IMG_1479(1)Si sta svolgendo nei locali dell’ex Monte di Pietà la mostra di Vittoria Arena dal titolo «Perfect Opposites» (Tributo al Vorticismo 1913-2013). L’inaugurazione si è tenuta sabato scorso con il taglio del nastro a cura della prof.ssa Maria Romanetti e dell’avv. Carmen Currò, presidente CEDAV, alla presenza di un numeroso pubblico convenuto anche dalla provincia e del fotografo Antonio De Felice, sempre presente ai grandi eventi culturali cittadini.

Fra i relatori invitati per l’occasione l’Arch. Nino Principato, cultore di storia patria, il quale, dopo avere parlato della corrente pittorica inglese ai primi del XX secolo, ha celebrato il linguaggio figurativo di Vittoria Arena contenente un’astrazione basata su giochi di linee dall’andamento geometrico, che si inanellano a comporre immagini vorticose recanti l’impressione di ricevere una spinta cromatica da un dinamismo impetuoso e centrifugo. I ritmi delle forme si fanno obliqui ed i colori sono dosati con istinti contrastanti, capaci di esprimere l’essenza dell’energia e della vitalità tra euforia macchinista e ricercatezza cromatica. Il Dr. Roberto Pilot ha individuato nelle sue opere un microcosmo ed un macrocosmo sfocianti in un neovorticismo tridimensionale, un’autentica novità nel contesto artistico peloritano. Meritevole di rilievo è l’analisi della Dott.ssa Laura Mauro, esperta di beni culturali e museali: ella ha sostenuto che definire Vittoria Arena artista non è esaustivo, giacché ella racchiude molteplici forme artistiche ed intellettive. Avendola inizialmente conosciuta come pittrice e gallerista, ne ha scoperto inoltre le qualità di scrittrice, poetessa, attrice teatrale ed inventrice, quest’ultima rappresenta l’anello di congiunzione alle altre sue predette doti, poiché in grado di fornire un apporto costruttivo alla realtà con contenuti sempre innovativi.

Secondo la Dott.ssa Mauro Vittoria Arena si è avvicinata al Vorticismo per i seguenti tre motivi: la ricerca dell’intelletto, il senso di ribellione e l’utilizzo del polimaterico. Le linee aperte e sinuose più o meno marcate sono l’emblema dell’energia e della sensualità costituenti il mondo e l’animo dell’artista. Nel Neovorticismo di Vittoria Arena ella vede un recupero del desiderio di emergere capace di andare oltre la tradizione, una ricerca per conoscere meglio la realtà oggettiva circostante, intento nato dalla sua mente attraverso lo scrutare l’elemento materiale, cui attribuisce vigore sensuale nel vibrante dispiegamento delle linee.

Vittoria Arena, nell’osservare quella corrente artistica britannica, la riplasma con nuove tecniche, visioni cromatiche e filosofiche, a fondare una tendenza neovorticista. I tanti cerchi, alcuni perfetti, altri ellissoidali, sono vettori di vari significati simbolici racchiusi in un concetto inedito, dalla stessa artista battezzato come «fantalogica», ma al quale si può dare una connotazione profondamente reale. Gli «Opposti perfetti» si muovono con una modulazione talora armonica talora irrazionale, ma il movimento rappresenta una danza chiamata vita, pregna di dinamismo in grado d’infondere quella forza in grado di rigenerare continuamente l’esistenza, come un vissuto, che in un ciclo rinnovato con costanza, concepisce il vivente. La rappresentazione degli oggetti rosso e nero simboleggiano rispettivamente l’uomo e la donna in una collocazione apparentemente antitetica, ma connessa da linee più o meno marcate formanti ellissi, promananti dagli oggetti medesimi ed esprimenti energia, a rievocare la dottrina eraclitea sull’unità degli opposti abili ad attrarsi a seconda della vibrante intensità. In tale opera si rivelano i tre segni caratteristici dell’artista: la traccia della sua mano ribelle, la sensazione concettuale e soprattutto la sensualità nell’esecuzione creando un vorticismo dai caratteri divergenti e convergenti così originale da inserirlo a pieno titolo negli annali della Storia dell’Arte. Essi conferiscono la concezione filosofica per la quale tutto il divenire del mondo è il frutto dell’evolversi di sensazioni percepibili con lo scrutare le sue tele.

Nel «Richiamo di Marte» le linee spigolose denotano lo scontro in un campo di battaglia, i cui protagonisti sono i cromatismi psicologici: il rosso, emblema dell’energia vitale, del dominio e del desiderio, sovrasta rispettivamente il grigio, ossia il disinteresse, il rifiuto di tutto ciò che è eccitante, ed il nero, cioè il caos, la distruzione, la sventura della morte su uno sfondo bianco, archetipo dell’illuminazione, della purezza e della nuova vita. In «Stesso diverso amore» ai cerchi bianchi fra loro tangenti sono sovrapposti cerchi concentrici viola a dimostrare l’armonia fra mondi differenti traducendo il differenziato in un’uguaglianza di principi, la cui condivisione ascende dalle tenebre dell’intolleranza, evidenziato dallo sfondo nero, ma sono i cerchi concentrici viola a sublimare il legame fra visibile ed invisibile. Attraverso le sue opere emerge il rapporto contraddittorio dei diversi sentimenti racchiusi nell’unico ed universale concetto dell’Amore. Il vigore nelle linee più o meno marcate, ma giammai tenui, rappresenta il piacere della bellezza, ma anche l’intento di cercare la perfezione e superare tutti gli ostacoli che il destino le pone innanzi.

Le linee convergono nell’incontro/scontro come in una continua tessitura di elementi empedoclei orditi dall’Odio e dall’Amore, quasi a segnare lo scandire dei giorni fra la vita e la morte. Una mostra tutta da osservare con approfondita attenzione, poiché i suoi quadri contengono il precipuo messaggio di essere protagonisti e non spettatori dei propri sentimenti.

 Foti Rodrigo

 

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