Caro Tito, mai come in questi giorni è fin troppo evidente la differenza tra la più anziana democrazia degli Stati Uniti d’America (anno 1776, nonostante tutte le sue pur terribili contraddizioni) con la più giovane democrazia italiana (che, pur nata ufficialmente nel 1946 dalla cosiddetta Resistenza, nega ancora tanta giustizia nazionale e troppe verità tra cui quelle sul nostro Sud e sulla sua proditoria conquista nel 1860).

In questi ultimi giorni è su tutti i giornali, in tutte le TV e in altri mezzi comunicazione sociale, il fatto (pur discutibile) che il neo-presidente USA, Joe Biden, abbia  <<  proclamato l’11 ottobre come Columbus Day, in base ad una legge del Congresso, ma ha auspicato che sia “un giorno di riflessione” non solo sullo “spirito di esplorazione dell’America, il coraggio e i contributi degli italo-americani nel corso di generazioni”, ma anche “sulla dignità e resilienza delle nazioni tribali e delle comunità indigene” e sul “lavoro che resta da fare per realizzare la promessa di una nazione per tutti”.  Da diversi anni il giorno dedicato a Cristoforo Colombo è diventato una festività controversa e le sue statue sono state vandalizzate, dopo una rivisitazione storica degli effetti devastanti e brutali della colonizzazione europea sulle comunità native >>. (dispaccio ANSA da Washington, 08 ottobre 2021).

1 – IL SONNO DEL SUD E SUL SUD

In Italia, invece, tutto resta dormiente al suo posto: le statue di Garibaldi e di Vittorio Emanuele II (persino di massacratori razzisti come Enrico Cialdini e altri), le intitolazioni di vie e piazze a loro dedicate, senza aver riflettuto ancora adeguatamente (dopo ben 161 anni) sui crimini della cosiddetta e proditoria “conquista del Sud” del 1860. D’altra parte, come meravigliarsi?… L’Italia nasconde ancora fin troppe verità pure sulle più importanti stragi subìte dal popolo negli ultimi 75 anni, come vuoi che non nasconda le vergognose e tragiche imprese contro le genti del Sud?…

Ma una nazione che non sa o non vuole riflettere sulla sua Storia più dolorosa (e riparare agli errori e agli orrori) non sarà mai una vera Nazione, sarà un’accozzaglia di soli interessi economici-speculativi che esulano dalla democrazia e dall’Unità Istituzionale! I nativi americani hanno avuto (almeno in parte, ed è un buon inizio) la loro verità storica dal Governo degli USA (erede dei conquistatori e dei massacratori) ed anche riconoscimenti ufficiali e risarcimenti istituzionali e socio-economici. Il nostro Sud Italia continua ad avere vessazioni e ruberie di ogni tipo, più evidenti o più nascoste, dopo essere già stato depredato totalmente… tanto da non avere più le forze per risollevarsi (essendo stato spopolato, desertificato e privato dei suoi giovani e degli elementi più attivi, quasi tutti costretti ad andare a lavorare e vivere al nord o all’estero, un inaudito e feroce salasso, quasi una pulizia etnica).

Ma c’è anche un problema ancora più grave che si aggiunge a tutto ciò, che (già di per sé stesso) è un annientamento totale. Le genti meridionali (forse troppo stanche di tante dominazioni subìte nel corso degli ultimi 24 secoli, forse oltre 22 predatori, quasi tutti provenienti da nord) non riescono ancora a rivendicare nulla, né verità, né riconoscimenti, né risarcimenti. Né onore!… Si lasciano ancora soggiogare, senza nemmeno tentare di difendere la propria dignità. Cosa che fa comodo a chi avrebbe il compito di attuare una giustizia storica. Ma a costoro bastano i profitti economici ed elettorali. Buon sonno, Sud!

2 – ABOLIRE L’INNO NAZIONALE FRATELLI D’ITALIA

Caro Tito, quando parlo di “sonno del Sud” mi riferisco pure a tante, troppe connivenze con gli usurpatori i quali si sono fatti belli e ricchi sfruttando gli ideali risorgimentali per schiavizzare o colonizzare un terzo dell’Italia, il Sud. Ritengo che dopo 161 anni di ingiustizie dalla vile impresa del poi amaramente pentito Garibaldi, si possa persino cambiare l’inno nazionale, conosciuto come FRATELLI D’ITALIA. In questo territorio disomogeneo convivono popoli ed interessi contrastanti, per cui tutti possono essere questi popoli fuorché fratelli … a meno che non si sia ragione al detto “fratelli coltelli”. Quindi si trovi un altro inno questa Repubblica a trazione padronale e coloniale, non certo democratica nella sostanza ma soltanto nell’apparenza (elettorale). Bisogna cambiare inno, poiché questo di adesso può essere percepito come un insulto per i … fratelli minori e vessati. Se l’Italia è una famiglia composta da fratelli con eguali diritti lo dimostri, altrimenti non agiti vessilli che non corrispondono né alla realtà né alla voglia di essere famiglia!

