255Consolidata la rete interna multidisciplinare per la cura delle malattie del fegato. Si chiamano farmaci ad azione antivirale diretta (DAA) e sono in grado di eliminare il virus dell’epatite C dall’organismo.

Da circa poco più di un mese sono diventati prescrivibili in Sicilia e l’UOC di Epatologia dell’AOU G. Martino, diretta dal prof. Giovanni Raimondo, ha cominciato la somministrazione di questa terapia ad un gruppo di pazienti.

La realtà del policlinico universitario è infatti tra quelle riconosciute nell’ambito della Rete Regionale per la Gestione dell’Epatite C come centro “prescrittore” autorizzato.

Si tratta di farmaci molto costosi che – con la determina dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) 1353/2014 – sono rientrati nella fascia “A-PHT”: rimborsabili e a carico del servizio sanitario nazionale.

Oltre 60 sono i pazienti fino a questo momento sotto trattamento presso l’UOC di Epatologia. Il percorso delineato dall’AIFA segue regole ben precise con un piano basato sulla priorità clinica. Ad accedere per primi sono i soggetti più gravi rientrati nei criteri di eleggibilità perché ad alto rischio di complicanze. Per chi ha una patologia più lieve il trattamento può essere ritardato con programmi continui di sorveglianza.

I DAA, dunque, eliminano il virus dall’organismo, in più nei pazienti con epatite cronica si arresta il processo verso la cirrosi e per chi, invece, ha una cirrosi compensata le complicanze sono ridotte. Questa possibilità terapeutica consente anche di escludere l’interferone, che è stato il farmaco base nei vari schemi terapeutici approntati negli anni per curare l’epatite C, ma che è responsabile di molti effetti collaterali.

La possibilità di prescrivere farmaci salvavita per l’HCV è una opportunità che si inserisce nell’ambito di una struttura ormai consolidata per la cura delle patologie del fegato all’interno della AOU G. Martino. La logica di approccio al paziente costruita in questi anni è multidisciplinare e vede coinvolti – assieme agli epatologi – esperti di patologia epatica di altre aree quale quella chirurgica, radiodiagnostica, di radiologia interventistica, di endoscopia, etc: di fatto, più professionalità ruotano attorno alla persona, ciascuna per la parte di propria competenza.

“ Siamo riusciti a costruire – ha detto il prof. Raimondo – una realtà in cui più professionisti cooperano insieme per fornire al paziente che ha una patologia complessa al fegato un percorso assistenziale completo sotto tutti gli aspetti”.

Una logica di lavoro e di azione che ha al tempo stesso una vocazione forte sul piano della ricerca. Fra l’altro, l’UOC di Epatologia è fra i centri clinici che maggiormente stanno contribuendo al progetto PITER (piattaforma italiana per lo studio delle epatiti virali). Si tratta di una ricerca scaturita dalla collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità, Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali che prevede l’osservazione per un arco temporale protratto per dieci anni dei pazienti con epatite C che giungono nei centri clinici di riferimento. L’obiettivo primario è quello di valutare la storia naturale e gli sviluppi che si possono determinare in termini di sopravvivenza, progressione della malattia epatica e risposte da parte dei pazienti trattati.

Nella foto l’équipe diretta dal prof. Giovanni Raimondo, al centro.

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