logo costajonicawebPer il sindaco Carlo Caputo la mafia a Belpasso è roba che appartiene al passato. Almeno così sostiene nella nota che lo stesso primo cittadino ha pubblicato sul proprio profilo Facebook lo scorso 1 agosto. Belpasso, per Caputo, è un paese che «E’ STATO – e lo scrive in maiuscolo – con forte presenza mafiosa».

Un’affermazione che non giova a nessuno, e che è tanto più grave poiché proviene da una figura istituzionale.

Che la mafia a Belpasso ci sia e goda di ottima salute non lo diciamo noi di Antimafia e Legalità – giovane associazione contro l’usura, il racket e la corruzione che ha sede proprio a Belpasso – ma lo dicono le cronache, i processi e le sentenze.

Eppure il sindaco sembra essere preoccupato d’altro, e in particolar modo di attaccare chi ha scelto di intraprendere la strada della legalità e chi fa antimafia.

 

Una questione che non ci appassionerebbe per niente, se però non fosse lo stesso sindaco a riferire di circostanze inquietanti: nel suo post, Caputo allude a personaggi di Belpasso che, a suo giudizio, «hanno fatto affari accettando le leggi della mafia, hanno preso lavoro con quelle leggi e poi si sono ravveduti, si sono pentiti, quasi che qualcuno li avesse obbligati a lavorare in quel modo. Quasi che qualcuno li avesse obbligati a fare i furbi».

Affermazioni di cui chiediamo conto al sindaco: se conosce i nomi di tali soggetti, già collusi con la mafia, ha il dovere di recarsi in Procura e denunciarli. Qualora non lo facesse sarà questa Associazione a chiedere alla Procura di convocarlo per chiarimenti.

 

Il Sindaco, poi, se la prende con coloro che a Belpasso si sarebbero costruiti “un certificato immaginario” di antimafia, affermando che le loro inchieste “non sono servite a nulla”. Anche in questo caso egli deve fare i nomi, altrimenti taccia per sempre.

 

Bisogna avere, fino in fondo, il coraggio delle proprie opinioni. Alcuni associati di “Antimafia e Legalità” hanno avuto il coraggio di denunciare i loro usurai ed estorsori, determinando decine di arresti ed anche le prime condanne.

Infine è opportuno ricordare ai cittadini di Belpasso che il vicepresidente di questa Associazione, nel 1990, ha cominciato a difendere, come avvocato, i collaboratori di giustizia del gruppo mafioso di Pulvirenti Giuseppe, detto “U Malpassotu”. La mafia a Belpasso non è stata ancora sconfitta del tutto, e il compito dell’Associazione “Antimafia e Legalità” è anche quello di dare il proprio contributo di conoscenza e consapevolezza affinché ciò si realizzi.

 

 

 

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