montegranaro-prov-di-fermo-marche-centro-storicoCaro Tito, ormai sai fin troppo bene che, pur nelle mie risibili possibilità economiche e logistiche, non ho lasciato nulla di intentato (specialmente negli anni di ricerche e di preparazione della mia tesi di laurea 1973-77) per fare emergere le “caratteristiche” del mio paese natìo, cercando di trovare idee che potessero essere utili al suo progresso generale. Così (nel tardo pomeriggio del 06 giugno 1975 dalle ore 18,00 alle 18,40) ho seguìto molto attentamente la trasmissione televisiva del 2° Programma RAI-Radio Televisione Italiana “Montegranaro comunità in transizione – La famiglia impresa” della serie “TVE Progetto”. Ho provveduto a registrare fonograficamente tutti i 40 minuti con il nastro n. 26 riascoltato poco tempo fa come tutti i 100 nastri che, riguardanti la tesi di laurea, avevo trasferito recentemente in formato digitale attuale (CD).

Seguendo tale narrazione, ho notato che tra Badolato e Montegranaro c’erano molte similitudini, molti punti di contatto sociologico. Ecco perché ho inserito tale “parallelo” nel mio studio su Badolato.

(*) Preciso che (erroneamente per una semplice svista) nel testo del 1975 seguente ho inserito il Comune di Montegranaro in provincia di Ancora, invece allora era in provincia di Ascoli Piceno, mentre dal 2009, con il riordino delle province marchigiane, è passato con la neo-nata provincia di Fermo (FM).

Ecco alcune similitudini significative. Superficie comunale (Montegranaro 31,42 kmq – Badolato 34,10), Residenti al 1951 (Montegranaro 5.757 – Badolato 4.842), Residenti al 30 aprile 2017 (Montegranaro 12.990 – Badolato 2826), Densità abitanti per kmq (Montegranaro 419 – Badolato 83), altitudine dal livello del mare (Montegranaro 279 – Badolato 250).

Per capire meglio di cosa stiamo parlando, faccio prima a trascriverti il testo (presente nel secondo volume della tesi dalla pagina 376 alla 384). Seguirà un mio breve commento che spero di poter riprendere in una prossima lettera sul tema della “solidarietà comunista Nord – Sud Italia” emersa nell’estate 1975 nell’àmbito dell’Agosto Universitario. Ecco, adesso, quanto ho scritto nel giugno 1975 sull’interessante ed illuminante tema …

BADOLATO – MONTEGRANARO: UN PARALLELO (1975)

vista-badolato-borgoUn parallelo tra due Comuntà con una base economica quasi identica e due risultati produttivi completamente diversi ci potranno aiutare a capire parzialmente perché Badolato (ed il Sud in generale) si dibatte ancora nella depressione socio-economica attuale.

Montegranaro, in provincia di Ancona (*), nelle Marche, produce adesso il 60% circa delle calzature italiane, con il fenomeno detto della “famiglia impresa”. Nel dopoguerra, Badolato e Montegranaro avevano lo stesso numero di abitanti, circa 4.800, lo stesso numero di artigiani calzolai, attorno a 15, con oltre un centinaio di operai “apprendisti”, in una stessa realtà strutturale urbana.

La differenza sostanziale, pur essendo entrambe comunità agricolo-artigianali, stava nel fatto che Badolato soffriva la presenza dei rapporti agrari esasperati a tal punto da indurre artigiani e contadini ad impegnarsi in quella lotta che ha praticamente cambiato il volto socio-economico badolatese. Montegranaro, non avendo assillanti problemi sociopolitici, poté intraprendere ciò che Badolato dovette interrompere pur trovandosi in una situazione artigianale più avanzata di Montegranaro.

tc-rai2Infatti, la famiglia Corea (un genitore e tre fratelli con dieci apprendisti) che poi divenne la famiglia leader nelle lotte contadine 1944-52, durante il ventennio fascista aveva il monopolio di buona parte del mercato calzaturiero di Catanzaro: riforniva negozi, l’aristocrazia catanzarese, i militari. La Comunità badolatese non comprava un solo paio di scarpe dalla industria nazionale: gli artigiani presenti riuscivano a soddisfare quantitativamente e qualitativamente la domanda locale e dell’interzona. Vi erano quindi le premesse, anche maggiori di Montegranaro, perché si sviluppasse l’impresa famiglia nella produzione di calzature a Badolato.

Dino Bigioni Outlet MontegranaroPerché Badolato adesso può contare solo su tre calzolai, non più creatori di calzature ma riparatori, mentre Montegranaro produce il 60% delle calzature italiane con oltre tremila addetti coinvolgendo un intero comprensorio? Esaminiamone alcuni motivi:

1- A Badolato, gli artigiani si fecero carico delle condizioni precarie dei contadini; a Montegranaro gli artigiani, sviluppando l’impresa calzaturiera, indussero i contadini a tralasciare il precario reddito agricolo per inserirsi nel settore artigiano più redditizio. Cosicché, mentre la rivoluzione politico-sociale di Badolato provocò fratture e precarietà economiche dopo il fallimento di una politica di riforma agraria che costrinse artigiani e contadini ad emigrare, la rivoluzione economica montegranese riuscì a produrre effetti tali da elevare il tenore di vita dell’intera zona.

2- Il metodo della “famiglia impresa” ben si confaceva e tuttora sarebbe l’unico che potrebbe produrre effetti economico positivi. Lo dimostra l’unica impresa artigianale – piccolo industriale avutasi a Badolato: la camiceria Pirega (anni 60). Infatti, finché fu in mano a tre soci, le gelosie e i disaccordi non mancarono fino alla definitiva rottura della società. Quando poi la camiceria fu presa da un solo conduttore e ne sorse un’altra a carattere familiare, allora l’esperienza poté dare i frutti necessari per una continuità. Lo stesso discorso vale per le imprese agricole o quelle artigianali: l’esperienza dell’azienda agricola della famiglia protestante o altre aziende consimili, l’esperienza della piccola impresa di infissi formata da una famiglia di falegnami. Solo l’orgoglio e l’onore familiare può essere la base che permetta la sicurezza di una continuità non assicurata da imprese associate. Montegranaro ha saputo fare di questo metodo il suo punto base.

3- Il credito bancario ha avuto un ruolo insostituibile nell’esperienza montegnanese. Ed io penso sia il fattore che, carente nel Sud, può fare emergere qualsiasi volontà imprenditoriale. A Montegranaro, le banche non sono mai esistite però quelle dei centri vicini hanno capito che aiutando la promozione calzaturiera avrebbero creato anche per sé stesse quel movimento di capitali su cui si basa la moderna economia industriale. A Badolato e nel Sud in genere manca una politica economica delle banche provinciali e regionali. Anzi, sia esse che quelle che vi operano e sono a carattere nazionale sono controproducenti allo sviluppo del Meridione. E’ risaputo che le banche operano il drenaggio del denaro, depositato dal grosso agrario, dal più piccolo risparmiatore e persino vi è speculazione sul danaro pubblico depositato per lavori od investimenti: tutto questo danaro serve per gli investimenti al Nord quando non all’Estero. In queste condizioni ogni azione tendente a promuovere un’attività imprenditoriale s’interrompe sul nascere o vive precariamente. Le banche marchigiane, operando un sostegno intelligente, non solo a Montegranaro, ma anche a Tolentino, che è divenuto in pochi anni il centro internazionale della pelletteria con il gruppo Nazzareno Gabrielli, hanno prodotto il “miracolo”. Gli incontri-mercato della calzatura, della pelletteria, del mobile interessano in questa parte delle Marche operatori economici di tutte le Nazioni industrializzate e compratrici. Un ruolo determinante hanno avuto i fornitori di macchine industriali che hanno offerto alle imprese condizioni di pagamento molto facilitate: da questa operazione essi stessi hanno tratto vantaggio in quanto si è avuta una netta evoluzione delle ditte fornitrici ed ausiliarie dell’industria calzaturiera.

4- A Montegranaro, la mentalità popolare e quella degli amministratori locali hanno contribuito enormemente al potenziamento di un’attività che, in fondo, proveniva da pochi artigiani. A Badolato, come abbiamo visto, ogni iniziativa tendente a promuovere anche degli atteggiamenti attenti alla nuova esperienza comune del turismo o alle necessità economiche e culturali, viene bloccata sul nascere soprattutto dalla Amministrazione comunale che, pur essendo di un partito operaio, dovrebbe di per se stessa promuovere un clima almeno d’impegno socio-economico. Invece, assistiamo che l’innesto del comunismo con le tradizionali gelosie e diffidenze locali delle leadership familiari, di clan e mafiose produce una forte remora ed ipoteca per un reale decollo di Badolato e del Sud, dove il Sud ha gli stessi caratteri. Questi i principali fattori che hanno reso differenti due esperienze che avevano quasi le stesse basi di partenza. Due esperienze prototipo che rispecchiano la situazione italiana d’oggi.

montegranaro-capannone-e-centro-rubanoCaro Tito, il confronto tra Badolato e Montegranaro, nel medesimo periodo storico del dopoguerra (1944-1974), ci porta a riflettere innanzitutto sul valore della politica e sul valore del lavoro. Badolato, che si è dedicato alla politica ha perso mentre Montegranaro che si è dedicato al lavoro ha vinto. Sai bene che ho amato ed evidenziato sempre molto quella “generazione epica” badolatese che è riuscita a dare dignità al popolo, specialmente alla povera gente schiacciata dalle condizioni feudali dei latifondisti. Fin qui molto bene. Poi il declino della politica (specie comunista) che aveva sedotto Badolato ha portato al disastro sociale completo, in questo pure complici le calamità naturali (terremoto e alluvioni a ripetizione).

