L’alacre attività dell’associazione culturale «Esperidia – Un mondo per l’arte» nell’intento di valorizzare artisti locali ha inaugurato una mostra particolare, contrassegnata da pittori che esprimono non solo motivi, ma anche parole, dal titolo «Prisma: pensieri, parole, colori». A chiarire il significato della denominazione è Anna Parisi, una delle fondatrici la galleria: infatti, il corpo solido, posto al centro dell’area espositiva rappresenta l’arte, giacché esso assorbendo la luce la rifrange verso le pareti circostanti in molteplici colori simboleggianti le varie tendenze figurative.

L’apertura della rassegna è stata presentata dalla Dott.ssa Lina Abbate, che ha illustrato le qualità dei pittori. Distinte personalità provenienti da altrettante esperienze personali e artistiche hanno deciso esibire parte dei loro dipinti. Il pittore barcellonese Franco Pino s’ispira ad un iperrealismo finalizzato alla denuncia sociale e contrassegnato da ombre cinesi. Sebastiano Giunta ha raffigurato le sue liriche dai temi di carattere religioso e di identità siciliana su fogli cromatici uniformi. La tematica delle maschere, realizzate dalla giovanissima milazzese Viola Lo Duca, vive nei suoi ultimi quadri un travaglio interiore, frutto di una fisiologica evoluzione verso l’età adulta. Notevole interesse suscitano i dipinti della messinese Claudia André, fautrice della pittura onirica, nei quali vi è la ricerca della geometria nella prospettiva velata da un sottile strato cromatico marrone, che come in un climax diventa più consistente fino ad emergere alle estremità dalla tela.

Lambendo la pittura informale, la sua pennellata veloce, leggera, ottenuta con una miscelazione al centro, e più marcata con un effetto spatolato ai bordi introduce l’osservatore in un ambiente concitato, gotico, inquietante, formato da forme aggrovigliate non ben distinte. Nelle sue opere si percepisce un forte contrasto fra colori chiari e scuri ad indicare un affanno inconscio causato da una società reificata: infatti, protagonista ne è una figura umana stilizzata, come se realizzata da mani infantili ed il cui viso è vuoto a denotare ognuno degli abitanti questo mondo senza una propria identità.

Un sentimento di assenza predomina fra l’individuo in primo piano e l’inquietante, nevrotico contesto informe senza tempo, leggermente avvolto da quel sottile strato di marrone, a costituire un impedimento per il fenomeno a trovare corrispondenza col noumeno. La sua arte è archetipica, i cui soggetti assurgono a modello originario e dove l’inquietudine, inizialmente suggerita dalla mancanza di una relazione fra esseri umani ed oggetti inanimati, è stemperata dall’uso esperto della luce e dall’assenza di dinamicità per significare che là dove alla natura è impedito il movimento, essa genera catastrofi.

 Foti Rodrigo

 

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