico.

L’ansia nei bambini

I bambini spesso non riescono a comunicare in modo diretto la loro ansia, ma questa si rende evidente dai loro atteggiamenti e comportamenti. Riconosciamo facilmente la loro ansia dal pianto più frequente e continuo, anche per occasioni banali, dall’aumento dei capricci, così come dall’accentuarsi dell’irritabilità e dell’instabilità. Questo loro stato di sofferenza è reso palese dalla constatazione che nulla riesce ad accontentarli e soddisfarli, incontrano maggiori difficoltà ad effettuare i compiti giornalieri e la loro concentrazione diventa altalenante. Alcuni di loro, addirittura, rifiutano di allontanarsi dalla propria casa o dai propri genitori, cercano, in tutti i modi, di non andare a scuola e hanno bisogno di rassicurazioni continue. I bambini ansiosi, inoltre, possono avere difficoltà nell’addormentamento o svegliarsi di soprassalto, in preda agli incubi. Spesso si mordicchiano le unghie (onicofagia). Il loro corpo, a volte, può essere scosso dai tic, così come possono avere difficoltà nel respirare profondamente, lamentando come un nodo alla gola. L’ansia si manifesta visibilmente anche nei loro disegni, ricchi di tratti “nervosi”. Mentre, nelle fantasie e nei racconti che essi fanno, prevalgono temi angosciosi. Per non parlare delle tante somatizzazioni: dolore al pancino, vomito, diarrea, enuresi e, nei casi più gravi, perdita di feci (encopresi).

In definitiva molti dei sintomi psicoaffettivi che notiamo nei bambini, hanno come componente principale quest’emozione, la quale appare come il substrato di buona parte della patologia psichica. L’ansia, infatti, è commista alle paure e alle fobie, rappresenta il risvolto della medaglia nei casi di depressione infantile, stimola la continua attività motoria del bambino iperattivo, è notevole ogni volta che l’attenzione appare labile e incostante, sebbene, altre volte, sia nascosta dall’apparente apatia e indifferenza.

L’ansia nel Disturbo Autistico

Quest’emozione, a nostro parere, è presente in modo massiccio nei bambini con Disturbo Autistico. Tuttavia, in questa patologia, stranamente, la si riconosce più facilmente nei casi lievi o quando il bambino sta velocemente progredendo verso la normalità, che non nei casi più gravi, nei quali è mascherata dagli altri sintomi più eclatanti e vistosi come le stereotipie, gli importanti disturbi relazionali, del linguaggio e della comunicazione o dall’apparente apatia e indifferenza. L’ansia del bambino con autismo ad alto funzionamento è evidente da molti segnali: intanto dalla labilità nell’attenzione, dalla iperattività, dall’ipercinesia e dalla rapidità e impetuosità dei suoi giochi e dal modo “nervoso” con il quale affronta tutte le situazioni e tutti i compiti compresi quelli scolastici. Gli insegnanti e i genitori notano che il bambino ha notevoli difficoltà a vivere molti momenti della sua vita in modo rilassato e tranquillo. Riferiscono: ‹‹Passa continuamente da un oggetto all’altro, è precipitoso in tutto quello che fa, è un vulcano sempre attivo, non sta mai fermo››. Notano, inoltre, che il bambino, quando è più teso o nervoso, quando deve affrontare qualche impegno più importante o quando ricerca nell’attività in cui è impegnato una maggiore concentrazione, si mordicchia le dita.

Gli adulti osservano che nel rapporto con i compagni, nonostante il bambino con Disturbo Autistico ad alto funzionamento, a volte, voglia e cerchi di entrare in relazione con loro e ci tenga alla loro amicizia, ha notevoli difficoltà a rispettare i turni e le regole e fa fatica ad accettare i desideri dell’altro, per cui, vinto dall’inquietudine interiore, tende ad imporre il proprio gioco ed i propri desideri, provocando il rifiuto e l’emarginazione da parte dei coetanei.

