Caro Tito, adesso (che siamo nel mese di marzo e il tepore primaverile spinge a frequentare maggiormente le nostre bellissime spiagge) ti voglio dire dei ciottoli del nostro mare Jonio, in particolare delle “vicce” … così vengono indicate (da buona parte dei dialetti meridionali) quelle pietre piatte che (levigate dal lavorìo della natura in milioni e milioni di anni) si trovano solitamente, spesso molto scenograficamente, in riva al mare, più vicine all’onda oppure tra la sabbia nelle strisce ciottolose lasciate dalle mareggiate invernali. Sicuramente pure tu (come tutti i bambini e i ragazzini di ieri, di oggi e di domani) hai giocato a fare a gara con altri coetanei nel lanciare le “vicce” sulla superficie del mare (vince chi riesce ad ottenere il maggior numero di saltelli sull’acqua ad un solo tiro o complessivamente a più tiri concordati).

E questo era e continua ad essere uno dei più semplici e tipici giochi dell’infanzia. Ai miei tempi, la stagione del mare iniziava già con i primi tepori di marzo e c’era chi (come me e alcuni miei compagni) addirittura marinava la scuola per fare il primo bagno proprio all’inizio di marzo per concludere tale maratona ad ottobre inoltrato: un anno siamo arrivati fino al 4 novembre! E, ovviamente, si giocava a “vicce”.

Poi, viaggiando in varie parti del mondo e frequentando altre zone di mare, ho notato che le “vicce” (piccole e grandi, variamente dipinte pure con scorci di quelle località o raffigurate in altre forme e composizioni, come a Capo Nord) venivano utilizzate e vendute come “souvenir” nelle botteghe turistiche. Dal gioco, quindi, a elemento “artistico-economico”. Poi ancora, ho notato che i ciottoli venivano usati in vari modi pure dall’industria edilizia per adornare o arredare (internamente ed esternamente) superfici di case o di giardini.

 Vengono utilizzati persino i ciottoli di fiume: ad esempio, uno dei bagni dell’antica casa ristrutturata di mia suocera utilizza le cosiddette “pietre del Piave”. Come non pensare alle bellissime pietre delle nostre spiagge e delle nostre fiumare?!… Eppure, non mi risulta che nelle nostre zone si utilizzino queste risorse territoriali per farne “arte” e “industria” … (a cominciare da quella più elementare dei “souvenir” turistici). 

Nell’estate 1974 ho avuto modo di vedere, per la prima volta, l’uso artistico delle pietre dei nostri torrenti per come fatto dal noto attore e regista greco Stavros Tornes (Atene 1932-1988) di cui sono diventato amico in occasione del film “Domani” girato per la Rai a Badolato nel 1973 dal catanzarese Mimmo Rafele, anch’egli noto pure come regista-soggettista e come compagno di Lidia Ravera.

Stavros Tornes

 Ebbene, Stavros nei mesi di luglio ed agosto, soggiornando a Badolato (i cui luoghi gli evocavano in qualche modo la gemella Grecia), si mise a lavorare le pietre dei tre maggiori torrenti badolatesi Vodà, Vallone e Gallipari. Il risultato fu strabiliante: avendole forate a vario spessore, queste pietre “suonavano” o persino sembrava parlassero al vento delle colline di Vallina, sul tetto della casa rurale dei coniugi Giuseppe Leuzzi e Teresa Lanciano. Avrebbe portato quelle “pietre parlanti” a Parigi per una sua mostra personale, mi diceva. Non so se l’ha fatto veramente, poiché non ho più visto Stavros da allora, pur avendo saputo che era tornato a Badolato per girare, da regista, un film poi interrotto per vari problemi (Stavros viveva tra Italia e Francia una difficile vita di esule, perseguitato anche fuori dalla Grecia dalla dittatura dei Colonnelli).

 A ricordo della mia armoniosa infanzia trascorsa prevalentemente sulle spiagge di Badolato (ero nato nel casello ferroviario di Kardàra ad appena 200 metri dall’onda dell’epico mare Jonio) ho appena realizzato delle prime, piccole, simboliche e sperimentali composizioni con le “vicce” badolatesi che, raccolte lo scorso mese di dicembre, ti faccio adesso vedere in apposite foto.

Ciottoli piatti

Ti mostro questi “quadretti” amatoriali soltanto come esempio “evocativo” del magico periodo dell’infanzia (che il mare ci ha reso più bello, luminoso, felice e spensierato) e come umilissimo incitamento a qualcuno che voglia meglio utilizzare in forma creativa ed espressiva una tale abbondante risorsa del nostro territorio (anche a fini turistici, oltre che artistici o di semplice affettuoso regalo a persone care). Ci sono tante idee per il migliore utilizzo dei tanti materiali che ci sono nei pressi del nostro mare, su colline, torrenti e montagne. Si pensi, poi, all’utilizzo dei tronchi di ulivo!… Quante e quali sculture, piccole e grandi, si potrebbero fare con tronchi e rami dei nostri ulivi!… anche semplici utensili per la cucina (come faceva, pure con altri tipi di alberi, il sempre gentile e stimato Francesco Petrolo senior, operaio forestale di Pietracupa di Guardavalle). Utensili che potrebbero essere adattati al gusto dei turisti o dell’ornamento domestico locale. Inoltre, pure a fini turistici e pedagogici si potrebbero valorizzare interi uliveti storici e monumentali di cui è ricca la nostra Calabria sia jonica che tirrenica. Alcune regioni italiane (come il Molise) hanno già istituito veri e propri “Parchi dell’ulivo” (anche nel contesto del circuito nazionale “Città dell’olio”). Ma avremo modo di trattarne meglio un’altra volta.

 

Cordialità, Domenico Lanciano

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