signorino 12Nota di Guido Signorino, Assessore allo sviluppo economico e alle politiche per l’occupazione: <<A scanso di equivoci circa le ricadute occupazionali attese dagli investimenti pubblici in città, chiariamo le basi tecniche e documentali da cui sono state effettuate le stime che Emilia Barrile (non sappiamo se per campagna elettorale o per automatico riflesso) ha imprudentemente bollato come “promesse elettorali”. Partiamo da una premessa di semplice buon senso: a Messina si sono appena avviati o sono ai nastri di partenza cantieri per interventi importantissimi. Sono opere che valgono oltre 300 milioni, attese da decenni. Sono lavori che, in un contesto recessivo, danno ossigeno all’economia. È il duplice ruolo degli investimenti pubblici: per un verso realizzare opere che migliorano la competitività del sistema locale e la qualità dei servizi pubblici e della vita dei cittadini e, per un altro verso, dare ossigeno all’economia con l’apertura di cantieri. Dovrebbe essere superfluo, ma è invece evidentemente necessario, segnalare che queste opere non si costruiscono da sole. Occorre che ci siano imprese, aggiudicatarie di gare, che pongano in essere i lavori finanziati. E queste imprese devono assumere personale per realizzare i lavori affidati. La domanda più ricorrente quando partivano i bandi era: “Ma quanti lavoratori saranno impiegati?” Proviamo a rispondere. Nel rapporto della Camera dei Deputati (XVII Legislatura) – Documentazione e ricerche n. 83: “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione fiscale” del 26 novembre 2013 leggiamo al capitolo 4, curato dal CRESME (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato) su dati dell’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici (AVCP), che: “l’incidenza [del costo] della manodopera impiegata direttamente negli appalti di lavori pubblici è pari, in media, al 29% dell’importo totale degli appalti, senza tener conto degli effetti sull’indotto. (…) Nei lavori per la costruzione di edifici civili e industriali l’incidenza della manodopera è il 34%”. E più avanti: “Utilizzando il costo medio annuo di un operaio del settore, un aumento di lavori pubblici per un miliardo creerebbe circa 7.800 nuovi posti di lavoro. (…) L’indotto prodotto in termini indiretti sui fornitori e prestatori di servizi, comporta mediamente una amplificazione dei posti di lavoro valutata tra il 50 e il 100% dei posti di lavoro”. Applicando questi criteri e mantenendo al 50% gli effetti sull’indotto, dalla tabella di pag. 26 dello studio si ricava che ogni 100 milioni di investimenti pubblici generano occupazione compresa fra 1.170 (780 lavoratori diretti + 390 nell’indotto, col parametro al 29%) e 1.371 nuovi lavoratori (914 occupati diretti + 457 “indotti”, col parametro al 34%). Per conseguenza, 300 milioni di investimento generano un’occupazione attesa complessiva compresa fra 3.510 e 4.113 nuovi lavoratori. A questi si aggiungono circa 350 nuovi posti al Comune col ricambio dei pensionamenti, 31 nuovi autisti ATM per il piano dei servizi (diventano 50 nel piano industriale dell’azienda), 50 nuove assunzioni AMAM previste dal Piano Operativo Triennale e circa 100 posti per i pensionamenti attesi nelle tre partecipate (AMAM, ATM, MessinaServizi). In totale si tratta di circa 550 assunzioni. Nel complesso il programma Accorinti può dunque generare nuovi posti di lavoro per 4.000-4.650 lavoratori. Non si tratta dunque di promesse elettorali, ma della prosecuzione di una linea chiara e coerente che è stata posta in campo dall’amministrazione Accorinti fin dal suo inizio. Evidentemente distratta da altro, Emilia Barrile non si è accorta che, pur nelle condizioni di profondo squilibrio finanziario ereditate, l’amministrazione fin dal 2015 (e non in queste settimane) ha stabilizzato oltre 350 precari storici, lasciati nel bagnomaria ricattatorio della scadenza di contratto per oltre 20 anni. Non si è accorta che il Comune ha ripreso ad assumere 26 categorie protette già dal 2016-17. Non si è accorta che, date le necessità di servizio, l’ATM ha dovuto assumere 44 autisti con contratto interinale (gli oltre 60 autobus in più nella flotta su strada non camminano da soli!). Non si è accorta che nella delicata fase di passaggio dei lavoratori dalla “bad company” Messinambinete alla “new company” MessinaServizi Bene Comune, l’amministrazione Accorinti è riuscita a tutelare (caso rarissimo) tutti i livelli occupazionali. Adesso si può continuare. Per ottenere i risultati attesi (e possibili) è necessario però dare continuità all’amministrazione Accorinti: recuperare il piano di riequilibrio a 20 anni e proseguire con l’attuazione degli investimenti programmati. Perché Messina cresca: città di tutti, città per tutti.>>

 

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