ipasviNota diffusa dall’Ipasvi di Cosenza: <<L’ipasvi di Cosenza interviene sull’orario di servizio e sulla nuova normativa europea che impone il riposo di undici ore dopo i turni di servizio. Di cosa si tratta? La normativa prevede che non bisogna superare le 12 ore e 50 di servizio continuativo e solo in casi di assoluta necessità. Inoltre non bisogna superare le 48 ore settimanali comprese anche le ore di reperibilità. A proposito della pronta disponibilità va differenziata tra quella attiva e quella passiva. La chiamata in pronta disponibilità interrompe il riposo e questo pregiudica, di molto, l’organizzazione di tanti servizi ed unità operative. “È evidente che in questo contesto molti servizi ed unità operative rischiano di essere accorpati a discapito dei cittadini che vedranno diminuire offerte e prestazioni. A questo aggiungiamo che la sanità calabrese già di suo vive, anzi sopravvive, di una disorganizzazione atavica ed il quadro è completo”, scrive Fausto Sposato presidente del Collegio. “In questo momento nelle aziende sanitarie vige un sistema di completa improvvisazione da parte di molti dirigenti che si arrogano il diritto di agire in barba alle più elementari regole manageriali e alle continue sollecitazioni dei vertici aziendali. Secondo noi a nulla serve cambiare i vertici se nelle direzioni degli ospedali periferici e nella gestione delle risorse continuano a rimanere sempre le solite persone. Serve una presa di coscienza forte che coinvolga tutti gli attori del sistema e gli infermieri possono dare un contributo importante. Sappiamo che si stanno implementando le nuove linee guida regionali su cui basare gli atti aziendali e ci auguriamo che non si continui a sbagliare tenendo in disparte le professioni sanitarie e gli infermieri in primis”. Per Sposato “ c’è bisogno di una visione nuova della sanità che possa dare risposte concrete e serie ai cittadini. La stessa normativa europea non è solo a tutela degli operatori ma nasce per la tutela soprattutto dei pazienti che devono avere sicurezza nelle prestazioni e non devono affidarsi ad operatori che hanno espletato turni su turni e che non si reggono in piedi. Bisogna avere il coraggio di assumere, con ogni forma possibile. In Calabria mancano, ad oggi, più di mille infermieri senza contare che l’età media è altissima e pertanto molti altri sono alle soglie della pensione. Non siamo dalla parte di nessuna corrente di pensiero ma siamo dalla parte dei cittadini che ci ha scelto come operatori sanitari di riferimento da anni. Questo perché abbiamo dato risposte pur non avendo gli strumenti ed il ruolo che la normativa ci attribuisce. A tal proposito ancora oggi stiamo aspettando che si definisca il documento di recepimento della legge 251/2000 e che negli accordi con le università si possa intervenire in modo propositivo. Oggi molti iscritti ci chiedono di intervenire poiché non si riescono a garantire i turni di servizio, perché non esiste una linea comune di azione, perché molti colleghi vengono bistrattati e trattati come merce di scambio a favore di questo o quel dirigente, perché ci si ricorda degli infermieri solo in caso di necessità, perché nonostante i continui richiami si continua ad assistere a favoritismi che mettono in ginocchio il sistema e la tenuta di molti operatori”, lo sfogo di Sposato. Allora da dove partire? “Intanto da una ricognizione seria del personale che è destinato all’assistenza e togliere tutto quel personale infermieristico che svolge altre funzioni ed avere il coraggio di cambiargli qualifica. Ci si accorgerà che il numero reale degli infermieri che fanno assistenza è diverso e di gran lunga inferiore. Procedere quindi all’assunzione di nuovo personale. Poi si potrebbe destinare il personale con limitazioni a funzioni diverse, ad attività ambulatoriali per esempio. Si potrebbe iniziare mettendo al proprio posto alcuni coordinatori perché oggi esistono unità operative con più di un coordinatore e, paradossalmente, alcuni facenti funzioni occupano posti non di loro competenza ed assegnazione. Si potrebbe dire a qualche dirigente che non è di sua competenza affidare incarichi di coordinamento a chicchessia e magari istruire un provvedimento disciplinare nei confronti di questi dirigenti. Bisognerebbe discutere delle famigerate posizioni organizzative che sono diventate un vitalizio per alcuni che da anni continuano ad esserne titolari nonostante nelle altre aziende siano state soppresse e nonostante la regione abbia inviato una missiva di annullamento. Si potrebbero utilizzare queste risorse economiche per tutti e non per i soliti noti personaggi filoaziendali. Quello che l’Ipasvi vuole fare emergere è lo stato di precarietà di una sanità regionale e locale che penalizza gli operatori ed i cittadini. Che bisogna fare in fretta coinvolgendo chi la sanità la conosce e la vive sulla propria pelle. Gli infermieri della provincia di Cosenza stanno garantendo servizi facendo enormi sacrifici e, molte volte, svolgendo attività non di loro competenza questo a dimostrazione del grande rispetto che hanno per i loro pazienti e per tutti quelli che esprimono un bisogno. C’è oggi la necessità di assumere nuovo personale e noi ci auguriamo che chi è nelle graduatorie venga assunto, che il personale precario venga al più presto stabilizzato ma sappiamo anche che c’è bisogno di un nuovo concorso per immettere risorse fresche e dare la possibilità a tanti giovani di un futuro nella loro terra.>>

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