Quando un virus si replica o crea copie di se stesso a volte cambia leggermente. Questi cambiamenti sono chiamati “mutazioni”. Un virus con una o più nuove mutazioni viene indicato come una “variante” del virus originale. 

Finora sono state identificate in tutto il mondo centinaia di varianti di questo virus. L’OMS e la sua rete internazionale di esperti monitorano costantemente le modifiche in modo che, se vengono identificate mutazioni significative, l’OMS può segnalare ai Paesi eventuali interventi da mettere in atto per prevenire la diffusione di quella variante.

Cosa sappiamo delle varianti del virus SARS-CoV2 che preoccupano di più?

In Italia al 20 luglio scorso la prevalenza della cosiddetta “variante Delta” di SARS-CoV-2 è del 94,8%, in forte aumento rispetto alla survey del 22 giugno, con valori oscillanti tra le singole regioni tra l’80% e il 100%. Alla stessa data, la variante “Alfa” aveva una prevalenza pari al 3,2% (con un range tra 0 e il 14,7%), mentre la variante “brasiliana” è all’1,4% (0-16,7%). La stima viene dalla nuova indagine rapida, resa nota il 30 luglio 2021, condotta dall’ISS e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. 

La rapida diffusione della variante Delta, ormai predominante, è un dato atteso e coerente con i dati europei. È fondamentale continuare il tracciamento sistematico dei casi per individuare i focolai, e completare il più velocemente possibile il ciclo vaccinale, dal momento che questo garantisce la migliore protezione.

Queste le varianti che preoccupano di più gli esperti dell’OMS e dell’ECDC (Varianti VOC = variants of concern):

  • Variante Alfa (Variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7) identificata per la prima volta nel Regno Unito.
    Questa variante ha dimostrato di avere una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti circolanti in precedenza. La maggiore trasmissibilità di questa variante si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando, così, anche un aumento del numero di casi gravi.
  • Variante Beta (Variante 501Y.V2, nota anche come B.1.351) identificata in Sud Africa.
    Dati preliminari indicano che, nonostante non sembri caratterizzata da una maggiore trasmissibilità, questa variante potrebbe indurre un parziale effetto di “immune escape” nei confronti di alcuni anticorpi monoclonali. Siccome potenzialmente questo effetto potrebbe interessare anche l’efficacia degli anticorpi indotti dai vaccini tale variante viene monitorata con attenzione.
  • Variante Gamma (Variante P.1) con origine in Brasile.
    Gli studi hanno dimostrato una potenziale maggiore trasmissibilità e un possibile rischio di reinfezione. Non sono disponibili evidenze sulla maggiore gravità della malattia.
  • Variante Delta (Variante VUI-21APR-01, nota anche come B.1.617) rilevata per la prima volta in India.
    Include una serie di mutazioni tra cui E484Q, L452R e P681R, la variante Delta è caratterizzata da una trasmissibilità dal 40 al 60% più elevata rispetto alla variante Alfa, ed è associata ad un rischio relativamente più elevato di infezione in soggetti non vaccinati o parzialmente vaccinati.

Sono in corso approfondimenti di ricerca, in collaborazione con i partner internazionali, per capire meglio l’impatto delle mutazioni sul comportamento del virus e per garantire che vengano presi tutti gli interventi di salute pubblica appropriati.

Per saperne di più 

Fonte: Ministero della Salute

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