3 – IL SUICIDIO DEL SUD

Caro Tito, continuo a pensarla egualmente, anzi ancora in modo peggiorativo e più drammatico di come ho scritto a conclusione della tesi di laurea, nella primavera del lontano 1977 quando il Sud si stava già, in pratica, sempre più suicidando con le proprie mani. Tale dimostrazione pratica (storia mista ad economia, statistiche e demografia), realizzata nel corso della mia trattazione sociologica, fu assai apprezzata dal mio relatore prof. Gianni Statèra (intellettuale socialista di punta a quel tempo), tanto che mi voleva come suo assistente pure per lavorare su tale filone o ipotesi storico-sociologica dell’evidente “suicidio del Sud”.

Perché sì, è pur vero che i Piemontesi hanno ordito la proditoria conquista armata delle regioni meridionali (che allora – ricordiamolo bene – erano Stato sovrano denominato Regno delle Due Sicilie), ma è pur vero che (a parte la resistenza avutasi poi con il cosiddetto “Brigantaggio” o altro) nulla è stato fatto in concreto per chiedere ed ottenere un minimo di giustizia ideale, storica e concreta. Questo si chiama “suicidio”. O, se si vuole ammorbidire il linguaggio senza cambiare la sostanza, “omicidio o popolicidio passivo”. Oggi la situazione è oltremodo peggiorata con i cosiddetti “P.P. – Predatori Padani” (come ha cercato di dimostrare Antonello Caporale con la nota del 14 febbraio 2019 che riporto per intero, poco sotto, al paragrafo 4, con il l’appropriato titolo IL SUICIDIO ASSISTITO DEL SUD.

Spero di poter tornare sull’argomento in modo un po’ più articolato ed approfondito. Sta, comunque, di fatto che hanno ottenuto un minimo di verità e di giustizia altri popoli sottomessi e decimati da conquiste coloniali o predatorie. Mentre l’Italia del Sud continua a non avere né l’una né l’altra. Ed il massacro continua sotto forma di maggiori povertà e spoliazioni (emigrazione, spopolamento, desertificazione e quanto altro). Ed è un massacro prima di tutto “culturale” di cui buona parte di responsabilità spetta a noi intellettuali del Sud che non sappiamo reagire a tutte le falsità e ai più tremendi ed indegni insulti che vengono scagliati fin dalla preparazione alla Predazione del 1860. Nel mio piccolo, però, sono “sempre” in controtendenza, poiché ho “sempre” cercato di prendere posizione, pure culturale, per difendere il Sud, la mia gente, me stesso. Ma sono stato tradito anche io, persino dalla mia stessa gente e adesso vivo in esilio!

4 – IL SUICIDIO ASSISTITO DEL SUD

Caro Tito, eccoti per intero la utile riflessione (non solo politica, ma anche antropologica, sociologica e lungimirante) scritta, due anni e mezzo fa (il 14 febbraio 2019) dal collega giornalista Antonello Caporale (Palomonte – SA 11 settembre 1961), nero su bianco, a voce alta ed anche alquanto indignata, nella rubrica “L’istantanea” <<https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/14/il-suicidio-assistito-del-sud/4973038/ >> .

<< Esiste il suicidio assistito. E’ una scelta legittima, a patto che se ne sia consapevoli. Il Sud dell’Italia sta affidando le sue speranze a Matteo Salvini e alla Lega. Le scelte di ciascuno non si giudicano e ci saranno ottime ragioni. Perché altrimenti scegliere massicciamente, come il meridione si prepara a fare, un movimento che negli anni scorsi ha detto del Sud, vado a memoria: “terun de merda” con il capostipite Bossi, “topi da derattizzare” (Calderoli), “colerosi che puzzano più dei calzini” (Salvini) sarebbe da pazzi. Mettiamo dunque che la Lega, cambiando vocabolario, abbia convinto tanti meridionali che non solo non è più certo ciò che cantava Pino Daniele (“La Lega è una vergogna”) ma anzi che la proposta politica di Salvini restituisca a tutti, quindi anche ai meridionali, l’orgoglio di essere italiani (“Prima gli italiani!”).

