La legge garantisce il 100 per cento delle entrate derivanti da “segnalazioni” dell’ente locale.  Un accordo con l’Agenzia delle Entrate, per collaborare fattivamente al contrasto dell’evasione dei tributi. A proporlo sono due consiglieri comunali, Nello Pergolizzi e Ivano Cantello, che carte alla mano suggeriscono che un accordo di questo tipo sarebbe una sorta di obbligo, anziché una facoltà, e soprattutto porterebbe grossi vantaggi anche alle magre casse di Palazzo Zanca. Ecco perché. Già il decreto legge 203 del 2005 riconosceva ai Comuni una quota delle maggiori somme che vengono riscosse, a titolo definitivo, grazie alle cosiddette “segnalazioni qualificate”, che l’ente locale trasmette telematicamente all’Agenzia delle Entrate. Quota che prima è salita al 50% e successivamente, col decreto 138 del 13 agosto 2011, è stata elevata al 100%. In sostanza, affermano Pergolizzi e Cantello, questa norma «offre ai Comuni la possibilità di reperire risorse finanziarie attraverso una nuova attività, in cui dovrà collaborare con la stessa Agenzia delle Entrate. Ciò può rappresentare “una boccata d’aria” in un momento in cui vengono ridotti i trasferimenti erariali». A tutto questo va aggiunto che «le linee guida che emergono dalla lettura delle nuove disposizioni normative del cosiddetto decreto Monti, in materia di nuova imposizione locale, sono volte al conseguimento di maggior autonomia operativa da parte degli locali, conferendo, alla gestione della cosa pubblica, maggior flessibilità delle risorse sia materiali che umane».

Tutti motivi per cui «la collaborazione fra Comuni ed Agenzia delle Entrate rappresenta un’opportunità che non può essere lasciata solo sulla carta, ma deve stimolare l’ente comunale a farle assurgere il ruolo di strumento indispensabile e fondamentale per il raggiungimento di quella autonomia finanziaria tanto auspicata, quanto necessaria per il risanamento dei conti pubblici».

Cosa dovrebbe fare Palazzo Zanca? «I controlli fiscali ai quali i Comuni sono chiamati a interagire con l’agenzia delle Entrate – spiegano Pergolizzi e Cantello – riguardano i principali tributi erariali, quali a titolo esemplificativo l’imposta sui redditi, l’imposta sul valore aggiunto, l’imposta di registro e catastale, ai quali si aggiungono anche quelli contributivi e assistenziali.

L’obiettivo è quello di scovare i valori imponibili sottratti al fisco, dall’evasore totale e da chi elude parte delle imposte erariali, contributive e assistenziali, dichiarando una ricchezza imponibile minore di quella realizzata». La strada non è poi così complessa: basterebbe «procedere alle verifiche fiscali utilizzando le banche dati del Comune relative ai tributi locali e alle principali entrate patrimoniali, al fine di conoscere, ad esempio: la situazione immobiliare del contribuente e il numero delle utenze; la situazione reddituale dichiarata ai fini dell’accesso ai servizi dell’ente previa corresponsione di tariffe agevolate; la dimora abituale del contribuente ai fini del corretto recapito delle comunicazioni personali».

Da qui la proposta, esplicitata in una delibera da portare in consiglio comunale: firmare una convenzione con l’Agenzia delle Entrate per rendere operativa la collaborazione. E chissà, creare un grosso deterrente al sempre più fitto sottobosco degli abusivi, oltre che degli evasori.

Tempostretto.it

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