Tra tutti i libri scritti sulla questione meridionale in 161 anni di malaunità d’Italia, quello di Mimmo Nunnari “La Calabria spiegata agli italiani” (Rubbettino 2017 pagine 200) è senza dubbio uno dei più completi e convincenti. Ma anche uno dei più dolorosi, poiché dimostra la realtà per quello che è.

<< L’idea che dà – afferma Domenico Lanciano dell’Università delle Generazioni – è quella di una bella e vistosa donna, vestita elegantemente che va alle feste e agli incontri internazionali come una storpia dal bacino in giù! >>.

L’Italia, dunque, che (per un motivo o per l’altro, a torto o a ragione) si ritrova menomata, spastica, antiestetica… pur avendo avuto ben 160 anni per potersi curare e raddrizzare ma ha preferito non farlo, restando storpia.

Dal 2011, quando hanno avuto luogo le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, i libri ed i tanti servizi giornalistici pubblicati a riguardo sono stati molteplici.

E, mentre prima era una letteratura quasi del tutto riservata agli addetti ai lavori, adesso qualcosa è stato recepito pure dal cittadino medio che abita al nord di questa malconcia penisola.

Tuttavia, l’atteggiamento generale resta quello di accettare una situazione nata male e ritenuta irrimediabile.

Infatti, il Sud è come se fosse un fratello, già spogliato di tutto, ritenuto scemo e ritardato che viene sopportato in famiglia e, per troppi, resta una scusa per arricchirsi ancora e sempre senza cercare di guarirlo o di emanciparlo, riportandolo a come era prima del trauma unitario.

Quasi a nessuno importa raddrizzare la situazione, nemmeno per un evidente orgoglio nazionale dinanzi a sé stessi e agli occhi del mondo.

Evidentemente c’è chi ci lucra. Bene. Già l’Italia non ha all’estero una bella reputazione (checché ne dicono le ufficialità), se ci aggiungiamo pure una simile anomalia allora il quadro è completo.

Un’anomalia che altre Nazioni hanno avuto, nel corso della loro storia, ma che hanno cercato di ripianare con ottimi risultati.

Invece l’Italia che conta continua a tenersi una così tanto vistosa realtà distorta e non si mostra capace di venirne a capo. E’, quindi, prevedibile che tale situazione paradossale vada avanti per altri 160 anni senza porre alcun vero rimedio. Qui il decantato genio italico ha fallito.

L’Università delle Generazioni ha notato che, però, pure per Mimmo Nunnari inizia la storia della Calabria con la Magna Grecia, cioè dall’ottavo secolo avanti Cristo.

E’ una svista assai comune a quasi tutti, persino agli uomini più eruditi, pure calabresi come lui. Cosicché questa regione e questo popolo subiscono un’altra dimenticanza, un’altra menomazione, quella del periodo della cosiddetta “Prima Italia” che va almeno dal 1500 del re Italo alla colonizzazione greca che produsse, sulla base della “Prima Italia”, la Magna Grecia.

Non sono stati i coloni Greci a portare splendore al territorio della odierna Calabria, ma l’esatto contrario.

La prima democrazia, quella migliore perché ancorata alla condivisione dei “sissizi” (poi diffusisi in tutto il Mediterraneo), è nata nella “Prima Italia” (oggi Calabria) ai tempi di re Italo, cioè 3500 anni fa.

Sarà bene approfondire il discorso e cercare di fare verità pure sul periodo della “Prima Italia” anche perché non a caso in nome “Italia”, che adesso caratterizza il nostro Stato dalla Sicilia alle Alpi, è nato in Calabria, con re Italo, proprio 3500 anni fa.

Tutti ne dovremmo essere orgogliosi, essendo uno dei nomi più antichi del mondo. Ma ne dovrebbero essere orgogliosi principalmente i Calabresi, i quali su questa realtà (non cleptabile) dovrebbero ricostruire tutto l’entusiasmo di rinascita da sé stessi, senza aspettare altri esterni.

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