violenza-sulle-donneDi seguito la dichiarazione del Coordinamento Antiviolenza 21 luglio: <<ll caso della ragazza tunisina violentata dal medico palermitano è un episodio particolarmente grave perché autore della violenza sarebbe un ginecologo, primario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, cui la giovane, affetta da una seria patologia, si era rivolta nella speranza di poter guarire. Aveva, infatti, lasciato la Tunisia ed era arrivata nel nostro paese proprio per trovare rimedi più efficaci, in uno stato quindi di necessità.

Dopo la vicenda di Asia Argento, drammaticamente simile, quante di queste sconcertanti verità scopriremo ancora ? Il dato positivo è che si comincia a uscire dal silenzio. Quello negativo è che si rischia di essere ‘naturalmente’ vittime due volte. Di chi ha di fatto agito la violenza e dello spietato linciaggio operato dai media e a volte nei tribunali. Riteniamo infatti che la dinamica probatoria debba tenere presente ogni elemento e guardare ai fatti, non ai giudizi morali.

Si difenda il medico che ha esercitato violenza approfittando della sua posizione e della situazione di vulnerabilità della sua assistita, dimostri – se possibile – la sua innocenza. Non devono essere soltanto le donne coinvolte a dimostrare la loro non colpevolezza (!) o le responsabilità del loro aggressore , spesso incorrendo in una vera e propria gogna mediatica. Le donne non sono ‘vittime’ in senso stretto, e lo dimostra la sana reattività in termini di denunce alla quale assistiamo in questi giorni. Sono gli uomini e l’impianto normopatriarcale correlato che le vorrebbero passivamente tali. E’ una trappola che ha funzionato per troppo tempo: il corpo delle donne non è un terreno di battaglia, un luogo di dibattito o una merce di scambio. Troppo spesso la cronaca, anche di recente, ci racconta di uomini che approfittano del loro ruolo e della disparità di potere per ricattare, umiliare e violentare donne, anche giovanissime, che per varie ragioni dipendono da loro. Gli autori non sono pazzi e non sono, come vorrebbe farci credere una stampa spesso in mala fede, soprattutto immigrati; pur diversi tra di loro per nazionalità, età, classe e funzione sociale, hanno in comune l’appartenenza al genere maschile.

Stando solo agli ultimi casi che hanno conquistato le prime pagine dei mass media, si va da giovani disoccupati squattrinati a personaggi di successo, ricchi e famosi. Siamo quindi di fronte ad una enorme questione maschile, transnazionale, che va nominata e affrontata con strumenti adeguati. Dispiace constatare che, a fronte del numero crescente di donne che hanno il coraggio di denunciare, ancora troppo pochi uomini hanno iniziato a interrogarsi e a prendere la parola sulla sessualità maschile.>>

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *