In questi giorni, a causa della polemica innescata dalla paventata istituzione della facoltà di medicina da parte dell’UNICAL, la politica regionale sta dibattendo sul futuro del sistema universitario. Quello che originariamente era previsto come un proficuo rapporto di collaborazione tra le sedi universitarie, oggi sembra diventare terreno di scontro su posizioni campanilistiche.

Per l’ennesima volta i nostri territori si presentano divisi di fronte ad un argomento di interesse generale che dovrebbe essere guidato da una politica capace di programmare lo sviluppo di tutta la regione. Analizzando l’attuale proposta formativa presente nella nostra regione emerge in modo chiaro una caratterizzazione per territorio che vede l’Università Mediterranea di Reggio Calabria con una marcata vocazione in materie tecniche e una lunga e importante tradizione in architettura e ingegneria. L’UNICAL di Cosenza, è divenuta negli anni un’eccellenza in materie umanistiche, economiche e tecnologiche risultando tra le università pubbliche più performanti d’Italia. L’Università Magna Graecia di Catanzaro, oltre alle materie giuridiche e economiche, si è qualificata in ambito sanitario con le facoltà di medicina, farmacia e veterinaria, anche grazie alla nascita di una moderna e attrezzata struttura come il policlinico Mater Domini. In una regione con poco più di un milione e mezzo di residenti poter vantare un’offerta formativa così diversificata e qualificata è sicuramente una grande risorsa che andrebbe tutelata, valorizzata e sostenuta.

Sono comprensibili le preoccupazioni manifestate da parte della politica catanzarese, in particolar modo dai rappresentati dell’amministrazione comunale, e degli addetti ai lavori che temono che la duplicazione della facoltà di medicina a Cosenza possa indebolire quella già presente a Catanzaro. Personalmente ritengo che ancora una volta si stia perdendo una grande occasione, ovvero quella di ragionare come un’unica comunità regionale capace di pianificare e programmare, in questo caso in ambito formativo, interventi che possano mettere a sistema questo enorme patrimonio, rafforzandolo e sviluppandolo ancora di più partendo dalle vocazioni già esistenti.

Oggi parrebbe incomprensibile, ad esempio, ipotizzare una nuova facoltà in ambito tecnologico/informatico in un territorio calabrese differente da quello di Rende che è divenuto negli anni un polo di eccellenza riconosciuto a livello internazionale capace di formare giovani talenti e favorire la nascita di tante innovative start up con una ricaduta positiva sul territorio in termini di immagine della Calabria, di economia ed occupazione. Non capisco perché questo stesso percorso non possa essere sostenuto anche per la facoltà di medicina dell’UMG, soprattutto in un momento storico complicato come quello attuale.

L’atteggiamento tenuto dall’attuale giunta regionale evidenzia al contrario il perpetuarsi di vecchie e miopi logiche campanilistiche incapaci di avere una visione strategica. E’ utile a tal proposito sottolineare nuovamente come ad esempio l’esiguità delle risorse stanziate per il finanziamento di borse di specializzazione aggiuntive in medicina riveli la mancanza di una visione, a differenza di tante altre regioni italiane.

Un vecchio detto recita “quando gli asini litigano tra loro i barili che trasportano si sfasciano”. Tante volte ho personalmente evidenziato come atteggiamenti troppo campanilistici abbiano rappresentato un freno per la nostra regione, in termini di mancata crescita a favore di altri territori più coesi e lungimiranti. Mi auguro che da oggi in poi la politica calabrese dimostri di sapersi confrontare con onestà e responsabilità, ricercando in modo condiviso le migliori soluzioni ai tanti problemi della nostra regione, affinché si possano creare condizioni di vita migliori per tutti i cittadini.  

 

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