lettere_al_futuro - copertina 1990 Domenico Lanciano.pgCaro Tito, con questa che è la numero 52, si conclude il primo anno di lettere avviate da lunedì primo ottobre 2012 e indirizzate, attraverso te, pure ai nostri amici lettori, principalmente alle nuove generazioni verso le quali sento da sempre il dovere di effettuare almeno un minimo di “travaso” (inteso come trasmissione esperenziale, tematica, valoriale e storica anche se soltanto sotto forma di semplici “input”) quale necessario contributo alla crescita individuale e sociale, in particolare del nostro territorio di appartenenza. Infatti, è soprattutto proprio grazie al “travaso generazionale” che ognuno di noi si trova ad essere essenzialmente quello che è. Specialmente se il “travaso” è stato amoroso, come quello genitoriale, interfamiliare, amicale (ma anche scolastico e multimediale). E poiché io personalmente ho trovato e trovo ancora molto giovamento dall’esperienza di coloro che mi hanno preceduto, mi hanno affiancato o continuano ad accompagnarmi lungo i difficili itinerari della vita, mi sento obbligato a trasmettere quel poco della mia esperienza, mettendo a disposizione tutto o quasi il mio “essere al mondo” (in questo sito, in altre sedi e “case del travaso” come l’Università delle Generazioni da me fondata nel 1993). Poi ognuno se ne potrà avvalere come meglio riterrà opportuno. Intanto assolvo (con tutti i mezzi e modi a me possibili e consentiti) al mio compito esistenziale e sociale … agevolato, oggi, dalla tua sempre gentile disponibilità a mettermi a disposizione il tuo “Web” così tanto prezioso per contribuire a “fecondare in questo infinito il metro del nostro deserto”.

Festival delle generazioni 2Purtroppo, nella prossima annata, non potrò più mantenere l’appuntamento settimanale del lunedì, poiché nel frattempo sono intervenuti alcuni impegni socio-culturali che non posso evitare e che (aggiunti a quelli già ampiamente presenti nella famiglia, nel lavoro e nel volontariato) non mi permettono più di potermi dedicare a queste Lettere così come vorrei. Perciò, se sei d’accordo, potrò inviarti le mie Lettere senza un termine prefissato, ma quando mi riuscirà. Magari in una settimana te ne potrò inviare due o addirittura tre, mentre ci potranno essere lunghi periodi di silenzio. Vedremo, alla fine di questa seconda tornata, se sarò riuscito ad inviartene ancora 52 come 52 sono le settimane dell’anno. Ma, a parte i numeri e le simmetrie, l’importante è puntare sulla qualità dei contenuti di questo particolare travaso generazionale.

 generazioni connesseQualcuno mi ha chiesto come mai preferisca tenere una rubrica di “Lettere” (ma non letteraria) piuttosto che di commenti giornalistici veri e propri. E’ presto detto. Come ha scritto nel 1995 all’età di 76 anni la poetessa Clelia Rossi (1919-2012) di San Pietro Avellana (un ameno paese montano a circa 40 km dalla mia residenza agnonese) mi sono sempre astenuto dal “commettere peccati letterari” … principalmente perché non sono e non mi sento all’altezza di accedere all’arte dello scrivere. Che è una delle arti più difficili, a ben vedere. Un’arte che ha bisogno di una perfezione anche stilistica e formale, mentre nel corso di tutta la mia esistenza, fin da bambino, ho cercato di curare i contenuti piuttosto che la forma. Ho preferito la “comunicazione” quotidiana (terra terra) piuttosto che la sublimità dell’arte. E la comunicazione mi ha portato, già in quinta elementare, ai primi esercizi di giornalismo. Ma con il passare del tempo e delle prime serie esperienze mi sono accorto che anche il giornalismo è, come scrittura, una cosa molto seria e difficile. Non basta descrivere e raccontare. Così, ho trovato un’altra forma di comunicazione, tra le più semplici ed umili: la lettera.

