Caro Tito, faccio parte di una generazione educata a suon di proverbi. E, superati da poco i 65 anni, posso e devo confermarti che i proverbi (fatte salve le ovvie ed immancabili eccezioni) sono assai efficaci per dirigere al meglio la propria esistenza. Lo “stare al mondo” è cosa molto difficile e senza una guida, saggia di millenni, si può incappare in una o più trappole, alcune delle quali possono compromettere seriamente la nostra vita. E devo confessarti che purtroppo (spinto dalla grande voglia di “Wivere” e di “inseguire miraggi” come ho scritto in talune poesie adolescenziali, alcune delle quali confluite nell’opuscolo “Gemme di Giovinezza” nel 1967) ho eluso qualche proverbio, pagandone molto pesantemente le conseguenze. Ho più volte detto e scritto che bisognerebbe studiare i proverbi in modo sistematico e scientifico principalmente a scuola e in tutti gli altri luoghi di aggregazione (a partire dalle famiglie). E’ necessario studiare i proverbi “laici” persino in chiesa o dentro le religioni, le quali (appartenendo, come i partiti politici, ai SIC “sistemi ideologici condizionanti”) non sempre educano alla concretezza umana e all’accortezza sociale.
Con le lettere n. 77 e 78 (del 20 e 27 marzo 2014) ho iniziato una serie di riflessioni su quante e quali potrebbero essere le “Rivoluzioni del 21° secolo” che stiamo vivendo ormai da 15 anni… alla ricerca della rivoluzione più importante. La prima rivoluzione che mi è sembrato descrivere come la più evidente, diffusa e in crescita in Italia e nel mondo è quella mafiosa. E, ad esempio, la vicenda in atto di “Mafia Capitale” a Roma è il simbolo di come e quanto “la corruzione e le criminalità organizzate” siano penetrate nel tessuto sociale, specialmente proprio in quelle Istituzioni che dovrebbero, al contrario, combatterle. Così è, più o meno, pure all’estero, dove (in alcuni Paesi, come il Messico) la mafia effettua uccisioni e stragi da immenso orrore, condizionando politica e società, paralizzando o drogando l’economia e abbrutendo la vita civile.
Adesso, vorrei riflettere su un’altra vera rivoluzione che si sta verificando proprio sotto i nostri occhi … quella delle grandi migrazioni intercontinentali … la rivoluzione dei poveri, dei disperati, dei perseguitati, dei senza futuro!… Ed anche qui, per spiegarci un simile fenomeno, interviene un proverbio che (sicuramente presente in ogni cultura) a Badolato di Calabria recita così: “Il mondo ha tre potenti: il re, il papa e i pezzenti” (là dove i “pezzenti” sono i troppo poveri, i diseredati, quelli che sono in totale miseria e non hanno proprio niente e, quindi, niente da perdere).
Attorno all’8 dicembre 1980 (quando il terremoto della Campania e della Basilicata era un dolore nazionale ancora troppo recente, cocente e lancinante) ho partecipato a Polistena (Reggio Calabria) e a Rogliano (Cosenza), come giornalista, ad un convegno sull’emigrazione, i cui relatori erano docenti del calibro di Pino Arlacchi. Tra gli organizzatori di tale interessantissimo incontro c’era lo scrittore Giovanni Russo, fondatore del Museo Civico e attivissimo direttore della Biblioteca Comunale di Polistena, mio coetaneo. Durante i lavori, alcuni studiosi hanno evidenziato che chi emigrava nelle Americhe (tra 800 e 900) erano persone non estremamente povere (anche se alcune si facevano prestare i soldi per poter espatriare) ma contadini, artigiani, commercianti ed operai che, in prevalenza, volevano avere un miglior futuro. Il che, mi consta, è vero in soltanto in buona parte, poiché ci sono state pure famiglie che sono arrivate in terra di emigrazione con pochi dollari in tasca (ne conosco tante ed ho ascoltato le loro testimonianze) e, quindi, è indubbio che c’era pure allora chi fuggiva dalla miseria economica più nera e disperata e da situazioni geopolitiche, antropologiche e sociali non più sostenibili.
Sarà così pure per queste migrazioni attuali, perché infatti non si capisce come un migrante dell’Africa centrale o del Medio o Estremo Oriente possa pagare la traversata mediterranea centinaia o migliaia di euro (e prima ancora il lungo e difficoltoso viaggio per giungere sulle coste libiche) quando la paga giornaliera di un operaio è in media di uno massimo due dollari!… Probabilmente, da che mondo è mondo, fugge da guerre, miseria e altre negatività chi ha un minimo di risorse economiche ed energie umane (in maggioranza i migranti sono giovani) tali che gli permetta di affrontare una “selezione naturale” durante la quale chi è più debole soccombe (alcuni “reportages” dimostrano che muoiono più migranti durane la traversata nel deserto del Sahara e nelle prigioni libiche piuttosto che durante la navigazione sulle acque del Mediterraneo)… a dimostrazione che la disperazione di chi scappa o emigra è tale e tanta da accettare il rischio di non arrivare alla meta.
