cambiamo messina dal bassoOggi si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità istituita dall’ONU, con la quale si intende ribadire ancora una volta il diritto delle persone disabili alla propria tutela e all’integrazione lavorativa e sociale, senza alcuna barriera fisica e culturale, in base ai principi enunciati nella Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, approvata e voluta fortemente dalle Nazioni Unite per superare la condizione di discriminazione e di stigma sociale e per riformulare le regole della società in modo da garantire eguali condizioni a tutti/e per il pieno godimento dei diritti umani.

Nel corso degli anni, il movimento mondiale delle persone con disabilità ha rivendicato una nuova visione culturale della propria condizione, ovvero non più fondata su quel modello medico che guardava alle persone con disabilità come a persone malate e/o minorate: secondo tale modello, infatti, alle persone con disabilità dovevano essere assicurate solo protezione sociale e cura, e nient’altro, in quanto la responsabilità della difficoltà di spostarsi in un mondo pieno di ostacoli e di barriere veniva ad essere scaricata sulle condizioni di salute personali. Un simile modello è stato fortemente criticato dalle associazioni delle persone con disabilità e sostituito dal modello sociale, che valorizza le diversità umane – di genere, di orientamento sessuale, di cultura, di lingua, di condizione psico-fisica… – e rileva che la condizione di disabilità non deriva da qualità soggettive delle persone, bensì dalla relazione tra le caratteristiche delle persone e le modalità attraverso le quali la società organizza l’accesso ed il godimento di diritti, beni e servizi.

Tale concetto è espresso nel preambolo e) della Convenzione, dove la disabilità viene definita “il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società sulla base di uguaglianza con gli altri”. Si sposta l’attenzione, quindi, dalla disabilità della persona all’ambiente. È l’ambiente infatti che può opporre barriere alle persone e contribuire così a determinarne l’eventuale handicap o, al contrario, disporre di facilitatori che annullano le limitazioni e favoriscono la piena partecipazione sociale di tutti/e. Ne consegue pertanto che non è sufficiente riconoscere alle persone i propri diritti, ma è anche necessario ridurre le barriere ambientali e le discriminazioni culturali che impediscono loro di accedere e fruire effettivamente di ciò che da quei diritti è garantito.

A tal proposito, se si volge uno sguardo alla nostra città, è facile osservare la presenza invadente di barriere architettoniche, che costituiscono fonte di disagio per chi soffre nelle capacità motorie a causa di limiti fisici o di esigenze particolari e rappresentano, anche, un limite allo sviluppo sociale e culturale della stessa città. Buona parte del centro cittadino è caratterizzato dalla mancanza di scivoli o da scivoli non funzionali (presenti, ad esempio, solo su un marciapiedi e non su quello opposto; “affossati” a causa del rifacimento dell’asfalto stradale a quota troppo alta; sfasati rispetto all’attraversamento pedonale o del tutto assenti). Ancora, è possibile notare marciapiedi ristretti, pali della luce o segnaletica stradale verticale che impediscono il passaggio, transenne fisse e mobili sui marciapiedi, anche in corrispondenza degli attraversamenti pedonali, fossi, oggetti ingombranti o automobili che complicano il passaggio a qualunque pedone. Infine, è evidente che gran parte degli edifici, uffici, esercizi commerciali, agenzie bancarie e postali sia ancora non accessibile, “off-limits”.

Eppure, è previsto, nell’ordinamento italiano, che i Comuni adottino i Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, i cosiddetti P.E.B.A (L. 41/86, modificata dalla L. 104/92), uno “strumento che ha la finalità di conoscenza delle situazioni di impedimento, rischio o ostacolo per la fruizione di edifici e spazi pubblici”, propedeutico alla redazione di quei Piani Pluriennali di Abbattimento delle Barriere Architettoniche con cui si possono avviare tutte le azioni di “design urbano” per l’abbattimento dei “conflitti uomo-ambiente” e la trasformazione della città in una comunità solidale e accessibile a chiunque. Ebbene, ci domandiamo: che fine hanno fatto quei Piani? Il Comune di Messina ha provveduto ad adottarli?

Riteniamo che sia segno fondamentale di appartenenza ad una comunità, rispettosa dei valori di uguaglianza e solidarietà, garantire la possibilità a tutti/e i/le cittadini/e di muoversi liberamente nella propria città e di partecipare ai vari contesti di vita. Per queste ragioni, in occasione della Giornata che celebra i diritti delle persone con disabilità, ribadiamo ancora una volta l’importanza del diritto all’accessibilità e chiediamo all’Amministrazione che la messa in condizione di autonomia e libertà di tutte le persone sia prioritaria rispetto a qualsiasi altra opera di abbellimento urbano. La disabilità non è un fatto privato che riguarda la vita di persone singole e/o delle loro famiglie, ma è una questione pubblica, perché è la comunità intera che ha il dovere di rendersi “abilitante” rispetto ai bisogni di tutti/e i/le suoi/e cittadini/e. Questa è una delle tante sfide che vogliamo che la città vinca.

 Gruppo Servizi alla Persona

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