campo-Ippica1Di seguito la nota stampa integrale a firma di Mimmo Loiero relativamente alla costruzione visibile in foto: <<E’ stato pensato, progettato, appaltato e costruito sotto il nome di riqualificazione. Ma non riqualifica niente. Invece appesantisce, sporca, inquina, imbruttisce, ostruisce, deturpa. In più riduce i servizi, cancellando l’agibilità di un campo di calcio molto utilizzato dai giovani soveratesi. E’ il grande cesso-spogliatoio…+(bar?), costruito in tutta fretta, con con soldi pubblici, proprio nel bel mezzo della, bellissima e sempre sotto attacco, pineta del lungomare Europa di Soverato, a dispetto del tanto sbandierato da tutti, impegno a favore dell’ambiente. Un vero mostro neanche poi tanto piccolo se commisurato alla percentuale dell’area verde che invade e deturpa esteticamente.

Un mostro di calcestruzzo. Tonnellate di cemento e ferro di cui, almeno per adesso, tutti rifiutano la paternità. Quelli dell’amministrazione Taverniti dicono di non essere responsabili del progetto ma di aver solo trovato i fondi. Quelli dell’amministrazione Alecci dicono che hanno solo predisposto l’erbetta sintetica al posto dell’erba naturale. Entrambe queste amministrazioni sono miseramente crollate sulle proprie debolezze strutturali, etiche e politiche e, nel mezzo, c’è stata un’amministrazione commissariale che adesso non c’è più e quindi non dice niente. Parla invece, sicuramente fuori dal seminato, la dott.ssa Chiaravalloti, dirigente dell’ufficio tecnico comunale, quando spara a zero contro cittadini, associazioni e comitati che protestano, e quindi, a suo dire, sarebbero, colpevoli di “innescare (sic) ed ostruire lo sviluppo e la rinascita turistica economica e sociale di Soverato”. Come se il cemento l’avessero buttato in pineta i cittadini, le associazioni, i comitati e non il comune stesso… Chiunque non sia analfabeta di politica e di amministrazione, sa bene che la dott.ssa Chiaravalloti, in qualità di impiegata del comune, e quindi priva di responsabilità politica, può e deve, quando le viene richiesto, dare informazioni tecniche sulla legittimità degli atti amministrativi, sull’acquisizione puntuale di tutti (ma proprio tutti) i pareri necessari, sulla correttezza dell’iter seguito. Ma non può e non deve fare valutazioni politiche a favore o contro una parte della città o altre forze politiche e sociali. Se lo fa, non parla più come dirigente del comune e dovrebbe spiegare bene a nome di chi parla. Di sé stessa, delle amministrazioni passate o di quella commissariale attuale, dei progettisti o di chi altri e in virtù di quale mandato. Di queste cose se ne occuperanno sicuramente, se ve ne sono le condizioni, le istituzioni di controllo, compresa la magistratura, che non possono solo stare a guardare. A noi cittadini spetta invece il compito di capire come è stato possibile che il comune abbia potuto violare clamorosamente le regole che lui stesso si è dato.

Realizzando opere che non sarebbero permesse a nessun cittadino. Il Piano Regolatore vigente di Soverato, frutto di anni di lavoro, di battaglie politiche, di discussioni nella città tra partiti e movimenti, non permette, infatti, di costruire nella pineta, null’altro che un gabbiotto (removibile) per tenere gli attrezzi. Per questo è stato possibile, in passato, bloccare ripetuti tentativi di fare altre cose, e perfino, solo qualche anno fa, di bloccare la costruzione, già iniziata dall’amministrazione Mancini, di un Punto di Informazioni Turistiche. Certo anche il Piano Regolatore della città può essere cambiato con i poteri del Consiglio Comunale. Ma buon senso e ragionevolezza politica minima, vorrebbero che, per variare un così importante strumento legislativo, vi siano almeno motivazioni di sopravvenuta somma urgenza e/o necessità e comunque di utilità generale. Ad esempio fare opere di sicurezza contro l’erosione, l’inondazione o per l’accessibilità di portatori di disabilità o per motivi di sicurezza.

Non mi sembra che l’opera fatta risponda a queste requisiti e comunque i servizi in questione avrebbero potuto essere ridimensionati e, comunque, costruiti con materiali leggeri e removibili. A noi cittadini, spetta anche il compito di tentare di bloccare in ogni modo questo mostro e chiederne la immediata rimozione. Utilizzando tutti gli strumenti che il nostro sistema democratico ancora ci consente. Manifestazioni, cortei, e-mail di protesta ai politici regionali e nazionali, interrogazioni parlamentari, raccolta di firme, ricorsi e denunce agli enti di controllo, banchetti, richiesta di referendum, occupazioni pacifiche e sit-in. Tutto deve essere tentato e fatto per far togliere quel mostro dalla nostra pineta. Contrariamente a quanto qualcuno, ad arte, sostiene, non è troppo tardi. Non è mai troppo tardi per cominciare a riparare i delitti contro l’ambiente e la bellezza. Eventualmente a spese di chi li ha commessi.

A noi cittadini spetta quindi anche il compito di esigere che i responsabili politici di questo obbrobrio ne rispondano alla città. Come prevedono le regole della democrazia. Lo possiamo fare riprendendo in mano i nostri poteri di scelta e controllo democratico senza più delegarli in bianco a nessuno. Senza scambiarli più con vuote promesse di posti di lavori e di regalie di nessun genere. A cominciare da adesso.>>

Mimmo Loiero – http://www.laboratoriopoliticosoveratese.net/news/comprensorio/111-il-mostro-in-pineta.html

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *