La comunità bovalinese, oltre al resto del Paese, è rimasta fortemente scossa dalla notizia della scomparsa di uno dei suoi figli migliori, Antonio Giuseppe Malafarina, giornalista e poeta che ha sempre combattuto per i diritti dei disabili e per abbattere ogni tipo di barriera…fisica e comunicativa!

Di seguito riportiamo il bellissimo commento apparso su una pagina facebook di chi Antonio lo conosceva bene e lo stimava per quello che era e per ciò che ha dato alla comunità intera di Bovalino: Antonio Giuseppe Malafarina  caro …che brutta sorpresa ci hai fatto, quante sofferenze hai passato, quanta forza hai avuto per superarle, l’amore dei tuoi genitori e di tutti i tuoi amici ti hanno aiutato a vivere e a scrivere le più belle pagine della tua esistenza su questa terra ingrata …continua dall’alto nella pace eterna, oggi in cielo è arrivato un angelo strapieno di valori, riposa in pace ed un SORRISO per sempre, come dicevi sempre Tu.

Si sono svolti ieri pomeriggio presso la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso, in località Barona, periferia dell’interland milanese, i funerali di Antonio Giuseppe Malafarina (54 anni), milanese di nascita ma con chiare origini calabresi e di Bovalino in particolare. Antonio è stato un prolifico giornalista e poeta, lo è stato nonostante la sua gravissima condizione di disabilità (tetraplagia) subita all’età di 18 anni a causa di un gravissimo incidente accaduto nel mare cristallino di Calabria (Bovalino). Era il 1988 ed Antonio, che aveva da poco preso  la patente, si apprestava a lasciare con i genitori Bovalino (Rc), luogo dove solitamente amavano trascorrere le ferie estive; alla vigilia della partenza per far rientro a Milano (suo luogo di residenza), Antonio decise di fare un ultimo tuffo in acqua, ma quell’idea risultò sbagliata e fatale poichè l’impatto con l’acqua fu tremendo fino al punto di causargli i serissimi danni interni riscontrati successivamente dai medici dell’ospedale dove Antonio venne subito ricoverato. Nonostante le pochissime speranze di sopravvivenza Antonio ce la fece, ma il suo destino era ormai già segnato…disabilità permanente per tutto il resto della vita. Ma la ferma e ferrea volontà di vivere in ogni modo e di rendersi ugualmente utile alla società non lo abbandonarono mai, anzi lo indussero ad intraprendere la battaglia comunicativa per far comprendere al mondo intero le difficoltà esistenti intorno alla disabilità. Per raggiungere questo obiettivo Antonio cominciò ad interessarsi di tecnologia applicata alla disabilità in genere, infatti ebbe a dire: “la tecnologia supporta sicuramente le persone con disabilità. Io vivo e lavoro grazie alla tecnologia perché respiro grazie ad un respiratore meccanico. Sono stato tra i primi in Italia a respirare con uno stimolatore diaframmatico nel 1989 e ad utilizzare i sistemi di riconoscimento vocale nel 1992 per usare un computer”

Ed è così che Antonio diventa giornalista nel 2011 e da subito si dimostra ironico, sagace e fine comunicatore, a volte anche visionario, nel corso degli anni si dimostra anche molto attratto dalle nuove tecnologie applicate alla disabilità di cui diventa un vero maestro e ciò lo aiuta soprattutto nella tutela dei diritti delle persone più fragili di cui diventa paladino. Il primo giornale a credere nelle sue capacità è “Italia Oggi” e poi “Vivere in Armonia”, agli articoli ha sempre alternato le poesie che erano la sua vera passione. Ha collaborato anche con “BenEssere” delle edizioni San Paolo ed ha seguito con grande attenzione ed impegno il “Progetto Dama” (Disabled Advanced Medical Assistance) all’interno dell’Ospedale San Paolo di Milano. Era anche presidente onorario della Fondazione Mantovani Castorina.

Per Antonio, il rispetto della dignità umana e l’inclusione sociale e lavorativa avevano un significato ed un’importanza straordinaria, infatti in un suo articolo disse: “Non abbiamo tanto bisogno di soldi ma di lavoro, abbiamo necessità che gli infermieri vengano a casa per assistere le persone, vogliamo poter usufruire di un turismo accessibile. Non chiediamo assistenzialismo, ma seri e concreti investimenti che possano permettere a noi e alla società intera di stare meglio” Tra i suoi tanti lavori, Antonio riuscì a stilare anche una Guida intitolata “Comunicare la disabilità. Prima la persona”, a questo lavoro contribuirono anche due suoi colleghi: Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani e ciò fu possibile grazie ad un contributo di GiULia Giornaliste Sardegna/Gruppo Carta di Olbia. La guida fu promossa dal coordinamento per le Pari Opportunità  dell’Ordine dei Giornalisti.

Con la morte di Antonio il mondo della disabilità perde un condottiero più unico che raro, tante le battaglie affrontate e tante quelle vinte. D’ora in poi sarà difficile portare avanti le lotte contro la discriminazione e l’abbattimento di qualsiasi barriera…ma la strada Antonio l’ha indicata e tracciata, basta percorrerla.

Pasquale Rosaci