Nei giorni scorsi, i Finanzieri del Comando Provinciale di Torino, in esecuzione del decreto del G.I.P. del locale Tribunale, hanno messo i sigilli a 41 unità abitative, 40 terreni e 27 autorimesse di proprietà di 38 imputati dell’inchiesta “Minotauro”.

Gli immobili si trovano in Piemonte (province di Torino e Vercelli) ed in Calabria (province di Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia).

Un patrimonio che le Fiamme Gialle coordinate dal Gruppo Riciclaggio della Procura torinese, hanno sequestrato per garantire il rimborso delle spese dell’intero procedimento.

Altri sequestri della stessa natura sono stati effettuati dalla Direzione investigativa antimafia.

I provvedimenti di sequestro conservativo sono stati emessi ad un anno di distanza dal blitz del giugno 2011 ed in concomitanza con la richiesta di rinvio a giudizio di 169 indagati, la maggior parte dei quali per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Le unità immobiliari individuate e sequestrate dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, concorreranno a coprire le spese già sostenute e quelle ancora da sostenere in tutte le fasi del procedimento per un prevedibile ammontare che raggiungerà i 3 milioni di euro (costo delle intercettazioni telefoniche e delle indagini tecniche effettuate per 4 anni dalla DDA della Procura, spese per la detenzione in carcere, oneri connessi alla gestione dei beni già sequestrati e spese processuali).

Così, alla vigilia della prima udienza, fissata per il prossimo 18 ottobre, è stato posto un altro importante punto fermo: se, al termine del processo, i soggetti condannati dovessero risultare insolventi, il patrimonio sequestrato potrà essere definitivamente confiscato e posto in vendita. Il ricavato servirà a coprire le spese di giustizia sostenute, evitando così “ricadute” negative sul bilancio dello Stato e quindi sulla collettività.

I sequestri conservativi si differenziano da quelli “per sproporzione”, effettuati sempre dai Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria Torino, contestualmente agli arresti eseguiti nell’ambito dell’operazione “Minotauro”.

Allora, infatti, le oltre 180 unità immobiliari, i 200 rapporti finanziari ed i 10 complessi aziendali furono “congelati” sulla presunzione in gran parte non smentita che, costituendo un patrimonio eccessivo rispetto ai redditi ufficialmente dichiarati, si presume che tali ricchezze siano state accumulate illecitamente.

I provvedimenti in questione, invece, riguardano beni di provenienza lecita, talvolta acquisiti per eredità, che comunque saranno utilizzati per garantire le spese di giustizia in caso di condanna.

Comando Provinciale Torino – 20 settembre 2012

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