Ma un meridionale come può anche solo ipotizzare che la Lega del “prima gli italiani!” teorizzi, attraverso la cosiddetta autonomia differenziata delle regioni, “prima i veneti!”.

Il Veneto, la punta di lancia leghista, ha infatti chiesto e ottenuto dal governo, nel silenzio imbarazzato e anche un po’ inconcludente dei b, un pre-accordo, fino a ieri secretato, nel quale le risorse pubbliche future verranno trasferite a quella regione per un numero assai ampio di materie (23 in più) non solo in ragione degli abitanti ma in parte dal gettito fiscale pro capite.

E’ chiaro che le regioni più ricche godranno di maggiori trasferimenti e quelle più povere di minori risorse. Ed è chiaro che domani tutte le regioni più ricche, iniziando dalla Lombardia e dall’Emilia, chiederanno il medesimo trattamento.

Ora è vero che il Sud ha le sue responsabilità. E’ vero che ha sprecato, è vero che la sua classe dirigente si è piegata a un clientelismo senza pari ed è maggiormente permeabile alla corruzione.

Ma se un papà, in questo caso lo Stato, ha due figli e premia sempre di più colui che più ha e toglie a chi ha meno, commette l’ingiustizia finale. E invece di unire, sfascia la famiglia.  Salvini a parole vuole tenere unita l’Italia, nei fatti la disunisce.

Il Sud già è mezzo morto. Demografia a picco, economia a picco. Il Mezzogiorno è la regione d’Europa più grande e più povera. Con questa riforma, la secessione dei ricchi, si avvia al suicidio assistito. Il Sud lo sa?

5 – IL SUICIDIO DEL PIANETA

Per la logica anche fisico-biologica delle cose (un corpo che ha una cancrena non dovrebbe avere lunga vita) a me pare che la morte o la cancrena del Sud rischia di diventare il suicidio dell’intera Italia, alla lunga. “Il Nord lo sa?” direi, parafrasando l’ultimo interrogativo di Antonello Caporale. Noi ci illudiamo ancora che la morte degli altri significhi davvero la sopravvivenza nostra?!… Non è più tempo di “Mors tua vita mea” (morte tua, vita mia) come dicevano i Romani che, poi, in conclusione, non hanno fatto una bella fine.

Nel 1986 ho lanciato l’allarme “Badolato paese in vendita in Calabria” per evidenziare che stavano morendo non soltanto antichi borghi spopolati come il mio ma tutto il Sud e persino le zone montane e periferiche del Centro-Nord più ricco. Ma anche la stessa opulenta Europa, dal momento che nel 1986 risultavano spopolati circa 12mila borghi mentre adesso sono quasi 20mila. Situazione che è, quindi, peggiorata a vista d’occhio. Le metropoli e le città scoppiano mentre i paesi muoiono e urge un “riequilibrio” generale.

“L’Europa lo sa?” sempre parafrasando Antonello Caporale, così come potremmo chiedere “Ma il Mondo lo sa?” che è a rischio l’intero pianeta per una serie di esagerazioni e di egoismi estremi che abbiamo fatto in questi ultimi due secoli di società industriale, e ancora molto di più pazzamente da 70 anni a questa parte?

6 – ATTENZIONE ALLA CRONACA RECENTE

Caro Tito, nonostante come testata “CostaJonicaWeb.it” siamo una realtà locale, anche se interregionale, penso che sia consentito guardarci attorno, non soltanto perché ormai siamo tutti interconnessi, ma anche perché l’effetto farfalla ci dimostra che ciò che accade in Cina o in Patagonia o al Polo è di nostro interesse. Ma senza andare molto lontano, ho l’impressione che si stia mettendo male per l’Italia se una apparentemente semplice manifestazione di protesta dei cosiddetti “NO VAX” (no vaccini) come quella di ieri sera, sabato 9 ottobre a Roma, abbia poi degenerato con estrema violenza (con o senza infiltrati) devastando persino la sede del maggiore sindacato nazionale, la CGIL – Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Tale proditorio assalto ad un organo democratico (che per quanti difetti possa avere è ancora un organo democratico ed istituzionale degno di rispetto) ci ricorda altri tristi assalti squadristi di un ben determinato periodo storico che poi, piano piano, hanno portato l’Italia al più tragico epilogo bellico del 1940-45.  Chissà se c’è una connessione tra “Predatori Padani” di tutte le epoche e tutto ciò?

Ma nel mondo accanto al male c’è anche il bene. Per fortuna. E se ancora il pianeta esiste e resiste è merito delle persone di buona volontà. In tale contesto, è certamente un bene che ci sia ancora LA MARCIA PER LA PACE PERUGIA – ASSISI (24 km) che, in questo 2021, compie 60 anni di speranza (essendo iniziata nel 1961).

