Messina, la nostra bella città, ha vibrato di emozioni grazie a un evento teatrale che ha toccato il cuore di molti: “I figli di nessuno”, un’opera nata dalla mente e dalle mani di Salvatore Curtò, che ha preso vita sul palco intimo del Teatro Annibale di Francia. Lo spettacolo si è tenuto venerdì 30 maggio, con inizio alle ore 21:00, e non è stato un semplice spettacolo, ma un vero e proprio abbraccio al pubblico, confermando, ancora una volta, la straordinaria sensibilità e il talento di Curtò nel panorama teatrale.
Quest’opera è un tuffo profondo nelle vite di chi si sente, per mille ragioni, ai margini, quasi “figli di nessuno” in un mondo che a volte sembra voltare le spalle. La regia di Curtò è stata una guida sapiente, capace di dare voce a queste esistenze silenziose, intrecciando una trama che ha saputo commuovere e far riflettere, senza mai cadere nella retorica o nel compatimento. Ogni scena, ogni parola, era un frammento di vita vera, un invito a guardare oltre le apparenze.
Gli attori, sotto la guida attenta e appassionata di Curtò, hanno dato il massimo, regalandoci interpretazioni così intense da farci sentire sulla pelle le gioie, i dolori e le speranze dei loro personaggi. Il cast è un vero mix di talenti, con la presenza di Manfredi Russo, il giovane Alfonso Guadagnino, Alessandro Andronico, Nancy Barbaro, Lillo Cammaroto, Lorenzo Fichera, Gloria Mancuso, Annalisa Maiorana, Marcello Minutoli, Maddalena Palamara e Benedetta Todaro, tutti pronti a dare il meglio e a infondere vita ai loro ruoli. Le luci e la scenografia non sono state un semplice contorno, ma complici silenziose, capaci di creare un’atmosfera magica che ci ha immersi completamente nell’esperienza emotiva.
A margine dello spettacolo, Salvatore Curtò ha condiviso le sue riflessioni con il giornalista Tito Lanciano.
Parlando dei suoi successi, Curtò ha dichiarato con orgoglio: “Abbiamo ricevuto dei premi internazionali e il primo il premio giudice Livatino io l’ho vinto sia come sceneggiatore che come scrittore quindi spero di vincerlo anche come regista. Questo è un rientro presso questa sfida e oggi per la terza volta quest’anno guiderò con la compagnia Accademia Siciliana nella veste di regista”.
Interrogato sulle sfide affrontate nella trasposizione teatrale di un testo già così premiato, Curtò ha spiegato le sue scelte artistiche: “Il testo come libro è molto impegnativo, tratta un tema importante che quello dell’antimafia. È un vero dramma. Io ho dovuto fare una commedia, quindi renderlo brillante per raccontare le vicende dei figli di nessuno”. Un rischio calcolato, che lo ha portato a introdurre un elemento di comicità nel ruolo del professore: “Mi sono giovato nel ruolo del professore che altri non è se non il personaggio principale che in tarda età si siede al barbiere racconta tutto alla sua vita chiaramente con le problematiche legate e connesse all’età quindi non ricorda bene, ha difficoltà nell’esposizione, insomma tutti i problemi legati all’età, tra l’altro soffre di Parkinson quindi trema di continuo eccetera eccetera. Questo per rendere anche un po’ ilare diciamo il pezzo teatrale e insomma coinvolge il pubblico anche dal punto di vista emotivo nella risata, ecco, nella parte più leggera, leggera”.
Curtò ha ripercorso anche il suo percorso creativo: “Ho iniziato il percorso di scrittore, ho scritto questo libro, ho fatto la trasposizione per una fiction cinematografica e poi sono passato al teatro, quindi è un ritorno al teatro, un ritorno alle origini. Non mi è assolutamente pesato. C’è sempre l’emozione perché chiaramente se cerco di curare anche gli altri, quindi non c’è l’emozione per se stessi ma c’è l’emozione per tutta una compagnia che so che insomma appoggia sulle mie spalle e che aspetta i miei consigli, i miei dettami, quindi maggiore responsabilità, maggiori soddisfazioni quando le cose vanno bene”.
Infine, ha svelato il legame con il personaggio principale: “C’è un legame particolare con il personaggio che viene interpretato. Il personaggio è un personaggio di fantasia però a tutti gli effetti può essere rintracciato nella storia siciliana dagli anni sessanta agli anni novanta perché c’erano tanti Totò Messina e fortunatamente ce n’erano tanti”.
“I figli di nessuno” è stato molto più di una serata a teatro. È stato uno specchio su cui riflettere sulle dinamiche che ci legano, sulle fragilità che ci rendono umani e sulla perenne ricerca di un posto nel mondo. Portare in scena un tema così vicino e attuale è stata una scelta coraggiosa, un segno della volontà di Salvatore Curtò di usare il teatro come una lente d’ingrandimento per esplorare e raccontare la complessa trama della nostra società.
Il successo al Teatro Annibale di Francia è la prova tangibile di quanto il pubblico messinese ami il teatro che sa emozionare e lasciare un segno. Salvatore Curtò si conferma un artista capace di toccare le corde più profonde dell’anima, facendoci riflettere e, soprattutto, dando una voce potente e commovente a chi, troppo spesso, non ha la possibilità di farsi sentire.
Un’esperienza da non dimenticare, che ci ricorda la forza del teatro come specchio della nostra umanità.