Giornata europea solidarietà tra generazioniCome quelle lettere semplici ed umili che scrivevano nostri familiari, parenti ed amici emigrati lontano. A quelle mi ispiro, pure perché in esse ho trovavo tanto significato, realismo ed affetto. Ed io non riesco a fare nulla senza un minimo di affetto, di significato e di concretezza! “Saluti e baci” spesso concludevano quelle lettere. E così concluderò, a cominciare dalla presente, le prossime mie. Non sono forse (e comunque) anche io “emigrato” e per di più … “esule”?… Lettere d’emigrazione …. Lettere d’esilio!… quindi, oltre tutto, le mie. Ma sono anche vere e proprie testimonianze di esistenza e di vita, individuale e sociale, in cui ci metto la faccia e la firma, pure come se dovessi affidare tali testimonianze al piccolo tribunale territoriale della nostra storia collettiva.

generazioni in contatto OK In fondo in fondo, la lettera è una “zona franca” … ovvero quella forma di scrittura dove tutto è ammesso, persino gli errori di grammatica oltre che di stile (alcune lettere di emigrati, prima dei saluti, chiedevano proprio scusa per gli errori di grammatica e di stile). Certo, pure la lettera può divenire “arte” come tutte le espressioni umane e sociali … ma, ovviamente, il tempo speso per raggiungere l’arte viene tolto alla conquista, alla elaborazione e al perfezionamento della qualità della vita e dei contenuti che si vogliono trasmettere. Personalmente ho sempre preferito puntare sui contenuti, sui valori e sulla qualità della vita. E ciò mi ha portato, tra tanto altro, principalmente, come scelta del corso di studi universitari, alla Filosofia (ritenuta madre di tutto lo “scibile”… di tutto ciò che è stato, è o deve essere conosciuto) e poi alla Sociologia operativa, sul campo. Tuttavia anche la Filosofia, come tutte le altre discipline, è come “l’orto che vuole l’uomo morto” … e, finora, non ho permesso che alcuno, persona o pensiero, possa essere preponderante nella mia esistenza, poiché (in quanto elemento esclusivista o troppo specialistico) porta inevitabilmente a trascurare gran parte del resto. Ed io ho scelto di non scegliere … proprio per vivere e per conoscere di tutto e di più. Infatti, l’essere umano è “naturalmente onnivoro” e tale deve restare anche nel nutrire la mente e il cuore. Come a dire che sarebbe meglio avere una visione a 360 gradi e, quindi, a più ampio raggio possibile. Avendo, è ovvio, una “dieta personale, sociale ed universale” bene equilibrata!… Ma nulla varrebbe tutto ciò se non avesse poi in sé l’elemento operativo, ciò che mi ha portato alla Sociologia e in particolare alla “Sociologia delle Soluzioni”. Infatti, i miei scritti sono strapieni d’ogni genere di “input” per problemi umani, sociali e territoriali proposti alla luce delle esperienze storiche e della “Letteratura delle Soluzioni” presenti nell’antropo-sociologia.

Generazioni Moderne La lettera, quindi, mi permette di spaziare senza preoccuparmi se una parola è troppo fuori posto, se grammatica e sintassi bisticciano un po’ tra loro, purché il tutto abbia una dignità minima di comunicazione e di efficacia. Anche per rispetto a chi ci legge. L’importante, alla fine, è capirsi, intendersi. E’ forse socialmente meno accettabile, utile ed efficace una persona che non pratica l’alta scrittura così come non veste o non può vestire abiti griffati dell’alta moda?… Infatti cerco sempre di puntare sull’accettabilità, l’utilità e l’efficacia pratica, poiché, fondamentalmente, è il risultato che conta, anche se i mezzi per raggiungerlo sono formalmente inadatti, inappropriati, insufficienti, orientativi ma pur sempre dignitosi ed onesti.

