Fin dalla primavera del 1982, cioè ben 40 anni fa. Domenico Lanciano di Badolato (più conosciuto come l’autore del “paese in vendita” nel 1986) cerca in tutti i modi di convincere le Istituzioni e i calabresi a denominare ufficialmente “Calabria Prima Italia” l’ente Regione e a tale proposito ha costituito un’apposita associazione culturale denominata appunto “Calabria Prima Italia” partendo dal fatto storico che il nome Italia sia nato proprio in provincia di Catanzaro, nell’istmo tra Squillace e Lamezia, come affermano i grandi scrittori antichi, tra cui Aristotele.

La tradizione vuole che il nome Italia sia derivato da re Italo e che l’animale totemico del territorio fosse il vitello. Infatti, taluni ritengono che Italia significhi “terra dei vitelli”. Forse non a caso, nella grotta del Romito, nel Comune di Papasidero (Cosenza), troviamo effigiato su una roccia proprio un bue primigenio (bos primigenius) fin dall’età preistorica (11 mila anni fa circa).

Lo stesso Lanciano propone adesso di aggiungere nello stemma ufficiale della Regione Calabria la figura del bue o del vitello, completando così (storicamente e nei valori fondanti) i quattro simboli dei veri elementi costitutivi e più emblematici dell’anima più antica e significativa del territorio calabrese.

Togliere una delle due croci allo stemma regionale non cambia nulla nella sostanza, mentre invece, aggiungere l’effige del bue o del vitello può identificare meglio le origini più vere e remote del popolo calabrese.

L’attuale stemma è stato approvato con Legge Regionale n. 6 del 15 giugno 1992 e racchiude in cornice ovale (come Croce di Sant’Andrea) quattro simboli: il pino laricio (emblema della Natura boscosa dal Pollino all’Aspromonte), il capitello dorico (la civiltà della Magna Grecia), la croce bizantina (a memoria del lungo periodo della dominazione bizantina) e la croce potenziata appartenuta fino al 1860 agli stemmi della Calabria Citeriore (attuale provincia di Cosenza) e della Calabria Ulteriore (attuali province di Catanzaro, Crotone, Vibo e Reggio Calabria).

Con tale composizione viene però ignorato il periodo pre-greco e fondativo della prima Italia risalente al neolitico (1500 circa avanti Cristo) con re Italo, inventore della “democrazia partecipata” attraverso l’uso dei “sissizi” diffusisi in tutto il Mediterraneo e durati 1200 anni.

A conferma della presenza e dell’importanza del bue o vitello nella tradizione, Domenico Lanciano ricorda il “bue di pane” di re Italo che ancora viene sfornato nel paese di Spadola, nelle serre vibonesi, ma che è stato fatto fino a qualche decennio fa in altri paesi calabresi, come Badolato; mentre a Soriano Calabro dal simbolo del bue sono nati i cosiddetti mostaccioli che ancora adesso vengono venduti nelle fiere a forma antropica o animale proprio a ricordo dell’armonia che esisteva nella prima Italia tra uomo e natura.

Per tale antica e diffusa usanza storica che ancora resiste e significa molto, con una solenne cerimonia svoltasi nella mattinata di lunedì 5 dicembre 2022 nel Municipio, il Centro Studi sulla Prima Italia di Squillace (CZ) ha conferito alla Comunità di Spadola (VV) la edizione di esordio del “Premio Prima Italia” con la seguente motivazione: << Per aver preservato ininterrottamente nei millenni la tradizione del Bue di Pane, praticata dai popoli Lacini. Un particolare riconoscimento va al Sindaco Cosimo Damiano Piromalli e al Parroco di Spadola don Bruno La Rizza che hanno dato vigore e slancio a questa nobilissima tradizione >>.

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