Nelle gravi forme di autismo quest’emozione la possiamo riconoscere dalle apparentemente imprevedibili, frequenti, rapide, improvvise oscillazioni dell’umore, dalle crisi d’angoscia acuta, a volte provocata da minime frustrazioni e dai racconti che, a volte, questi bambini riescono ad esprimere. Racconti nei quali prevalgono temi notevolmente paurosi e angoscianti. Racconti nei quali l’ansia riesce a scoordinare l’organizzazione strutturale delle idee, per cui viene alterata la sequenzialità con la quale gli avvenimenti sono riportati, così come viene alterata la logicità dei contenuti, che diventano slegati e ricchi di numerose interruzioni. Ed è sempre l’ansia che incide sui contenuti stessi dei racconti per cui questi bambini, negli avvenimenti che riportano, inseriscono temi coprolalici, aggressivi, violenti e ricchi di angoscia. Inoltre, proprio perché sono alla ricerca continua di modalità di difesa dall’ansia che li pervade, alcuni di questi bambini non sopportano i cambiamenti e/o gli spostamenti di oggetti intorno a loro, in quanto, come nei soggetti con disturbi ossessivi, ogni cambiamento comporta in loro maggiore instabilità che accentua l’ansia che pervade la loro mente. E ancora come spiegare il loro riso nervoso o non adeguato alle circostanze se non come dei tentativi per cercare di diminuire questa emozione che pervade la loro mente?

Dice la GRANDIN T.: ‹‹Quando ero più giovane, l’ansia alimentava le mie fissazioni e agiva da fattore di motivazione››. E ancora: ‹‹Ora mi rendo conto che a causa dell’autismo, il mio sistema nervoso era in uno stato di ipervigilanza, e ogni piccolo inconveniente poteva suscitare una reazione intensa››. ‹‹Gli attacchi d’ansia più leggeri mi sollecitavano a scrivere pagine e pagine nel mio diario, mentre quelli più gravi mi paralizzavano e mi facevano desiderare di rimanere a casa, per paura che mi venisse un attacco in pubblico››. Scrive ancora la GRANDIN T. : ‹‹Il mondo della persona autistica non verbale è caotico e le crea confusione››. ‹‹Si immagini uno stato di iperattivazione nel quale si è inseguiti da un pericoloso aggressore in un mondo di caos totale››.

L’intensità e la gravità con la quale questi bambini sono coinvolti da quest’emozione è facilmente evidenziabile, anche se in modo indiretto, dai notevoli e numerosi sistemi di difesa che essi sono costretti a mettere in atto, per cercare di contenerla, diminuirla o mascherarla. Pertanto le attività ripetitive, le stereotipie motorie e del linguaggio, le strane abitudini, i rituali, l’apparente indifferenza, il distacco, la chiusura, lo sguardo indiretto, non sono altro che modalità di difesa atte a contenere, limitare o mascherare, per quanto possibile, il notevole stato d’angoscia presente, quasi costantemente, nell’animo di questi minori. Anche l’autolesionismo, così come avviene in pazienti borderline, può essere utilizzato per ridurre la tensione interiore, in quanto il dolore che viene ad essere provocato serve a distrarli per qualche momento dai vissuti angoscianti.

Altri segnali della presenza costante e pervasiva dell’ansia troviamo nei disturbi del sonno e nello scarso controllo degli sfinteri. Il bambino con autismo può presentare disturbi del sonno come l’ insonnia calma, oppure l’insonnia agitata. ‹‹Nell’insonnia calma, il piccolo bambino tiene gli occhi spalancati nel buio senza dormire, ma senza manifestare né reclamare la presenza materna[…] Nell’insonnia agitata il bambino grida, mugugna, urla, senza potersi calmare per delle ore, ogni notte››. Spesso, nei bambini con autismo sono presenti disturbi nel controllo degli sfinteri per cui può essere presente enuresi, ma anche encopresi. Ciò conferma la presenza di un notevole stato di apprensione che rallenta, altera o rende difficile il controllo sfinterico.

Dr. Emidio Tribulato – Neuropsichiatra e psicologo. Direttore del Centro Studi Logos di Messina

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