20190706_191727Una situazione alquanto complessa e frustrante si è presentata recentemente ai nostri microfoni: un pomeriggio in ascolto delle istanze di alcuni migranti africani, che hanno manifestato determinate problematiche derivanti dalla cattiva gestione della loro permanenza in Italia. Dai provvedimenti successivi al decreto di sicurezza alla carenza di fondi pubblici, dall’assenza di una formazione che favorisca la loro reale integrazione alla mancanza di condizioni idonee ad una vita autonoma e dignitosa, dall’imminente necessità di rinnovare il permesso di soggiorno alla pressoché totale inesistenza di contratti di lavoro che consentano questo rinnovo.

20190706_194544Parla ai microfoni di Genny Pasquino, giornalista collaboratrice di Costajonicaweb.it, un giovane di 28 anni proveniente dal Camerun, giunto qui con la moglie e costretto a passare tra diverse cooperative, alla disperata ricerca di un contratto di lavoro che gli consenta di rimanere in Italia superando il cavillo burocratico che li caccerebbe tra due mesi, allo scadere dei permessi di soggiorno. In Camerun svolgeva il lavoro di carrozziere, mansione che non ha potuto proseguire in Italia, dov’è passato dalla sede di Lampedusa ad Olivadi ed infine a Guardavalle. La consorte è malata, ha due figli piccoli nati in Italia e vivono in un alloggio troppo piccolo per loro.

20190706_194600«Siamo arrivati qua il 28 gennaio 2017, a Lampedusa. Da due anni siamo a Guardavalle senza fare niente. Se riesco a trovare un contratto di lavoro che mi consente di pagare una casa io voglio uscire dal progetto e vivere da solo coi miei figli». Ecco quanto ha riferito.

Si tratta dello stesso progetto che svolgevano ad Olivadi (CZ), sede da cui sono stati trasferiti in quanto le condizioni non erano favorevoli e sicure per loro. Il giovane era anche disposto a lasciare la famiglia in paese per cercare lavoro al di fuori del progetto in cui è stato inserito, ma questa volontà gli è stata negata.

Inoltre, avrebbe voluto continuare ad imparare andando a scuola, migliorando le sue competenze di carrozziere, ma nulla di ciò gli è stato offerto. Le poche nozioni di italiano conosciute dal giovane sono state apprese come autodidatta, poiché afferma che il progetto in cui sono inseriti non li forma realmente, tant’è che gli altri migranti lì presenti si esprimono esclusivamente in francese. Uno di essi giunto nel dicembre del 2018 ha manifestato le sue perplessità sul progetto in cui sono coinvolti, chiedendo delucidazioni a chi ne abbia le competenze.

Rispondendo ad alcune  domande sulla loro vita quotidiana hanno raccontato di recarsi dal medico di base come i cittadini comuni. Per quanto concerne la questione della paga, hanno affermato di ricevere 75,00 euro al mese a persona, mentre nel caso di un’intera famiglia ricevono al massimo una paga per tre persone indipendentemente dal numero di membri del nucleo familiare.

20190706_194706La remunerazione viene offerta mediante tickets che gli consentono di comperare cibo attraverso buoni. Diversa è la questione dell’abbigliamento, per il quale, afferma, non ricevono alcun supporto pubblico. Un elemento favorevole è però la solidarietà manifestata dalle famiglie di Guardavalle che sopperiscono alle carenze delle politiche sociali regalando loro dei vestiti per bambini.

«Noi siamo arrabbiati perché pensiamo che giocano con me come un pallone che possono posare qui e domani mi spostanoda un’altra parte», queste le forti parole espresse dal ragazzoin seguito ad un ulteriore tentativo (vano) di spostarli a Lamezia Terme, in una casa isolata in campagna dove avrebbero dovuto abitare con un’altra famiglia e gente priva di ogni regola di convivenza. Vorrebbe così condurre i suoi cari al di fuori del progetto, scelta che però attualmente non può effettuare: «Non ho un’alternativa perché sono disoccupato». Questo il suo grido di aiuto.

Cercano solo stabilità, un diritto totalmente negato.Tra l’altro i soggetti hanno creato una rete di amicizie nel territorio e vorrebbero restare a Guardavalle, se le condizioni glielo consentiranno.

In attesa di replica da parte delle istituzioni e delle cooperative competenti, si spera in risposte concrete e tempestive.

Cristina Trimarchi

 

 

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