Per la messa in sicurezza delle vittime di tratta di essere umani serve un approccio multidisciplinare e interculturale – anche in contesti emergenziali come il Pronto Soccorso, l’implementazione quindi del lavorare in “multi-agenzia” è l’elemento cardine.

Sono le conclusioni cui è giunto il tavolo tematico sulla “Messa in sicurezza delle vittime di tratta di esseri umani” che si è svolto nella sala “Ferrante” dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme in occasione della XVII Giornata Europea contro la tratta di esseri umani. L’incontro è servito per dare inizio a un importante programma di lavoro, promosso dalla Rete Anti-Tratta, dall’Organismo Immigrazione che opera a supporto della Direzione aziendale dell’Asp di Catanzaro coordinato dalla Dott.ssa Maria Teresa Napoli e dal Dipartimento Materno-Infantile, a cui l’Organismo immigrazione afferisce, diretto dalla dr.ssa Mimma Caloiero. Fortemente voluto e sostenuto dal Direttore Sanitario Antonio Gallucci e dal Commissario generale Dott. Antonio Battistini, ha visto presenti i loro saluti e il plauso all’evento; il tavolo ha coinvolto i professionisti e i direttori del Presidio ospedaliero di Lamezia Terme.

Già da diversi anni l’Azienda Sanitaria di Catanzaro si è fatta promotrice della tutela delle vittime di tratta di esseri umani, con un Protocollo d’Intesa di cui alla Del/DG n. 996/2017, insieme agli Enti Partner della Regione Calabria (Ass. Progetto Sud – Fondazione Città Solidale – Associazione Mago Merlino), attraverso il programma “Incipit”. Un percorso promosso dalla Regione Calabria nell’ambito dei bandi a favore dei cittadini stranieri vittime di tratta di sfruttamento sessuale, lavorativo e in altre attività assoggettanti e costrittive (in base all’art. 18 del TU 286/1998).

Sono stati i professionisti che hanno attivamente preso parte all’evento, attraverso la presentazione di numerose case studies, fra essi i referenti del “Percorso Rosa Bianca”, a manifestare la necessità di affrontare il tema con un approccio multidisciplinare e interculturale, anche in contesti emergenziali come il Pronto Soccorso che spesso fa da crocevia a situazioni di profonda sofferenza.

La presa in carico delle vittime di tratta, rilevano i medici, gli psicologi, gli assistenti sociali e i referenti del Terzo settore, richiede significativi sforzi tecnico-organizzativi, professionali e formativi, soprattutto in un contesto storico post pandemico in cui il fenomeno sembrerebbe essersi spostato dalle strade, restando presumibilmente invisibile, ma che poi si manifesta, come rilevano i primari di Neonatologia e di Ginecologia, generando conseguenze talvolta irreversibili sulla salute della vittima e di eventuali familiari.

E’ stata evidenziata, pertanto la necessità di una formazione clinico-esperienziale specifica per tutti gli operatori coinvolti nel processo, essendo un fenomeno che abbraccia più aree di intervento, coinvolge più reparti ospedalieri in maniera trasversale. In conclusione, hanno rilevato i professionisti, occorre potenziare il lavoro in “Multi-agenzia” a partire proprio dai presidi Ospedalieri, in collaborazione con gli enti del Terzo settore, che si occupi della presa in carico delle vittime di tratta. L’obiettivo è far sì che ciascun Ente coinvolto svolga i suoi interventi secondo le proprie competenze attraverso un lavoro sinergico di rete e la costruzione di procedure operative che diventeranno best practice.