dia 245La D.I.A. di Reggio Calabria – a seguito di una proposta di misura di prevenzione formulata dal Direttore della D.I.A. e in aderenza alle direttive impartite dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria in tema di aggressione ai patrimoni illeciti – ha eseguito un decreto di confisca di beni emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di OLIVERI Vincenzo, 62enne, noto imprenditore nel settore oleario con proiezioni di tutto rilievo anche nel comparto alberghiero, in quello immobiliare e dei servizi, in Calabria (piana di Gioia Tauro e provincia di Catanzaro), in Abruzzo e in Toscana.

 OLIVERI Vincenzo, figlio del defunto OLIVERI Matteo Giuseppe, cl. 28, è socio, insieme al fratello Antonio, cl. 65, in numerose iniziative imprenditoriali avviate sin dai primi anni ’80 e culminate con la costituzione di un vero e proprio impero imprenditoriale (c.d. Gruppo Oliveri), le cui attività, partendo dal settore oleario, si sono diversificate nel tempo soprattutto in quello alberghiero di lusso.

 

Lo stesso, in passato, è stato coinvolto in diversi procedimenti penali per la commissione di reati associativi finalizzati alla commissione di truffe aggravate, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, i quali si sono conclusi con provvedimenti di prescrizione o amnistia. Nel corso del 2010, è stato, altresì, tratto in arresto per i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata ed altro, in ordine all’indebita percezione di contributi erogati a favore di aziende facenti parte del suo Gruppo imprenditoriale.

 

Nell’odierno provvedimento, per i Giudici del Tribunale reggino i motivi fondanti della confisca, più che quelli riguardanti la sproporzione tra i redditi dichiarati e percepiti, comunque sussistente, sono stati gli indizi sull’ingente patrimonio da lui accumulato nel tempo, considerato frutto di attività imprenditoriale illecita.

 

La misura ablativa, in sostanza, ha riguardato nr. 15 società (di cui è stata disposta la confisca della sola quota dell’imprenditore), nr. 88 immobili, nr. 7 autoveicoli, nr. 385 titoli comunitari (aiuti all’agricoltura) – che danno diritto a percepire dall’AGEA la somma di circa 1,6 milioni di euro annui – e svariati conti correnti societari e personali.

 

Il valore complessivo dei beni confiscati è stimato in oltre 324 milioni di euro.

 

Le aziende confiscate proseguono ora la loro attività con appositi amministratori giudiziari nominati dall’A.G. procedente.

 

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