Caro Tito, ti do una bella anticipazione. Il Comune di Squillace (CZ) ha accolto l’interessante progetto “Il cammino dell’emigrante” dello scrittore Giuseppe Mungo (emigrato da Squillace nel 1950 quando aveva appena tre anni prima in Sardegna e poi nel 1957 definitivamente in Francia dove vive tuttora). In cosa consiste tale interessante progetto?… Raccontare l’emigrazione attraverso alcune piastrelle in ceramica su cui vengono evidenziate didascalie e disegni a colori tendenti ad evidenziare episodi o tappe di emigrazione. Tali piastrelle dovrebbero formare una specie di “Via crucis” dell’emigrato lungo le vie del borgo. La prima (nella foto) verrà inaugurata in agosto alla presenza di autorità, dello stesso Mungo, di emigrati, di abitanti, di turisti e di curiosi accorsi per l’occasione. Bisognerà ascrivere il maggior merito di tale realizzazione al dottore Franco Caccia, assessore al turismo e alla programmazione dell’Amministrazione comunale diretta dal sindaco dottore Pasquale Muccari.

Giuseppe Mungo (nella foto) ha già scritto tre libri di successo sull’emigrazione e sul proprio struggente e immenso desiderio delle mai dimenticate radici calabresi. Il primo è l’unico tradotto dal francese in italiano con il titolo di “Hanno fatto di noi dei migranti” (edito da L’Harmattan Italia nel 2011) mentre due non hanno ancora l’attesa traduzione e s’intitolano: “Peppino et le secret des oliviers” (Peppino e il segreto degli ulivi) è del 2015 mentre “La ville à l’odeur d’acier” (La città ha l’odore dell’acciaio) è del 2022. Tutti questi tre libri sono assai intrisi delle tematiche dell’emigrazione.

1-     COME LE PIETRE PARLANTI DI BADOLATO

Ogni anno attirano migliaia di turisti le cosiddette “Pietre parlanti” di Badolato incise dallo scultore Gianni Verdiglione, sostenuto in questa bella e preziosa impresa da un lodevole gruppo di amici. Praticamente da qualche anno, su numerose lastre di marmo grigio vengono impresse delle brevi frasi che descrivono e ricordano uno o più personaggi, una situazione, un fatto storico o di cronaca e quanto altro. Ci sono apposite guide che portano in giro per il borgo incuriositi gruppi di turisti per spiegare e raccontare ciò che le “pietre parlanti” sintetizzano in un flash. C’è già l’intenzione di farne un libro che le descriva tutte. Così ne resterà maggiore memoria.

Lo stesso successo e lo stesso interesse auguriamo alle “Pietre parlanti” di Giuseppe Mungo a Squillace. Purtroppo il tema dell’emigrazione è ancora fin troppo attuale e a questo che spopola i nostri paesi si aggiunge il problema dell’immigrazione che nessuno ancora racconta adeguatamente nei suoi drammi e, spesso, nelle sue tragedie (come quella recente di Cutro). Verdiglione ha dedicato una “pietra parlante” a quelle centinaia di profughi curdi accolti e ospitati proprio nel borgo di Badolato dopo lo sbarco dalla nave Ararat il 27 dicembre 1997.

2 – SALUTISSIMI

Caro Tito, sono sicuro che in agosto ci sarà un gran parlare e scrivere sulle “Pietre paranti” di Squillace. Intanto noi le anticipiamo di due mesi, con la speranza di generare interesse e curiosità fin da adesso. La cultura non è un lusso ma una necessità. E l’arte, che della cultura fa parte a pieno titolo, è essenziale come pensiero, illustrazione, emozione, ricordo e tanto altro per nutrire l’anima delle singole persone e di un intero popolo. Pure a futura memoria. Grazie, quindi a scrittori come Giuseppe Mungo e ad artisti come Gianni Verdiglione che traducono nel concreto il bisogno sociale di raccontarsi, pure perché non si perda la “ricordanza” di un popolo sofferente, proprio come nella “Via crucis” dell’emigrazione di Squillace e nelle “Pietre parlanti” di Badolato. Ritengo che il “Premio 12 torri” possa evidenziare questa Arte assegnando a Mungo e a Verdiglione almeno un attestato di riconoscenza sociale per tutto ciò che fanno e che significano. Pure per essere emulati.

Infatti, ogni paese, specialmente ogni antico borgo (specie se città d’arte come Badolato e Squillace), dovrebbe avere “pietre parlanti”. E, ritengo, ci dovrebbe essere un apposito premio proprio per la loro miglior manifestazione, pure come semplice didascalia dei monumenti. Infatti, le pietre parlanti possono essere delle piccole o grandi attrazioni (non soltanto turistiche) per ogni luogo, specialmente se il racconto è sistematico e completo. Spero che tale “Lettera n. 472” sia di sprone per ogni paese, per ogni borgo, per ogni luogo a raccontarsi attraverso le “pietre parlanti”. Noi ci diamo appuntamento alla prossima “Lettera n. 473”. Grazie e alla prossima.

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, domenica 11 giugno 2023 ore 12.52 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le immagini sono prese dal web, mentre quella di copertina mi è stata fornita da Giuseppe Mungo.