Tuttavia, a mio parere (pure per rivelazioni avute dai protagonisti, soprattutto a microfono spento), il familismo politico-amministrativo e alcune degenerazioni ad ampio raggio hanno portato Badolato allo stato in cui si trova adesso, nonostante qualche fievole barlume ed evanescente luccichìo e nonostante un’economia sommersa (prevalentemente di dubbia origine). Il “tribalismo” variamente inteso o interpretabile (che ho evidenziato a conclusione dello studio effettuato accuratamente sul mio paese natìo) insiste e persiste ancora e sarà un vero “miracolo” poterne uscirne fuori e dare una vera svolta a Badolato e al Sud il quale (pur ritenuto essere a “macchie di leopardo” e nonostante alcune eccellenze) resta tuttavia una “colonia-serbatoio” del Nord (e non soltanto italiano).

montegranaro-antico-panoramaCaro Tito, spero si possano capire facilmente, attraverso il testo appena riportato, quali e quante difficoltà ha avuto Badolato (ed il Sud tutto) non soltanto nei decenni del dopoguerra (1944-74) che ho cercato di analizzare. Difficoltà che poi una più attenta e più critica analisi storica del Risorgimento e della cosiddetta “Conquista del Sud” (ad opera dei Savoia e loro alleati) ha rivelato come e quanto la “mala Unità d’Italia” del 1860-61 abbia messo letteralmente in ginocchio il popolo meridionale, senza avere mai la possibilità di poter risorgere.

La mia ricerca su Badolato (come comunità prototipo del Sud) ha evidenziato, però, che l’arretratezza complessiva non è dovuta soltanto alla “mala Unità d’Italia” ma anche e soprattutto alle nostre carenze generali (persino caratteriali individuali e collettive). Ragion per cui, ho poi concluso il mio lungo ed estenuante, ma approfondito lavoro con il “Suicidio del Sud”. Suicidio che oggi venerdì 24 agosto 2017 mentre ti scrivo questa lettera n. 30 su Badolato, non soltanto ti confermo ma (a distanza di giusto 40 anni dalla redazione della mia tesi di laurea) dichiaro irreversibile, poiché Badolato e il Sud sono, a mio parere, senza nessuna speranza.

donna-lavora-scarpaOvviamente, vorrei tanto avere torto, ma dal 1977 in poi ho avuto modo di constatare il consolidamento del degrado e il divario (ormai non più ricolmabile) tra Badolato-Sud e il resto d’Italia e del mondo che corrono (ognuno a suo modo) a velocità stratosferiche. A meno che non succeda qualcosa di veramente strabiliante (oggi non pensabile o prevedibile) e utile a sparigliare le carte. Ma, più probabilmente, ci vorrebbe un vero miracolo. Per chi, però, ci crede ancora!

Mi spiace tanto, caro Tito, sottoporre alla tua attenzione queste mie amarissime conclusioni. Ma, adesso, non servirebbe più nemmeno quella terapia d’urto che auguravo alla fine della tesi. Con il Sud Italia (e con Badolato in particolare) non c’è terapia d’urto che tenga! Spero davvero di essere smentito, per amor di verità e per verità d’amor!

VALE PIU’ IL LAVORO O LA POLITICA?

donna-bionda-alla-lavorazione-pelli-per-scarpeRileggendo adesso, dopo molti anni, il sopra riportato “parallelo” tra Badolato e Montegranaro, ho fatto una riflessione. Vale di più la politica (ben presente a Badolato) o il lavoro (chiaramente più evidente in Montegranaro)?…

Non ho esitazione. Vale di più il lavoro!… Infatti l’esperienza di tutti questi mie anni badolatesi (comprese le ricerche approfondite per la tesi di laurea) mi hanno convinto che la politica (o, almeno, questo tipo di politica partitocratica) è un notevole ingombro, quasi un ostacolo al lavoro. Vorrei essere più duro, ma riservo le restanti riflessioni per un futuro e auspicabile saggio sociologico. Ce ne è da dire, purtroppo!

