carabinieri 23I Carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Messina fanno sapere che nella mattinata del 21 novembre 2013,  nell’ambito di una indagine coordinata dal dott. Fabrizio Monaco, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina, hanno notificato la misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di Tornese Nicola, 55 anni, e Scavello Salvatore, 57 anni, entrambi residenti a Messina.

Ad entrambi sono stati contestati i reati di cui agli artt. 476

“Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”, 479 “Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”, e 483 “Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico” del Codice Penale in concorso con altri soggetti.

Costoro attestavano falsamente al Presidente del Tribunale di Messina ed al Presidente della Camera di Commercio di Messina che taluni soggetti, anch’essi indagati, riunivano i requisiti per ottenere la riabilitazione (avvenuto adempimento di tutte le obbligazioni per le quali erano stati elevati i protesti, ecc.).

L’indagine ha avuto origine da una querela sposta da una commerciante, B.A., la quale segnalava l’anomala riabilitazione di un suo debitore, S.G., nonostante il perdurante inadempimento dell’obbligo di corrispondere un importo di oltre 3.260 euro portato da un titolo andato in protesto.

L’immediata acquisizione documentale effettuata dai Carabinieri della Sezione di p.g. presso il Tribunale di Messina consentiva di appurare che per ottenere la riabilitazione era stata presentata la dichiarazione di una terza persona, P.F., la quale aveva attestato di essere lei la creditrice dell’importo sopra indicato e che il debito era stato regolarmente saldato.

Più approfondite indagini, condotte con la collaborazione dei funzionari di cancelleria del Tribunale di Messina, consentivano di appurare che gli arrestati erano assidui frequentatori di quell’ufficio dove accompagnavano i soggetti che presentavano istanza di riabilitazione e che pertanto la falsa produzione documentale ad opera di costoro al fine di fare ottenere la riabilitazione era una procedura ricorrente.

E difatti venivano individuati ben sei casi analoghi.

Si precisa che insieme ai due arrestati risultano indagati anche alcuni beneficiari delle indebite riabilitazioni in quanto a loro volta in altre pratiche acquisite nel corso delle indagini risultavano nella veste di creditori che rilasciavano liberatorie a favore di altri soggetti debitori.

E’ emerso che gli arrestati avevano generalmente conosciuto i loro “clienti”, ovvero debitori protestati che aspiravano alla riabilitazione ed avevano corrisposto per il disbrigo della pratica, sempre andata a buon fine, un importo oscillante tra i 200,00 e gli 800,00 euro.

Nel corso delle perquisizioni domiciliari veniva rinvenuta e sottoposta a sequestro della documentazione ritenuta utile per le indagini in corso e pertanto non si escludono ulteriori sviluppi.

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