Intervento Domenico Siracusano Assemblea Provinciale PD Messina in data 08.03.2025: <<Care compagne e cari compagni, amiche ed amici, a situazione politica nel mondo, nel nostro Paese e nel nostro territorio interpella nel profondo il senso del nostro impegno e della nostra militanza. Di fronte ad un momento tragico e tremendamente complicato occorre recuperare il senso di un ruolo e di una funzione.
Il mondo è in preda ad un’escalation di nazionalismi e populismi, l’Europa sta tradendo la propria missione di pace scegliendo facili e pericolose scorciatoie, nel nostro Paese siamo di fronte ad un governo di destra che mette in discussione diritti e tutele e prova a scardinare il sistema democratico in una pericolosa torsione autoritaria, in Sicilia e nella nostra Provincia la cifra della politica è un clientelismo senza scrupoli che costruisce sterili sistemi di potere.
In un quadro del genere, il Partito Democratico è chiamato, a tutti i livelli, ad uno sforzo straordinario per costruire una proposta politica in grado di rappresentare un’alternativa credibile alle destre e ai populismi. La strada segnata dalla segreteria nazionale da il senso di questa prospettiva. Le cinque priorità indicate da Elly Schlein lavoro e salari, sanità pubblica, istruzione e ricerca, politica industriale per la conversione ecologica, diritti sociali e civili, indicano il perimetro dell’impegno delle democratiche e dei democratici. Un posizionamento chiaro che, insieme all’impegno per un Europa di pace, riporta il PD dalla parte giusta accanto alle lavoratrici e ai lavoratori, dentro la sfida di conciliare salute, ambiente e sviluppo economico, nella centralità dei diritti per tutte e tutti.
Queste questioni, che sono la carne e il sangue delle vite di tutti noi, hanno la necessità di essere declinate a livello territoriale. Il PD siciliano e messinese deve ritrovare un posto nelle nostre comunità, deve tornare ad essere interlocutore di categorie, mondi, pezzi della società. Per questo deve avere la capacità di aprirsi, e non chiudersi in sterili contrapposizioni interne di cui anche noi abbiamo dato prova negli ultimi mesi. La palude si deve smuovere, ossigenarsi. L’obiettivo deve tornare ad essere l’iniziativa politica, non i posizionamenti personali o di gruppo, l’elaborazione di un progetto politico coerente, non le schermaglie su regole o lo stillicidio di contrapposizioni interne. Non ci possiamo permettere di perdere altro tempo, ne abbiamo già perso abbastanza.
Chi ritiene di poter bloccare o rallentare questo percorso di rigenerazione politica si assume una grossa responsabilità, immaginando di poter sabotare sistematicamente ogni ipotesi di ripartenza. Questo è ancora più grave per chi riveste ruoli pubblici e rappresenta, o dovrebbe rappresentare, il partito nelle istituzioni.
La nostra provincia è segnata da dati insopportabili su emigrazione giovanile, crisi economica, disoccupazione, povertà educativa e dispersione scolastica. Tutti gli indicatori segnalano un arretramento di diritti ed opportunità. A che serve il PD se non a provare a elaborare idee e proposte per invertire una tendenza che appare inesorabile? A che serve il PD se non diventa un riferimento dentro questa crisi per migliaia di persone che vivono stabilmente in una condizione di sfiducia e scetticismo? Il PD può tornare ad essere utile se riscopre lo spazio dell’analisi e della elaborazione, della politica e dell’organizzazione. La nostra segretaria nazionale ha dimostrato che è possibile risalire la china, tornare a farsi votare da milioni di persone. Ma non è con le dichiarazioni di principio o con qualche comunicato stampa che si può ribaltare una condizione di marginalità. Bisogna essere lì dove le cose accadono, non andare ma stare accanto alle persone che lottano o devono essere supportate a lottare per i propri diritti. Bisogna ascoltare ma soprattutto proporre, ritrovare la capacità di farsi comprendere. Contrastare con forza i governi locali e regionali, ma soprattutto diventare un’alternativa credibile. Bisogna muoversi, mettersi in movimento.
Per questo serve il coraggio di proposte politiche che abbiamo la cifra dell’innovazione e della radicalità. Occorre certo dire no al ponte sullo Stretto ma soprattutto elaborare un nuovo modello di sviluppo per la città metropolitana che intersechi le sfide della transizione ecologica con una riconversione dell’economia che individui nuovi ambiti produttivi materiali e immateriali, che punti alla salvaguardia di un territorio fragile, che contrasti mafie e corruzione.