Ho notato che (specialmente dalle nostre parti) di solito è proprio chi non ha un lavoro, una professione che più facilmente si butta in politica, dove basta sempre più spesso improvvisare o essere bravi attivisti o trasformisti per riuscire a fare carriera e diventare ricco. Invece, con il lavoro non si può improvvisare … se non sei capace di fare un mestiere o una professione non campi e non diventi ricco (a meno che non si praticano rischiose scorciatoie).

cucitura-scarpaL’esempio di Badolato è emblematico di come la politica sia riuscita a “degradare” questo paese. Dico “la politica” non “un partito” poiché ho buoni motivi per affermare che, qualsiasi partito avesse governato, la nostra realtà sarebbe uscita comunque con le ossa rotte. Infatti, ritengo sia sempre una questione di persone e di mentalità. Un paese come Badolato (localizzato in Toscana o in Trentino, in Baviera o in Francia, in Australia o in Canada) sicuramente avrebbe avuto una sorte migliore … così come (se localizzato nel Congo o in Cile, in Cina o nel Borneo) avrebbe rischiato maggiormente. E non è un luogo comune affermare ciò, te l’assicuro, né demogogia.

Ed ecco perché, caro Tito, sono convinto che Badolato e il Sud in generale non abbiano speranze, perché tutto parte dalle persone, dalla loro cultura e mentalità che si forma e si sedimenta in secoli e secoli di storia locale. E, purtroppo, la Storia è inesorabile. Non ammette parole ma vuole fatti positivi e concreti. E i fatti veri sono quelli del lavoro serio che non sia tarlato da interessi politici, spesso troppo subdoli e distruttivi per la comunità come è apparso evidente, specialmente negli ultimi trent’anni di maggior declino.

Non so quanto adesso possa essere bene appropriato l’esempio o il riferimento, ma ritengo che si possa fare un altro parallelo. Ho sempre accostato il tribalismo politico presente a Badolato (e nel Sud in genere) con il tribalismo medio-orientale. In fondo non siamo poi tanto lontani caratterialmente come malorgoglio e permalosità dal popolo israeliano e arabo-palestinese. Questi due popoli (a mio sentire) non assaporeranno mai e poi mai la pace, soprattutto perché hanno una mentalità che la pace vera esclude già per principio e fin dai tempi più antichi (e la stessa Bibbia lo dimostra con i suoi continui bollettini di guerra da 6 millenni a questa parte). Penso che tale secondo parallelo tra Sud e Medio-Oriente debba essere approfondito adeguatamente per capirne di più pure su noi stessi. Ma torniamo a politica e lavoro.

Se pronuncio la parola “lavoro” evoco impegno, sudore, sacrificio, disciplina, passione, lungimiranza, generazioni e quanto altro sia di spinta per progredire in modo tale da andare fieri e soddisfatti.

Altra evocazione suscita la parola “politica” … non certo per cose fatte o dette da me … ma per cose fatte e non fatte da coloro che si reputano politici ed occupano (degnamente o indegnamente) spazi e situazioni che hanno il potere di depotenziare persino il lavoro (il bene). Ma il lavoro, da millenni, è la garanzia che salva sempre la società, anche quando la politica ha arrecato distruzione e morte (come ben sappiamo).

Negli anni settanta insistevo molto con gli amici del PCI badolatese sul fatto che avrebbe dovuto esserci una solidarietà tra comunisti del Nord (come i romagnoli, specie nel turismo e nelle cooperative) e i comunisti del Sud. A parte le emergenze nelle calamità naturali (come terremoti, alluvioni, ecc.) non ho mai più visto uno scambio di solidarietà tra le diverse regioni e le differenti componenti sociali. Ognuno per sé e l’Italia per tutti!

La medesima insistenza usavo con gli amici della Democrazia Cristiana badolatese. Non un benché minimo alito di vento si è levato, nella solidarietà tra la DC ricca del centro-nord e la DC povera di Badolato e dintorni. Nemmeno un campo-scuola giovanile!

Caro Tito, a me personalmente è stata data più volte la possibilità di entrare nei partiti e di fare politica. Ma ho scelto il lavoro. Persino i Salesiani di Soverato, vedendomi intraprendente, di davano garanzie di appoggio e di riuscita. Ma sai bene che non ho mai voluto né entrare in un partito per fare politica (anche se ne ho appoggiato, ma solo sociologicamente, qualcuno alla nascita) né in una semplice associazione.

Infatti, nessuno può dire (partito o associazione, specialmente dopo i miei 18 anni) di avere il mio nome scritto in un elenco o in un tessera. Ho voluto mantenermi “equidistante” ed “equivicino” a tutti, impegnandomi davvero tanto però per tutta indistintamente la società dei cittadini. Non bisogna demonizzare i partiti, la politica o altre presenze … bisogna demonizzare unicamente soltanto chi non è onesto, nella politica come nel lavoro. Ma è più facile essere onesti nel lavoro che in politica, visti i risultati.

Grazie e a presto! Domenico Lanciano

Azzurro Infinito, giovedì 24 agosto 2017 ore 16,04

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