Caro Tito, non tutti sanno che “L’Unione per il Mediterraneo” (tra l’Unione Europea e 16 Stati che gravitano sulla sponda sud-est del mare interno) esiste ufficialmente dal 14 luglio 2008, anche se accordi preliminari erano stati introdotti il 27-28 novembre 1995 nel cosiddetto “Processo di Barcellona” quando già si creò un partenariato euro-mediterraneo con le migliori intenzioni di realizzare un mercato di libero scambio, come base per una auspicabile futura e più consistente “Unione”. Altra tappa di avvicinamento si ebbe il 20 dicembre 2007 a Roma, dove fu firmato un accordo che dava un accelerazione all’avvicinamento euro-mediterraneo, approvato formalmente pure dal Consiglio Europeo il 13 marzo 2008. Si deve poi all’allora Presidente della Repubblica Francese, Nicolas Sarkozy, la spinta decisiva per giungere alla nascita ufficiale della “Unione per il Mediterraneo” tra quarantatré nazioni aderenti (ad eccezione della Libia di Gheddafi) nell’accordo di Parigi del 13-14 luglio 2008. Personalmente spero si giunga ad una “Unione DEL Mediterraneo”!…
L’Unione per il Mediterraneo ha una propria bandiera identificativa. E’ tutta azzurra, con al centro un cerchio bianco indicante due frecce arrotondate che si incontrano, cioè l’Unione Europea e gli altri Paesi del sud-est del Mediterraneo. Purtroppo, tale istituzione internazionale soffre di alti e bassi a causa del sempiterno conflitto israelo-palestinese e di alcuni dittatori che cercano di sabotare gli sforzi di crescita e di realizzazione di tale bella realtà euro-mediterranea. In questi ultimi tempi, in particolare, la gravissima crisi in Siria sta mettendo a dura prova tale processo unitivo. Speriamo che le cose possano rimettersi a posto e che il Mediterraneo sia un mare di pace vera e duratura!
Purtroppo, però, la “pace mediterranea” (già compromessa negli ultimi anni pure con le cosiddette “primavere arabe”) è adesso dolorosamente lacerata dalla guerra in Siria che, così tanto virulenta ed immane, non si sa come e quanto durerà, come e quanto potrebbe sfuggire di mano, specialmente per le ingerenze di grandi potenze regionali e planetarie. Le guerre della Storia, locali o mondiali, sono iniziate con l’intenzione di durare poco, addirittura qualche giorno … invece, l’esperienza ci conferma che il fuoco, una volta acceso e per quanto tendenzialmente circoscritto, può espandersi in modo tale da distruggere luoghi anche tanto lontani dalla scintilla iniziale. Quindi …
NO ALLA GUERRA!!! … NO A TUTTE LE GUERRE!!!
Sarà semplicistico e inutile gridare il proprio NO … però è altrettanto vero ed utile sapere che milioni e milioni di NO potrebbero fermare il massacro!… Perciò, in taluni appuntamenti della Storia, come questo che stiamo vivendo con fortissima apprensione (stanchi di continue guerre e di strazianti bollettini quotidiani!), il silenzio può addirittura valere una spinta ed un incoraggiamento alla “mattanza” dei popoli e può divenire complicità a tutti gli effetti. Una specie di “silenzio-assenso”. Personalmente, pur nel loro insignificante valore, ho voluto gridare i miei NO alle guerre di questi ultimi cinquanta anni pagando di tasca mia intere pagine di giornali oppure organizzando marce e fiaccolate per la Pace! Ed esprimo il mio chiaro ed inequivocabile NO pure per questa crisi siriana, convinto che c’è sempre un modo incruento e non-distruttivo per risolvere persino i problemi più gravi ed apparentemente o pretestuosamente più inestricabili. C’è soltanto bisogno di tanta buona volontà, senza approfittare di vere o false prove o provocazioni per accendere incendi che, comunque vadano a finire, moltiplicano innumerevoli morti e l’annullamento di opere tanto importanti, tali da cancellare spesso il lavoro e il sudore di millenni di generazioni! Pura follìa!!!…
Recentemente, c’è già stato il chiaro e forte NO di insigni personaggi come Papa Francesco (dove sono adesso le Religioni per la Pace?), come altri responsabili di Istituzioni locali ed internazionali, di interi popoli che pregano e che digiunano. Le armi sono più forti dei popoli?… Allora c’è un solo modo di arginare la tentazione di usarle (poiché chi ha le armi finisce poi per usarle, in un modo o in un altro) … giungere al più completo disarmo!… “Disarmo” parola che sembrava essere un imperativo sociale e politico negli appena trascorsi anni cinquanta e sessanta. Era una parola scritta a caratteri cubitali pure sui muri delle città e gridata da tutte le generazioni, alcune delle quali avevano ancora le ferite sanguinanti della seconda guerra mondiale e persino della prima guerra mondiale o delle guerre intermedie, specialmente coloniali ed imperialiste. Dobbiamo lavorare molto sull’idea e sulla concretizzazione del “disarmo” globale ma, per cominciare, anche di quello unilaterale delle nazioni. Non c’è scampo … ribadisco: chi produce e detiene armi, prima o poi le usa, sia a livello individuale che di Stato, come la cronaca quotidiana dimostra tanto ampiamente quanto tragicamente e dolorosamente. E’ inoltre opinione assai diffusa nel mondo che forse il Presidente degli Stati Uniti d’America Obama avrebbe ben meritato il “Premio Nobel per la Pace” se avesse almeno ridotto in modo veramente molto significativo l’immane ed enorme arsenale militare (specialmente nucleare) in suo possesso (resta pur sempre il Comandante in Capo!) e di quello, ingente, delle famiglie americane. Ciò vale per altri uomini di governo che hanno ricevuto il Nobel per la Pace, quando invece poi hanno armato i propri popoli e avallato o addirittura voluto guerre!
Ricordiamoci che nel mondo ci sono tali e tante armi che potrebbero disintegrare il nostro pianeta con una facilità impressionante! In un solo attimo! Con quale disinvoltura si può vivere seduti su una tale immensa polveriera?!?… Sarà bene riflettere autonomamente, senza fidarsi dei multimedia (specialmente se subiamo il lavaggio del cervello che ci impongono le TV interessate ai “business” politico-economici), e rilanciare (anche per autodifesa delle presenti e delle future generazioni) l’idea di un “disarmo” il più esteso ed efficace possibile. Non sono utopie o traguardi impossibili … sono imperativi urgenti ed indispensabili per la sopravvivenza nostra e del pianeta Terra!
Caro Tito, non sono parole rituali, queste, ma profondamente sentite e dolorosamente vissute. Anche se, nella maggior parte, noi siamo nati dopo la fine della seconda guerra mondiale, possiamo però testimoniare di averne subite le conseguenze in modo diretto o indiretto. Ad esempio, a causa dei residuati bellici, nell’ottobre 1943 il mio fratello maggiore ha perso un occhio e altri due suoi amici sono morti. E quanti altri bambini, nel mondo, stanno ancora morendo, innocenti, senza avere mai imbracciato un’arma?… Armi passive come il fumo passivo! Come per due miei cuginetti, la cui morte (sempre per residuati bellici nel 1944) ha straziato e distrutto davvero un’intera famiglia! La vita di gran parte di noi è stata segnata per sempre, più o meno, per eventi bellici che non potranno mai e poi mai essere ritenuti limitati o chirurgici o “intelligenti” o persino “democratici” o addirittura “umanitari”. Non illudiamoci, soltanto disarmandoci e umanizzandoci possiamo sperare di non far perdurare lutti immani a noi stessi e agli altri. La guerra, se ci pensiamo bene, rende tutti perdenti. Tutti perdenti tutti, in modo visibile o invisibile, ma tutti indistintamente tutti “perdenti”! Perdenti!
Voglio concludere questo mio più che accorato appello alla Pace immediata e incondizionata con il ritornello della canzone “Lacrime e sangue” datata 1967 (durante la cosiddetta “guerra dei sei giorni” tra Israele e i suoi vicini Arabi per la liberazione della Palestina), composta da me e dagli altri amici del gruppo musicale che avrebbe poi preso il nome di “Euro Universal”. Il testo sintetizza i principali conflitti umani susseguitisi già da Caino e Abele fino ai nostri giorni. Dopo ogni strofa, recitata da una voce narrante, prorompe il seguente accorato e straziante grido, sostenuto da una musica incalzante e da brividi:
Lacrime e sangue
travagliano il mondo
e invocano Pace!
E’ la stessa Pace che invochiamo pure adesso non soltanto a proposito della Siria ma per tutti indistintamente i popoli del mondo! “Se vuoi la pace prepara la pace” ìncita un appello di personalità italiane di primo piano (primi firmatari Stefano Rodotà e Maurizio Landini) partecipatomi dalla sempre gentile Olivia Pastorelli redattrice della rivista “Guerre & Pace” e attivissima componente dell’Associazione per la Pace di Milano, capovolgendo lo slogan imperialista dell’antica Roma che invitava “Se vuoi la pace prepara la guerra”. Perciò, NO alla guerra, NO a tutte le guerre! Tra tanto altro, è un imperativo della Costituzione Italiana! Chi può esponga la “bandiera della pace” a finestre e balconi e dica il suo fermo NO a questa guerra e a tutte le guerre! Cordialità.
Domenico Lanciano