Un’atmosfera intima e raccolta ha fatto da cornice, ieri 12 dicembre, alla presentazione del libro “Il Corpo nella Demenza: la Terapia Espressiva Corporea Integrata”, scritto dalla psicologa e terapeuta espressiva corporea Elena Sodano e pubblicato dalla Maggioli Sanità. La location scelta è stata quella della libreria Punto e a Capo dove, davanti ad un folto pubblico, l’autrice ha dialogato con la giornalista Terri Boemi. L’evento, svolto grazie alla sensibilità dimostrata da Paola Tigani Sava, si è arricchito con la presenza del giornalista, musicista ed attore Marcello Barillà, reduce dalla partecipazione al docufilm “Uscirai Sano”, di Barbara Rosanò e Valentina Pellegrino.

Più che la semplice presentazione di un libro, l’evento è stato un vero e proprio viaggio, che ha condotto il pubblico nei meandri di esperienze che si allontanano dall’ambito meramente professionale e s’intrecciano al modo in cui ognuno di noi si pone verso l’altro e verso sé stesso.

Infatti, la metodologia TECI (Terapia Espressiva Corporea Integrata), unica in Italia, accuratamente descritta nel manuale “Il Corpo nella Demenza”, implica il coinvolgimento totale del terapeuta che abbraccia ed accetta la malattia del paziente, con il quale instaura una relazione profonda che affonda le sue radici nell’intima essenza di una persona che non può più comunicare con le parole e lo fa mediante il corpo. Il metodo TECI cerca proprio di creare un nuovo modello di comunicazione basata sul risveglio della memoria corporea, ossia tutto il bagaglio di esperienze compiute dal paziente durante la sua vita, che possono essere risvegliate mediante nuovi contatti corporei e movimenti che spesso si traducono in una danza e che riescono anche a promuovere una stimolazione cognitiva.

TECI è il metodo per la cura ed il contenimento naturale delle demenze utilizzato tutti i giorni dall’équipe multidisciplinare della Ra.Gi. Onlus, all’interno dell’unico Centro Diurno di questa tipologia situato a Catanzaro ed autorizzato dalla Regione Calabria. La giornalista Terri Boemi lo ha definito «un luogo dell’infanzia ritrovata. Questo perché in questo spazio – ha proseguito la moderatrice -, il grigio spettro della malattia scompare per lasciare il posto a sorrisi, abbracci, emozioni. La demenza non è più uno stigma, ma soltanto un tratto di diversità, di unicità e vedere i pazienti che ringraziano gli operatori permette di cogliere la simbiosi che si è creata tra di loro».

E la simbiosi tra paziente e terapeuta è una delle caratteristiche di TECI perché, come ha spiegato Elena Sodano «questo metodo di cura implica una contaminazione tra due persone, tra due anime in cui il terapeuta, spogliandosi del suo ruolo deve nutrirsi della follia del suo paziente, calarsi nei suoi panni, abbracciare il suo punto di vista. Tutto questo non è facile – ha proseguito la dottoressa Sodano – perché l’uomo ha dimenticato di essere un animale relazione che per vivere ha bisogno di affetto e ha creato delle barriere che ostacolano la relazione con l’altro. Sovrastrutture che il Teci terapeuta deve infrangere.

“Il Corpo nella Demenza”, scritto con un linguaggio semplice e coinvolgente, lancia proprio questo messaggio: quello di andare oltre gli stigmi, oltre gli schemi mentali e guardare alla demenza come un percorso di vita alternativo, diverso in cui la persona che ne è affetta deve ritrovare la gioia di stare al mondo. Un mondo di cui è ancora parte, secondo delle logiche nuove, che gli altri devono accettare.

Concetti che, nel corso della serata, sono stati ribaditi con la lettura di alcuni brani del libro e anche con il racconto di esperienze vissute.

Una delle più incisive è stata quella raccontata da Marcello Barillà, che nel docufilm sulla storia dell’Ospedale psichiatrico di Girifalco, ha interpretato il ruolo di uno degli ospiti della struttura, costretto ad un soggiorno di trentasei lunghi anni. Barillà ha ammesso di essere riuscito a recitare bene quella parte solo dopo avere annullato ogni distanza tra sé e il personaggio, facendo completamente sua storia di quest’ultimo, il suo dolore.

Questo è ciò che accade tra il paziente affetto da demenza e il Teci terapeuta.

Infine Elena Sodano ha sottolineato che «in una società in cui le demenze stanno assumendo i tratti di una vera pandemia, mentre la ricerca non ha ancora prodotto delle cure risolutive, il metodo TECI rappresenta semplicemente un’alternativa al non far nulla e il primo passo verso il cambiamento nella cura di queste patologie è riconoscere che le persone affette da demenza hanno il diritto di esprimersi liberamente, senza contenzioni che mortifichino la loro essenza».

 

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