La sensazione che, invece, trasmettiamo all’esterno è quella di un partito fermo, arrotolato. Il dibattito sulla ZTL sembra essere andato nel dimenticatoio ma rimaniamo fermi lì: le periferie urbane e sociali, le aree interne, le zone di crisi sembrano esserci precluse in termini di comunicazione e di proposta. Rischiamo di essere chiusi ed autoreferenziali. Guardate se penso al dibattito che si è scatenato sui sociali e sui giornali dopo l’ultima manifestazione no ponte ne traggo una indicazione che ritengo centrale anche per noi. La contrapposizione tra il perbenismo di alcuni e il velleitarismo di altri nasconde un approccio che rischia, se pur partendo da punti di vista molto diversi, egualmente elitario. Ecco questo è il contrario di quello che deve essere una sinistra moderna. La sinistra o è popolare o non è. Le nostre battaglie devono essere comprese, coinvolgenti, stimolare la partecipazione. Le nostre battaglie, se è vero che discendono da valori di fondo, a partire da quelli iscritti nella nostra carta costituzionale, devono però intercettare bisogni concreti di donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini altrimenti sviliscono il senso stesso di quei valori che vogliono difendere e tutelare. Dirlo oggi nella Giornata Internazionale delle Donne significa acquisire anche il metodo che è stato al centro delle battaglie femministe tenere insieme obiettivi e pratiche, far camminare insieme diritti civili e diritti sociali, accrescimento delle tutele e politiche sociali. Le battaglie delle donne sono state e sono popolari perché se ne comprende il senso per il miglioramento della qualità della vita delle persone. Autoreferenzialità, elitarismo, intellettualismo, pseudo classismo sono approcci ad abbattere per tornare a sperimentare la prossimità ai bisogni e ai sogni delle persone, a partire dal tema della pace che è ideale e concretissimo allo stesso tempo.
Se un partito non fa questo, se un partito di sinistra non svolge questa funzione tradisce miseramente la propria missione. E diventa altro. Utile forse alla carriera di qualcuno o ad impegnare qualche altro, ma non a provare a trasformare nel profondo la società.
Credo allora che dobbiamo ciascuno di noi, dalla deputazione, al gruppo dirigente, all’ultimo degli iscritti interrogarci con serietà e rigore sulla direzione e il senso del nostro fare politica ed essere partito.
E allora dobbiamo metterci davvero in moto a partire dai circoli che sono la ramificazione e la presenza nelle comunità. Capaci di esprimere una linea politica e coinvolgere le persone. Le nostre segretarie e i nostri segretari di circolo hanno un compito fondamentale, che tutti noi dobbiamo sostenere: reinsediare il PD nella società messinese. Serve impegno e continuità, passione e generosità non solo per aggregare ma per sviluppare politiche.
C’è da rimettere in piedi un’organizzazione strutturata ed operativa. È impensabile immaginare un partito del 900, ma neanche possiamo pensare che le riunioni su zoom e i social possano essere risolutivi. La narrazione mediatica da sola non basta ma passa per azioni nella realtà, penso al lavoro immane della Segretaria Nazionale che è tornata di fronte le fabbriche e davanti agli ospedali. O il partito torna nei luoghi dove accadono le cose o rimane spettatore inerme. Abbiamo pochi iscritti e poche risorse ma questo non può essere un alibi per perpetuare una condizione di staticità estrema. Come non possono essere una scusa o una minaccia i ricorsi o altre forme di sabotaggio che si intenderanno mettere in atto da qui in avanti.
Il segretario provinciale e la sua segreteria, l’ufficio di presidenza del partito, la direzione provinciale, i coordinamenti zonali, i direttivi ed in segretari di circolo, chi sarà chiamato a dare un contributo dovrà farlo con uno spirto di ritrovata militanza e non per acquisire una posizione o dei galloni da ostentare. Ciascun ruolo è un posto di azione che ciascuno e ciascuna deve esercitare con vigore e determinazione. Spero che sia questo il senso delle scelte in capo al Segretario e non accontentare pretese o assecondare futili esigenze di visibilità.
È del tutto evidente che abbiamo di fronte un compito immane rispetto alle nostre forze. Ma non ci possiamo permettere di essere rinunciatari. Tra un anno si vota a Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto, tra due nel Capoluogo e per le Regionali e le Politiche, oltre che in tanti piccoli e medi comuni e non possiamo non farci trovare pronti. E tra qualche settimana le Elezioni Provinciali di secondo livello saranno il primo banco di prova per comprendere questo clima da “tarallucci e vino” che oggi si è respirato, è davvero cambiato e non si vogliono invece a legittimare logiche e comportamenti non finalizzate alla costruzione ma alla distruzione sistematica per ottenere qualche titolo sui giornali.
Come diceva Ernesto Che Guevara «Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso». Allora mettiamoci al lavoro e alla lotta.