63In merito al comunicato di CMDB occorre riportare alcune precisazione con documenti UFFICIALI affinché si faccia chiarezza sulla reale ricostruzione dei fatti. Il motivo per cui Messina fu esclusa dai Patti viene riportato chiaramente in una interpellanza urgente al Presidente del Consiglio dei Ministri in data 10 novembre 2015 nella seduta parlamentare n. 518 presentata dai deputati Gianpiero D’Alia e Enzo Garofalo ove si evince che l’unica causa di questa dimenticanza (l’esclusione di Messina dai Patti delle Citta metropolitane) è un basso livello di interlocuzione dell’amministrazione comunale di Messina con il governo, ovvero una vera e propria inerzia. Fu grazie alla mobilitazione compatta dei due deputati che il governo decise di includere Messina nelle città beneficiari dei Patti di Sviluppo e con Delibera Cipe 26/2016 fu assegnata una somma per il Patto città di Messina di € 102.369.360. Mi meraviglio come si possa asserire che un Presidente del Consiglio dei ministri venga convinto ad assegnare un finanziamento di 332 milioni di euro con una telefonata energica. Tutti i Patti furono firmati presso la sede del soggetto beneficiario: il comune capoluogo. Tranne Messina ove si firmò presso la sede dell’Università che non figurava neanche tra i soggetti beneficiari.

In merito alla destinazione territoriale dei fondi: De Luca non conosce l’interesse generale e il territorio che amministra? Esercizio di democrazia partecipata?

“Ero presente alla riunione – precisa l’Assessore Carlotta Previti – e ricordo perfettamente la compattezza dei sindaci nel rivendicare a gran voce le istanze dei loro territori ed in particolare, una presa di posizione orgogliosa ed appassionata e veemente del Sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, Roberto Materia, che in un acceso scontro con l’Assessore Guido Signorino difese appassionatamente e con amore il suo territorio, la sua città e il territorio del Longano. Ricordo un elenco di sindaci nebroidei che, con una nota scritta, rivendicarono a gran forza la loro posizione richiedendo spazio e titolarità di interventi. Non vi fu affatto un esercizio di dialettica democratica ma solo una debole, fiacca, rassegnata, supina, immotivata cessione della governance da parte di un amministrazione comunale che avrebbe dovuto difendere la propria città con la stessa veemenza e orgoglio dei sindaci presenti. Accorinti non coinvolse e non individuò affatto le 4 aree (Nebrodi, Tirrenica, Capoluogo e Joinica) perché furono i sindaci del territorio ad autodeterminarsi orgogliosamente e a scegliere le aree. Il Patto fu citato come innovativo dal Governo? Mi piacerebbe vedere la nota del governo in merito. Se i soldi De Luca li spende lo certifica l’Agenzia di Coesione sul sito ufficiale www.opencoesione.gov.it e non il centro studi Pio La Torre:

– a dicembre 2017 gli impegni finanziari sul Patto città di Messina ammontano a € 2.938.754,6

– a dicembre 2018 gli impegni finanziari sul Patto città di Messina ammontano € 21.051.067,63,

– a dicembre 2019 gli impegni finanziari sul Patto città di Messina ammontano a € 45.500.56,97

– a oggi gli impegni finanziari sul Patto città di Messina ammontano a € 47.321.171,04.

Sugli interventi di competenza del Comune di Messina alla data del 30 Giugno 2018 nessuno era dotato di progettazione e l’incidenza di spesa era pari allo 0,0005%. Grazie ad un’azione di accelerazione diretta all’inserimento dei progetti nella banca dati unitaria (BDU) istituita al Ministero e successivamente validati nel sistema di monitoraggio si è provveduto alla richiesta di anticipazione delle somme e a Dicembre del 2018 si è registrato un avanzamento finanziario pari al 1,16% dell’intero programma € 1.211.333,29 sul totale. Nel giugno 2019 la percentuale di spesa arriva al 4,07% pari a € 4.135.579,6 su un totale di € 102.369.660,00. Nel giugno 2020 la percentuale di spesa arriva al 6,7% pari a € 6.101.916,00 su € 107.969.660,00″.

“In merito alla domanda su quale fine abbiano fatto i fondi – prosegue il Presidente Puccio – per il Fiumefreddo, il Montesanto e la fognatura. Bene! Intanto si trattava di 5,4 Mln in totale e non 6,1 e sul che fine abbiano fatto la risposta è semplice, sono stati presi titoli di progetti mai redatti e trasformati in progetti appaltabili, fatte le gare, aggiudicate e consegnati i lavori, come sono diventati cantieri anche gli altri 7,5 mln rientrati nella riprogrammazione De Luca, 3 dei quali per adeguare e sistemare il depuratore di Mili e 4,5 per ricerca idrica e ricerca perdite. In merito si potrebbe dire tanto ma ci si chiede come, a soli 12 mesi dalla crisi idrica più grave che la Città di Messina si ricordi (ottobre 2015) ed avendo a disposizione oltre 300 milioni di euro, non si siano assegnate somme sostanziose per sostituire la rete idrica che fa acqua da tutte le parti. Le vere priorità per Messina, in quella programmazione non c’erano proprio. Il sindaco occorre saperlo fare”.

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