Il decreto Salva Casa – diventato legge lo scorso 28 luglio – può rappresentare un primo importante step nella regolamentazione e nella semplificazione edilizia, ma è necessario proseguire il lavoro svolto fin qui e approfondire la materia per rispondere alle nuove esigenze edilizie e urbanistiche delle città. In particolare in Sicilia, regione a Statuto Speciale, il governo «si è già messo all’opera per allineare la normativa regionale alle novità introdotte».
Questo è quanto emerso stamattina dal confronto “Il decreto Salva Casa, verso un codice unico dell’edilizia?” promosso da Ance Catania e patrocinato da ANCI Sicilia, Consiglio Notarile di Catania e Caltagirone, e Ordine degli Avvocati di Catania: occasione per dibattere sulle novità in materia, con attenzione anche agli ambiti applicativi della normativa nazionale in Sicilia, alla luce del meccanismo di recepimento del D.P.R. 380/2001 (Testo Unico dell’Edilizia) operato dal legislatore regionale con la Legge regionale 16/2016, nonché alla commerciabilità giuridica ed economica del fabbricato.
«Il Ddl in materia di urbanistica e di edilizia in Sicilia è partito compatto ma poi si è diviso – ha affermato Giuseppe Carta, presidente IV Commissione Ambiente, Territorio e Mobilità ARS – Il testo sulla parte edilizia, già pronto, con la conversione del Decreto Salva Casa dovrà essere adeguato alle novità introdotte e quindi ha dovuto ricominciare il suo iter. Il Governo regionale mira ad una norma che non si limiti ad una semplice trasposizione di quella nazionale, ma risponda ad esigenze proprie, anche a salvaguardia degli immobili già costruiti».
La complessità della materia ha stimolato gli interventi dei partecipanti, che si sono confrontati seguendo le indicazioni del giornalista Mario Barresi.
Rosario Fresta, presidente di Ance Catania ha dichiarato: «Il decreto presenta tanti aspetti positivi, ma non bastano per risolvere i problemi dell’edilizia privata: ci aspettiamo che il Governo faccia un ulteriore passo nella direzione di un nuovo Testo Unico dell’edilizia». «Sento parlare finissimi urbanisti e docenti, tutti abbiamo la consapevolezza che le leggi urbanistiche siano ormai obsolete, ma nessuno fa niente per cambiarle – ha affermato Salvo Messina, vicepresidente Ance Catania – Il decreto Salva Casa è può essere lo step-one, ma abbiamo bisogno di una visione. La narrazione deve cambiare completamente. Servono case sicure, scuole sicure, città dove è bello stare ed bello vivere. La visione dev’essere di comunità». Interessante il punto di vista dei giuristi: «I notai sono i dominus nella circolazione del patrimonio immobiliare, perché interpretano una normativa mastodontica che per mole e livello tecnico in questo Paese è una delle più complesse – ha dichiarato Vincenzo Vacirca, presidente Consiglio Notarile Distretti riuniti di Catania e Caltagirone – Sono certo che il confronto possa migliorare il livello di servizio che poi può essere prestato da ognuno». Antonino Distefano, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania, ha introdotto il tema degli interessi da tutelare: «È una materia complessa, servirebbe la certezza del diritto, la pratica ci dimostra altro. Il decreto vorrebbe giungere a una semplificazione, ma si scontra con le difficoltà fisiologiche del sistema, perché tutti gli interessi contrapposti andrebbero tutelati. Si cerca di definire contenziosi pendenti, ma se ne generano altri». Massimiliano Giammusso, vicepresidente Anci Sicilia e sindaco di Gravina di Catania ha riportato l’attenzione sulla prevenzione antisismica: «Per i comuni il decreto può essere un viatico per sviluppo del territorio – ha detto – ma occorre guardare alla riqualificazione dell’esistente, al “non consumo” di nuovo suolo, alla prevenzione antisismica, all’efficientamento energetico e alla riperimetrazione dei parametri urbanistici. Riqualificare il territorio significa dare respiro alle nostre città e rilanciare le esigenze residenziali, ma è occasione di sviluppo economico».
Durante la giornata si sono alternate le relazioni di Francesca Zaccagnini (Ance Funzionario Responsabile Edilizia e Territorio) che ha illustrato le novità introdotte dal “Salva Casa”, tra questi i cambi di destinazione d’uso e le tolleranze costruttive, Giuseppe Consoli (Avvocato del Foro di Catania) ha affrontato gli aspetti e le criticità legati all’applicabilità in Sicilia alla luce delle novità introdotte, a cui è seguito l’intervento di Riccardo Dagnino, (notaio in Trecastagni) che, nell’illustrare l’impatto del decreto sulla commerciabilità dei beni immobili, e sulla circolazione giuridica dei beni stessi, ha affrontato i temi dello stato legittimo e della doppia conformità. La tavola rotonda “Lo sviluppo urbano ed edilizio delle città” è stata poi introdotta da Stefano Betti (vicepresidente Ance con delega Edilizia e Territorio). «Il decreto tenta di risolvere una serie di situazioni pregresse che stanno bloccando lo sviluppo del Paese, ma la capacità di riforma è inchiodata dal fatto che le transazioni sono inibenti rispetto alla volontà di cambiare le nostre città. Il nostro è un Paese che è in decrescita dal punto di vista demografico, abbiamo bisogno di tipologie abitative che siano funzionali al nostro sistema, serve una cassetta degli attrezzi nuova».
Prendendo spunto dal Decreto, si è dibattuto sull’importanza e l’urgenza di una revisione organica e integrata della disciplina edilizia ed urbanistica, coinvolgendo per la Regione Siciliana la politica e l’amministrazione, unitamente ai diversi operatori coinvolti nei processi di trasformazione. Vi hanno partecipato Carlo Parrinello (architetto, consulente IV Comm. Ambiente, Territorio e Mobilità ARS), Maurizio Erbicella (Ingegnere, urbanista e territorialista), Elio Guarnaccia (Avvocato del Foro di Catania), Francesco Mannino (presidente officine Culturali) e Paolo La Greca (assessore Urbanistica Comune di Catania e vicesindaco di Catania). «Come si fa a governare il sistema urbanistico delle città con degli strumenti pianificati 80 anni fa? – ha dichiarato La Greca – Bisognerebbe riportare una serie di questioni centrali per potere delineare una prospettiva di rigenerazione. La complessità della città contemporanea difficilmente troverà conforto nella semplificazione, è necessario che si lavori costantemente. La Regione ha fatto un passo avanti, i comuni non posso rimanere silenti. Catania ha un grosso bisogno di rigenerarsi per trovare una potenzialità che il suo futuro presuppone. Serve un progetto, le città si governano con i progetti».