Foto dal web
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La Calabria è terra di orafi. Proprio nel soveratese, a Davoli, sorge il laboratorio di arte orafa del maestro Enzo Riverso, conosciuto in Italia ed all’estero ma molto poco dai suoi “paesani”. «Giallo Mediterraneo, dal colore del sole della mia terra. Dell’oro», così il Maestro Riverso definisce il suo stile. La sua carriera è cominciata tanti anni fa quando, invece, di giocare con i soldatini e con le costruzioni, era attratto dai gioielli e dalla loro creazione. Il suo nome è molto legato a grandi successi televisivi come il premio Rai “l’Oscar TV” , per il quale ha realizzato un traliccio televisivo, abbinato ad un globo terrestre per simboleggiare l’universalità del messaggio televisivo. Il maestro Riverso ha realizzato anche il “Cd d’oro” per Laura Pausini, ha creato premi per Lucio Dalla e Gianni Rivera, oltre che tutti i premi del Festival del Cinema. Forse la sua prima apparizione in TV risale al 1991 nel Festival di Castrocaro. Ha sempre avuto un debole per le testimonial, dopo Barbara Chiappini e Veronica Maya (solo per citarne alcune), adesso per il lancio della nuova linea “Chantal”, che è stata presentata a Milano nella fiera dell’artigianato dello scorso dicembre, ha scelto Veridiana, una delle Veline più amate di tutte le edizioni di “Striscia la notizia”. Troviamo il maestro immortalato assieme alle sue creazioni orafe in tutte le riviste, come “Tutto di”, “Chi”, ma il piccolo schermo rimane il suo unico grande amore. Infatti a marzo un suo gioiello sarà protagonista di un episodio della serie tv “Il Commissario Manara 2” per la regia di Luca Ribuoli, in onda sulla Rai. Si tratta di un gioiello commissionato dalla “Dauphine Film Company Srl”. Il bracciale è stato realizzato in esclusiva in oro e rubini e ricorda la maglia di lavorazione sarda. Il bracciale, nella fiction, apparteneva ad una prostituta che viene tragicamente uccisa, così le indagini di Manara che si concentrano su questo bracciale di proprietà della donna. Bracciale che rappresenta l’unica pista percorribile per la soluzione del caso.

Gazzetta del Sud  del 10.01.2011 – Maria Anita Chiefari

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