DIALOGO TRA LE GENERAZIONIAd ogni modo, interviene pur sempre l’intuito, l’istinto, persino la fantasia, l’immaginazione… la buona volontà! Ciò è in piena coerenza con il mio essere che, di fronte alla realtà, si sente inadatto, inappropriato e insufficiente. Inadeguato. E, principalmente, claustrofobico. Sono nato e mi sono cresciuto libero, tra la natura di Kardàra di Badolato, nella più splendente solarità jonica (sotto l’azzurro costante e tenace del cielo e davanti all’onda dell’azzurro più azzurro di mare che moltiplicava sempre e a dismisura la luce del sole) e non riesco a sopportare la pur minima opacità o chiusura o, addirittura, l’imbrigliamento intellettuale e sociale. Amo però la disciplina e il metodo, la serietà del lavoro tenace e la più vera passione ideale, senza cui è pure troppo difficile ottenere risultati e soluzioni utili per se stessi e per le generazioni presenti e future. Questo perché è prioritario dovere di chiunque il non tenersi nulla per sé, dal momento che “nulla ci appartiene” e i contenuti esistenziali, fin dall’origine dell’uomo e della società, vanno partecipati e viaggiano principalmente sulla comunicazione più semplice, quella generazionale che non ha bisogno di diplomi o di attestati, di erudizione o di cattedre per essere efficace nella vita di tutti i giorni ma ha bisogno soprattutto di vero Amore (con la A maiuscola). Ecco perché ormai scrivo sempre e solo “Lettere” come mezzo di comunicazione amicale, familiare e sociale. Umilmente, senza alcuna pretesa che quella di trasmettere, travasare, confidare…. sempre e solo con grande Amore e con un pizzico di lungimiranza, con tutto me stesso e con assoluta onestà umana e intellettuale (altrimenti non vale)! E dal 1990 anche i miei libri dati alle stampe sono, comunque e sempre, delle lettere… “Lettere a Futuro”.

 Generazioni-a-confronto - SPI massafraCaro Tito, torno a ringraziare te per l’opportunità che ancora mi dai di “travasare”. Ormai sono giunto ad un’età adatta a “travasare” (anagraficamente potrei essere addirittura bisnonno), anche se, in verità, si ha sempre l’età per farlo. Infatti reputo tutti, indistintamente tutti miei Maestri, persino i bambini, persino gli animali e ogni altra cosa che, animata e inanimata, mi si presenta nella sua Natura. Ho già declamato e coniugato il mio solenne “grazie” a tutti i miei Maestri, a tutti quelli che (almeno fino al maggio 2007 data di stampa) mi hanno travasato qualcosa di buono, dedicando loro, come paradigma, i due volumi de I MIEI VIP (Vere Importanti Persone), gli ultimi due dei 7 di cui si compone il “Libro-Monumento per i miei Genitori” (ai quali ho voluto esprimere così, anche pubblicamente, la mia filiale riconoscenza e gratitudine).

generazioni per manoMa il travaso è tale perché è “reciprocità placentare” e soprattutto “genitorialità”… Il Maestro travasa all’alunno e l’alunno al Maestro, il Genitore travasa al figlio e il figlio al Genitore. Non c’è mai il pensiero unico o il senso unico! Tutti abbiamo, più o meno, qualcosa da dire e da dare, da ascoltare e da ricevere. Ogni giorno è un continuo “travaso” … un continuo “nutrirsi” gli uni con gli altri, anche se spesso tutto ciò avviene inavvertitamente. L’importante è che il travaso e il nutrimento siano il più possibile puri e sani, utili ed efficaci per aiutarsi a vivere nel migliore dei modi. Non c’è altro scopo nascosto. La Vita stessa è un travaso generazionale!… Senza il travaso la Vita stessa non sarebbe possibile.

 E, infine, non posso assolutamente mancare di ringraziare tutti coloro i quali hanno finora aperto queste nostre lettere, specialmente coloro che hanno dimostrato di gradire nel numero e nelle qualità, in particolare coloro che le hanno riscontrate sul tuo stesso sito oppure per mail o per telefono. Mi sembra che, tutto sommato, queste lettere sono sufficientemente gradite per poter continuare a “travasare”. Sempre vicendevolmente!… “Chi più sa dica, chi più può faccia!” ìncita un antico proverbio… come a dire che è necessario essere tutti impegnati a realizzare una “gara di travaso generazionale” in modo generalizzato e totale!…

 Grazie ancora a tutti e a tutti tanti saluti e baci!

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Domenico Lanciano

 

 

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