Messina – Al Palacultura di viale Boccetta, alla presenza del sindaco, on. Giuseppe Buzzanca, è stata consegnata l’opera di Egidio De Fichy (1910-2004), donata dagli eredi all’Amministrazione comunale per la Galleria del Palantonello.

Per l’occasione è stato anche presentato il catalogo della mostra di Scarfì e De Fichy, curata da Giovanna Famà, Grazia Musolino e Stefania Lanuzza, inaugurata il 25 febbraio scorso, e che ha proposto aspetti inediti della cultura figurativa messinese tra ‘800 e ‘900 per l’ultima edizione della Notte della Cultura. Il sindaco Buzzanca ha posto l’accento sul valore della donazione che arricchisce il patrimonio della Galleria che – egli ha detto – “sarà sempre più disponibile per i visitatori anche grazie alla saletta 3D, allestita con il finanziamento di 500 mila euro concessi, nell’ambito per la programmazione regionale 2007-2013, per la quale l’Amministrazione aveva proposto un progetto sulle linee di intervento dedicate alla cultura per una ulteriore valorizzazione e completamento della Galleria del Palantonello, con la realizzazione di sistemi multimediali per migliorare la didattica espositiva”.

Donata dagli eredi Maria Adelaide, Benedetta (Benita), Vincenza e Antonella (Antonina) De Fichy, figlie dello scultore Egidio (1910-2004), l’opera “Testa di Felice Forgione”, in gesso e rivestita in cera, è stata eseguita nel 1936. De Fichy nasce a Messina il 2 aprile 1910 da Vincenzo, discendente da una famiglia di origine francese, e Maria Adelaide Scarfì. Le sue propensioni artistiche emersero sin dalla fanciullezza vissuta a contatto con il nonno materno, Giovanni Scarfì, scultore col quale abitava insieme alla madre, in una casa di contrada Scoppo.

Non priva di influenza per i suoi orientamenti culturali (ed in seguito anche politici), sebbene staccata dal contesto familiare, deve essere stata la figura del padre Vincenzo, redattore de “Il Messaggero” nonché fondatore e direttore de “La settimana siciliana” e delle testate satiriche “Il Cammaroto” ed il “Don Giovanni”, soppresso nel 1936 perché sospettato di antifascismo.

Frequentando lo studio del nonno e posando per lui, Egidio apprende giovanissimo i rudimenti del disegno e della pittura ed impara a manipolare la materia duttile del gesso, della cera e della creta, sperimentando tecniche a lui congeniali che, affinate nel tempo, gli consentiranno di rivelare un mondo interiore che l’indole modesta e riservata non lasciava trapelare.

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