Ma, bisogna registrare pure il dubbio (anche a futura memoria) sul fatto che, dietro a tanti settori di queste massicce migrazioni verso i ricchi paesi occidentali (prevalentemente capitalisti e cristiano -cattolici) ci sia un progetto ed una regia, una organizzazione che finanzia questa che può essere considerato un nuovo tipo di guerra o di rivoluzione … quella demografica … un vero e proprio “cavallo di Troia” … una bomba ad esplosione ritardata in modo tale da mettere in crisi il sistema di vita occidentale (che si è nutrito per secoli e ancora si nutre, tra l’altro, dello sfruttamento dei Paesi di provenienza dei migranti). Una specie di rivoluzione anti-coloniale, dunque?
A questo punto, possiamo ricorrere ancora una volta ai proverbi per spiegarci meglio questa grande rivoluzione del 21° secolo, cioè quella dei migranti, dei disperati, e la resistenza dei Paesi accoglienti o che subiscono queste gigantesche ondate migratorie. Ad esempio: “Chi male fa, male si aspetti” (nel senso che i Paesi occidentali coloniali hanno fatto e continuano a fare troppo male ai popoli migranti, specie con il colonialismo e con altri micidiali interventi); oppure “Chi è sazio non riesce a credere o addirittura a concepire chi è a digiuno” (basta seguire i programmi televisivi che trattano di immigrazione per capire quanto tale proverbio sia vero e fin troppo drammatico, anche dal punto di vista della civiltà cristiana, ma anche della civiltà sociale e politica e persino semplicemente umana). E’ un grande scontro tra mentalità, disagi, egoismi e stili di vita!…
Comunque sia, le categorie del nostro primo proverbio (il re, il papa, il pezzente) sono quelle che, adesso più che mai, stanno giocando e determinando le sorti dei popoli. Infatti “il re” (cioè gli Stati, il Potere) rappresenta la politica e quei governi che, per un motivo o per un altro, impongono un certo ordine mondiale o (a seconda delle convinzioni) provocano il disordine mondiale, entrambi imposti con la più spietata finanza ed economia, con guerre, razzie e ogni sorta di ingiustizie. “Il papa” rappresenta “la religione” in quanto tale ovvero i numerosi sistemi religiosi presenti nel mondo (alcune religioni sono chiaramente al servizio del “Potere” laico-statale, mentre altre sono esse stesse “Stato” come in Iran).
Nel corso dei secoli abbiamo avuto ampie prove e dimostrazioni che spesso sono proprio le religioni a causare (spesso avendo come alleato privilegiato il “re”) le crociate e le guerre più furiose e sanguinarie mentre invece, per fondazione e statuto, dovrebbero difendere la pace e altri valori umani e sociali sublimi. “I pezzenti” sono le vittime del “re” e/o del “papa” (“papa” bene inteso anche come altre religioni). I pezzenti che si stanno “ribellando” con le migrazioni provengono proprio da aree geografiche massacrate da guerre più o meno riconducibili al colonialismo più inumano e schiavista degli ultimi cinque secoli (alcune zone soffrono sottomissioni senza alcuna discontinuità, risalenti persino al periodo della dominazione romana).
Ritengo che bisogna considerare questa delle attuali migrazioni una vera e propria “rivoluzione” se è vero (come risultata storicamente vero) che le rivoluzioni scambiano (a volte stravolgono) un territorio o una società sotto tanti profili (da quello politico a quello economico, da quello sociale a quello dei valori e dei comportamenti, da quello religioso a quello persino demografico-razziale).
L’Italia e l’Europa, fra qualche decennio non saranno più l’Italia e l’Europa di pluri-millennaria memoria ma saranno qualcosa di ben altro. Sarà lo stesso per gli Stati Uniti, la cui componente anglosassone sarà presto minoritaria non soltanto demograficamente, sotto la spinta dei neri afro- americani, dei “latinos” centro-sud americani, degli islamici e degli asiatici di varia provenienza. Sarà, così, un mondo migliore?…. Speriamo proprio di sì!… Di solito la mescolanza di razze, culture e intelligenze diverse ha sempre giovato là dove c’è stata una diversità etnica, così come in natura i territori più ricchi sono quelli che hanno una maggiore e migliore biodiversità (anche se, in realtà, ci sono sempre alcune contro-indicazioni, che, sebbene minoritarie e gestibili, possono creare pochi o tanti problemi di integrazione o assimilazione, come la realtà attuale ben dimostra ampiamente).