Abbassare la guardia sui temi della pace e della nonviolenza, oggi potrebbe significare lo scivolamento della società e del mondo verso derive autodistruttive da cui poi non è garantito che si possa tornare indietro, sani e salvi o semplicemente acciaccati. Significherebbe il SUICIDIO DEL PIANETA E DELL’UMANITA’. Pure per tale motivo la mobilitazione delle coscienze e delle persone dovrebbe esprimersi al massimo possibile.

7 – SALUTISSIMI

Caro Tito, a chi è più sensibile alla vera Storia, all’etica socio-politica ed economica, appare insostenibile che il nostro Sud, dopo ben 161 dalla sua spoliazione, non intravede ancora un minimo di verità storica e di giustizia sociale. Ma anzi peggiora sempre di più, persino statisticamente! “Divide et ìmpera” (dividi i popoli e comanda su di loro) sostenevano gli antichi Romani. Così, su un Sud diviso sotto tutti i punti di vista, l’ennesimo invasore e conquistatore (il 22° pare) manterrà il suo tallone su di noi chissà per quanto altro tempo ancora!… Magari fino al prossimo arrivo, probabilmente Russi, Arabi o Cinesi!…

Fatto sta che non possiamo nemmeno più consolarci con le bellezze della nostra Natura ed in particolare dei boschi e dei nostri mari, dal momento che questa tristissima e dolorosa colonizzazione ha devastato anche il nostro ineguagliabile ambiente oltre che le nostre stesse vite! Quando nascerà la GENERAZIONE DECISIVA che invoco ormai da quasi mezzo secolo e che ci liberi da cotante schiavitù?!…

Sicuramente la mia generazione non vedrà un Sud degno delle sue più antiche civiltà e della sua dignità. Possiamo sperare che sorgano nuove generazioni (in particolare quella “decisiva”) capaci di riprendersi tale dignità. Ma chi forma queste nuove generazioni, chi quella decisiva?… Inoltre c’è da ricostruire un territorio ed un popolo fin troppo vessati e distrutti. Chi si proporrà a tale ciclopica impresa?… Noi abbiamo fatto del nostro meglio, ma siamo sempre più soli ed isolati nella nostra stessa Terra, tanto che mi resta difficile (quasi impossibile da qui alla prossima generazione) il solo intravedere un pur timido spiraglio o tentativo d’inizio di una minima rinascita del Sud. Intanto, resta significativo ed importante tenere accesa la speranza e la volontà. Chissà che prima o poi … non sia la volta giusta!… Teniamo accesi la mente e il cuore, sempre!

Sempre ringraziandoti per lo spazio riservatomi, ci diamo appuntamento alla prossima “Lettera n. 355”. Con tanti buoni auguri per tutto e per tutti. Ancora e sempre con tanta cordialità,

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

Iter City, domenica 10 ottobre 2021 ore 11.18 – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è Fecondare in questo infinito il metro del nostro deserto” – Le foto sono state prese dal web.

P. S. – ADDIO A TOTO’ GARRETTA (Pirri)

Caro Tito, proprio mentre ti sto per inviare questa “Lettera n. 354”, ricevo da Roma alle 11.19 la telefonata del fraterno amico Vincenzo Serrao fu Elia che mi informa della morte, avvenuta la scorsa notte (forse nel sonno) nella sua casa di Badolato Marina, del nostro comune e vecchio amico Antonio GARRETTA (detto Totò u Pirri) classe 1952. Un altro amico, carissimo fin dalla nostra infanzia, che se ne va anzitempo, a 69 anni. Un altro amico che ci indica la via della nostra destinazione finale. Un altro dolore che si aggiunge e che grava nell’anima e nel cuore, nella mente e nel nostro vissuto.

Totò faceva parte della nostra compagnia ed è venuto pure in Agnone del Molise (proprio assieme a Vincenzo Serrao e ad altri) per partecipare al mio matrimonio religioso, domenica 12 agosto 1984. Quanti ricordi, adesso, caro Tito, affollano e ci accavallano nella mia mente! Voglia Dio riservargli un posto d’onore accanto a Sé, pure perché Totò è stato sempre una persona quieta e taciturna, pacifica e ricca di umanità, anche perché è appartenuto ad una famiglia numerosa e affiatata. A questa sua estesa famiglia, ai parenti e a tutti gli amici un forte abbraccio di cordoglio. Riposi in pace! Non un addio ma un arrivederci!

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