Caro Tito,
alla fin fine, il nostro dolore per tutto ciò che sta avvenendo al mondo è considerare che nel mondo si stanno spendendo davvero tantissimi soldi (paradossalmente anche nostri) per far stare male quasi tutti mentre con gli stessi soldi potremmo stare magnificamente tutti e in tutti i continenti!… Quale nevrosi, quale follia provoca tutta questa sofferenza, queste distorsioni nell’Umanità?… E si può rimediare o tentare di guarire?…. Ad esempio, recentemente L’Espresso (famosa rivista settimanale italiana) nel suo numero 25 – anno 61 del 25 giugno 2015 riserva le pagine 14-21 al “Rapporto dal Niger” firmato da Fabrizio Gatti ed intitolato “Così si ferma l’esodo”. In tale analisi (che avevo fatto seppur brevissimamente pure io nella “Lettera n. 115 dedicata a Padre Celestino Ciricillo) dimostra come con l’equivalente denaro che spende nell’accoglienza di profughi e migranti (senza peraltro evitare migliaia di morti lungo il cammino, nei “lagher” e nelle traversate) e con lo stesso impegno di uomini e mezzi, il cosiddetto Occidente (Europa, Stati Uniti, Australia, ecc.) potrebbe fermare in gran parte il dramma e le conseguenze delle migrazioni e delle bombe demografiche creando posti di lavoro e ricchezza nei Paesi poveri e realizzando la pace nei Paesi in guerra.
Dramma nel dramma e paradosso nel paradosso – fa capire L’Espresso – l’Italia (che non è mai stata e non potrà mai essere grandissima potenza coloniale) paga il fenomeno migranti molto ma molto più di quanto non lo vogliano pagare Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania che pare siano stati proprio quegli Stati che hanno creato maggiormente il caos che sta all’origine della miseria e delle conseguenti migrazioni. Sfruttamento su sfruttamento, dunque? E la nostra “Italietta” si trova quasi sempre, storicamente, coinvolta in un gioco più grande di lei, poiché nonostante aspiri a diventare un grande Paese (come spesso dicono i suoi dirigenti che si compiacciono tanto di partecipare ai vari G7 – G8 – G20) si trova poi ad essere “nazione ancillare” (cioè “serva” o “servile gregaria”) di nazioni e poteri più forti (pagando forse ancora lo scotto per l’atroce sconfitta nella seconda guerra mondiale, cosa che troppo spesso dimentichiamo!).
Comunque sia, ci arrampichiamo sugli specchi noi comuni mortali, cui non è concesso di capire il grande gioco del governo del mondo, così come non riusciamo a raccapezzarci, nonostante troppi telegiornali e tante analisi multi-mediatiche, il fallimento economico-finanziario della Grecia e le difficoltà di Paesi come Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia dentro la cosiddetta Unione Europea. Pure qui paga sempre il sud dell’Europa, quello subalterno e sottomesso al dominio nordico come nel medioevo ancora irrisolto?!… Guarda caso, tutti questi paesi in forte crisi sono cattolici o similari, mentre i Paesi a cristianesimo protestante restano sempre più egemoni … è quindi pure un sottile ed inconfessato fattore religioso dietro ai guai attuali di alcune nazioni?… proprio come c’è una guerra religiosa più conclamata e micidiale tra musulmani sunniti e sciiti?… Alcuni commentatori temono che dietro tutti questi fatti drammatici si nasconda il ritorno di un’unica ma multiforme tirannia (nazismi, fondamentalismi e altre dittature anche di ordine informatico oltre che economico-mafioso, inquisizioni, crociate militarizzate e trasversali e quanto altro di destabilizzante possa avere inventato il Potere del mondo). E’ forse davvero in atto la “Terza guerra mondiale a pezzettini” come ha affermato Papa Francesco?…
Caro Tito,
è questa, allora, la vera rivoluzione del 21° secolo, il ritorno del “Grande Tiranno” in versione globale?… Ed è in serio pericolo la stessa Umanità se è vero come è vero che gli scienziati spaziali stanno affrettando le ricerche di vivibilità interplanetaria, convinti che la nostra Terra sta già entrando in agonia?… Credimi, non ho più parole!…. Chi vivrà vedrà!
Domenico Lanciano
(Mare del Vasto – Abruzzo – domenica 28 giugno 2015 mattina)